L’autore di questo libro è uno tra i massimi storici del Medioevo, non ha mai cessato di esplorare la mentalità di questo periodo di cui ha modificato e rinnovato l’interpretazione. Molte sono le opere che ha pubblicato sull’argomento, tra esse: La borsa e la vita. Dall’usuraio al banchiere; Eroi & meraviglie del Medioevo; I riti, il tempo, il riso. Cinque saggi di storia medievale; San Francesco d’Assisi. In questa opera Le Goff affronta lo studio del posto occupato dal denaro nel corso del Medioevo. L’età cosi chiamata dura dieci secoli, dalla caduta dell’impero romano d’Occidente, nel 476, alla scoperta dell’America, nel 1492. Molti continuano a considerare il Medioevo come un periodo buio, barbarico, pieno di ferocia, una zona di oscurità collocata fra i fermenti artistici e culturali della classicità e del Rinascimento. Ma non è così, basta ricordare che Dante, Petrarca, Boccaccio, Tommaso d’Aquino appartengono a questo periodo. Secondo l’autore il Medioevo, dal punto di vista del denaro, si può considerare in una fase di regressione; meno importante e meno presente di quanto non lo fosse nell’impero romano e decisamente meno essenziale rispetto a quello che diventerà nei secoli successivi, Cinquecento, Seicento. I temi trattati in questo saggio sono principalmente due: il destino delle monete nell’economia, nella vita e nella mentalità medioevali; in che modo il pensiero cristiano, in questa società dominata dalla religione, ha condizionato l’atteggiamento dei fedeli verso il denaro e l’uso che se ne sarebbe dovuto fare.
Durante il medioevo il denaro non è un protagonista di primo piano, dal IV al XII secolo, il suo uso quasi scompare e la moneta si fa piuttosto rara. In seguito, dal XIII al XV secolo, si ha il suo decollo grazie alla rivoluzione commerciale e ripresa economica, ma anche allo sviluppo urbano, l’affermazione del potere regio, la predicazione degli ordini mendicanti. Nel Medioevo accanto a monete reali, quindi spendibili, sono esistite monete di conto, perciò solo immaginarie. La Chiesa condanna l’avarizia come peccato capitale, le parole dei predicatori elogiano la carità, esaltano la povertà come ideale per incarnare Cristo. L’impiego del denaro è vincolato da principi religiosi ed etici. Tutto ciò che viene riscosso al di là del capitale è usura: non è la ricchezza a garantire la salvezza; prestate senza sperare nulla; il denaro non partorisce denaro; il profitto del denaro è la morte dell’anima.
Durante i secoli XII-XIII si verificano cambiamenti fondamentali nella storia della società medievale che hanno influito sull’uso e la concezione del denaro. I principali sono: lo sviluppo del commercio anche a grande raggio; la ripresa della vita urbana; il ritorno della monetazione aurea (le prime monete coniate in Europa furono gli augustali di Federico II realizzati in Sicilia, a partire dal 1231). Le prime vere nuove monete auree furono il genovino e il fiorino, emesse (1252) da Genova e Firenze rispettivamente, qualche anno dopo (1284) Venezia coniò i suoi ducati, con le immagini di Cristo e di san Marco nell’atto di benedire il doge; la legittimazione del profitto nella pratica mercantile; il lento passaggio dalla condanna senza appello dell’usura e degli usurai a una certa tolleranza ed indulgenza; la maggiore circolazione della moneta (nel XIII secolo si diffuse, soprattutto nelle città, la circolazione delle monetine di basso valore, comunemente definite monete nere, indispensabili per le necessità della vita quotidiana ed impiegate anche per le elemosine); l’accettazione dell’immagine del lavoro e lo sviluppo del diritto civile; ed anche i grandi cantieri per la realizzazione delle cattedrali. L’inizio del Duecento (1204) vede la canonizzazione, malgrado la sua ricchezza, per la prima volta di un mercante, il cremonese sant’Omobono e, nello stesso tempo, la glorificazione della povertà assoluta da parte di san Francesco.
Anche la Chiesa diede un contributo alla diffusione del denaro grazie allo sviluppo economico dello stato pontificio tale da suscitare l’indignazione di molti credenti. Proprio in questo periodo alcuni scritti denunciavano l’eccessiva confidenza del papato per i soldi, come i romanzi satirici Le besan de Dieu, Le roman de carità, e il Vangelo secondo il marco d’argento, una sua versione burlesca. A determinare significativi spostamenti di denaro c’erano anche i pellegrinaggi, sia in ambito locale, sia a livello internazionale, un esempio Santiago de Compostela.
Apprendiamo così che il costante bisogno di liquidità, alla fine del Duecento, obbligò anche il papato a procurarsi nuove entrate: uno dei sistemi escogitati fu la vendita delle indulgenze, pratica resa possibile dal riconoscimento dell’esistenza del purgatorio sancita come dogma, nel 1274, dal secondo concilio di Lione. Commercio che fu, nel XVI secolo, una delle cause dello scisma luterano. Ed ancora, alla metà del XIV secolo, i sovrani inglesi e francesi emanarono statuti per i lavoratori, vietarono di concedere elemosine ai mendicanti non invalidi che si fossero rifiutati di lavorare. Nello stesso periodo in Francia, dopo Filippo il Bello, anche Giovanni il Buono e Carlo V avevano condannato le spese voluttuarie, l’eccessiva ostentazione di gioielli e oreficeria.
Secondo Le Goff si può concludere che il capitalismo non è nato nel Medioevo, come sostengono altri studiosi, e neppure si può considerare un’epoca precapitalistica. Dalle sue riflessioni è convinto che “l’uso del denaro nel Medioevo sia da inserire nell’economia del dono: la subordinazione delle attività umane alla grazia di Dio riguarda anche il denaro.”, ed anche che “l’impiego laico del denaro sia stato condizionato da due concezioni specificatamente medievali: l’aspirazione alla giustizia, che si ripercuote nella teoria del giusto prezzo, e l’esistenza spirituale della caritas.”. Nel Medievo la carità contava più del mercato.
Il libro, scritto in modo brillante, è piacevole e pieno di curiosità intellettuali, da leggere e meditare. Jacques Le Goff ci ha regalato una preziosa rappresentazione della vita del Medioevo attraverso il denaro, periodo nel quale, per l’usuraio non c’era possibilità di salvezza, egli era destinato alle fiamme dell’inferno, spesso è raffigurato con una borsa piena di soldi il cui peso lo trascina immancabilmente verso il basso. Il senso del denaro era decisamente diverso da come lo intendiamo oggi. Per chi ne volesse sapere di più consiglio caldamente la lettura di questo godibilissimo ed interessante volume, alla fine si avrà una visione diversa di questo periodo storico ed anche dello “sterco del diavolo”.
Jacques Le Goff
Lo sterco del diavolo. Il denaro nel Medioevo.
Editori Laterza (2010)
220 pp., 14,5 x 21 cm
18,00 Euro