di Paolo Pini
PARTE I: Genova, Piemonte, Venezia
In un articolo precedente (Panorama Numismatico n.62) è stata esaminata, sulla scorta della monetazione della zecca locale, la situazione politica nella città di Bologna dopo la presa di possesso nell’Italia padana da parte delle forze napoleoniche e l’istaurazione del governo popolare a regime repubblicano e le successive incorporazioni nelle Repubbliche Cispadania e Cisalpina.
Con questo ulteriore contributo allarghiamo il discorso per tracciare, sempre col presidio numismatico, una panoramica sugli altri stati italiani che abbracciarono il nuovo corso all’insegna dell’albero della libertà.
Si tratta di un periodo storico sconvolgente, per le sue ripercussioni sui governi locali, dal punto di vista istituzionale e sociale. Prenderemo in esame, nell’ordine, la situazione a Genova, in Piemonte, a Venezia, a Lucca e Firenze, a Roma, a Napoli, avendo già nella nota precedente, alla cui rilettura rimandiamo, considerati gli sviluppi della conquista napoleonica di parte dell’Italia settentrionale, sfociati nella costituzione delle Repubbliche Cispadania e Cisalpina, di cui saremo qui soltanto riproduzione alcune monete, esclusa la già trattata zecca di Bologna.
È un epoca in cui danno i loro frutti più vistosi gli ideali filosofici e politici germogliati in Europa alla metà del XVIII secolo, in un panorama politico che è contraddistinto da un lato dalla immobilità conservatrice aristocratica di governi vecchi per idee, senza nessuna apertura alle istanze sociali dei popoli soggetti, dall’altro dalle ripercussioni violente e inarrestabili della Rivoluzione francese e della nuova costituzione repubblicana di Parigi sull’Europa intera. Su queste premesse di inserisce la figura di Napoleone, del politico e del militare, vero deus ex machina di ogni capovolgimento dello status quo europeo. Sono tre componenti che si integrano e senza una delle quali l’Europa sarebbe rimasta antica: l’esasperazione del conservatorismo, il pensiero e la realtà rivoluzionari, un uomo del destino.
Innumerevoli gli scacchieri militari in cui si combatté, le piazze dove a prezzo di sangue, anche fraterno, si innalzò l’albero della libertà, i moti civili che si agitarono, le figure umane dei patriottismi conservatori e libertari che pagarono in ogni modo la fedeltà dei propri ideali.
La conoscenza e la consapevolezza di questo panorama storico, dal quale uscirà l’Europa moderna, nonostante le ferite della restaurazione del 1815, farà forse guardare con più interesse le monete che contraddistinsero quegli anni. Non sembreranno forse più monotoni e ripetitivi gli scudi con la statua della libertà, il fascio e il berretto frigio, con le scritte libertarie nella corona di quercia, dettate stilisticamente da una austerità già neoclassica, quando da ciascuna di queste monete si evince lo spirito e le circostanze che le produssero.
GENOVA
La Repubblica Genovese, retta da una costituzione del 1576, era, come quella di Venezia, aristocratica; ma i privilegi della nobiltà si potevano, più che a Venezia, acquisire col denaro, sicché la borghesia arricchita poteva entrare nella oligarchia dominante. Anche a Genova, come a Venezia, gestivano il potere i dogi, in carica due anni anziché tutta la vita, i procuratori, i senatori. La città era molto ricca, favorita dalle abitudini naturali della popolazione e dalla sua posizione geografica, servendo ai bisogni commerciali di parte del Piemonte, della Lombardia, dell’Emilia. Tradizionalmente avversi ai Piemontesi per le mire dei Savoia verso il mare, i Liguri mai videro affievolirsi quel sentimento repubblicano e di orgogliosa indipendenza che tuttavia sarà soffocata ma che avrà con Mazzini nell’800, il più eloquente interprete.
Scoppiata la guerra in Italia, la Repubblica di Genova si proclamò neutrale, ma questa neutralità fu messa a dura prova dalle frequenti minacciose apparizioni della flotta francese nel porto e dalla intensa attività dei diplomatici francesi per provocare una svolta repubblicana democratica. Già la Corsica era stat dichiarata parte integrante della Francia, con le vane riserve dei Genovesi, e il pieno possesso dell’isola divenne fatto compiuto nel 1796, soffocando la disperata parentesi nazionalista di Pasquale Paoli.
Dopo l’arrivo di Bonaparte in Italia si erano verificati aspri dissensi fra i francesi e la Repubblica doganale: Napoleone accusava la città ligure di manovre antigiacobine e di malgoverno per averne ragione. Gravi incidenti fra patrioti e popolani antigiacobini, disordini e violenze provocarono arroganti intimidazioni al Doge e al Senato, che alla fine furono costretti ad obbedire e a dare allo stato una nuova costituzione. Nasce così la Repubblica Ligure (14 giugno 1798), a similitudine di quella francese, con l’abolizione di ogni privilegio. il Doge acconsentì a presiedere il nuovo governo, ma il potere politico e militare fu in pratica in mano francese.
La Repubblica Ligure durò 7 anni; poi dal 6 giugno 1805 al 1814 la Liguria sarà integrata nell’impero francese.
Segue articolo formato PDF completo di prima e seconda parte, estratto da Panorama Numismatico n.64/maggio 1993 & Panorama Numismatico n.65/giugno 1993. Articolo pubblicato su richiesta di un lettore.
2 Comments
Grazia Micciche
Gentile redazione, credo il permesso di pubblicare la foto seguentehttp://www.panorama-numismatico.com/le-nuove-municipalita-espresse-attraverso-le-monete/#more-4712 nel capitolo intitolato “Sign Politics and History”, all’interno del volume “Sensing the Nation’s Law”, che verra’ pubblicato daSpringer nel c.a.
Distinti saluti,
Grazia Micciche’
Massimo Bosi
Certamente, le abbiamo inviato una mail di conferma,
Buon lavoro!