Negli ultimi tempi i saggi di numismatica stanno vivendo un periodo di relativa abbondanza. Questo fatto, probabilmente, evidenzia un rinnovato interesse per la storia, la cultura, le tradizioni del nostro “bel paese” e tutto ciò è sicuramente un avvenimento particolarmente piacevole. Il nome di Lorenzo Bellesia è indubbiamente noto a chi si occupa, a qualsiasi titolo, di numismatica; l’autore, per l’ennesima volta, ha prodotto un saggio interessante: una seria ed approfondita ricerca numismatica sulle monete coniate nella zecca di Sabbioneta. La città, fondata da Vespasiano Gonzaga Colonna, che ne fu anche primo duca, venne realizzata nell’arco di circa 35 anni, dal 1556 al 1591, secondo i criteri del migliore Rinascimento e in base ai principi della Città ideale.
La prima monografia sulla zecca di Sabbioneta fu pubblicata, nel 1782, dall’editore bolognese Guido Antonio Zanetti nel volume Delle zecche e monete di tutti i principi di casa Gonzaga che fuori di Mantova signoreggiarono, opera del frate parmigiano Ireneo Affò (1741-1797). Successivamente altre opere se ne sono occupate come: il Corpus Nummorum Italicorum (CNI) con il vol. IV, sulle zecche minori della Lombardia, pubblicato nel 1913; il volume di Lorenzo Bignotti dedicato alle zecche dei rami minori gonzagheschi (edizioni Numismatica Grigoli Suzzara); la monografia, edita a Mantova nel 1970, di Guido Guidetti dedicata a Vespasiano Gonzaga; la grande opera in otto volumi, nata per iniziativa della Banca Agricola Mantovana, sulle Monete e medaglie di Mantova e dei Gonzaga dal XII al XIX secolo, le monete di Sabbioneta sono inserite nel VI volume della serie su Le zecche e le monete dei rami cadetti dei Gonzaga della collezione Magnaguti.
Il lavoro di Bellesia non è un repertorio di monete ma si presenta come il risultato di una indagine d’archivio che tenta di colmare lacune nella storia della zecca lombarda e correggere alcune denominazioni nei nominali proposti dal CNI ripresi anche nell’opera della Banca Agricola Mantovana, in particolare le monete di piccolo modulo e peso modesto che sono state definite tutte sesini. Esaminando la monetazione sabbionetana, Bellesia individua come sesino quello con la figura di san Nicola, mentre ritiene quattrini le monete aventi al rovescio la corona o la colomba, e infine definisce bagattini di rame i pezzi con al rovescio il fulmine o la colonna o il cavallo. I rapporti di valore fra queste tre monete erano variabili da città a città così come il peso e la lega, ma per averne un’idea, l’autore scrive che il quattrino valeva il doppio del bagattino e due quattrini valevano un sesino.
L’apertura della zecca di Sabbioneta, sotto Vespasiano Gonzaga (1532-1591), si fa risalire all’inizio del 1558, successivamente coniarono monete la figlia Isabella Gonzaga (1591-1637) insieme al marito Luigi Carafa di Stigliano, Luigi da solo (1637-1638) e, per finire, Nicolò Ramirez Guzman (1644-1684), pronipote da parte di madre del duca Vespasiano. Anche durante l’assedio del presidio franco-spagnolo, condotto dalle truppe imperiali, dal dicembre 1706 all’aprile 1707, durante la guerra di successione Spagnola, vennero battute monete ossidionali.
Molto varia la produzione di Vespasiano che comprende nominali: in oro, scudo e mezzo scudo; in argento, quarto di scudo, giustina da 40 soldi, mocenigo, dieci soldi, solino con, al rovescio, la figura di una luna piena antropomorfa che sta per coprire il sole; in mistura, bianco, parpaiola, soldo, cavallotto, sesino, quattrino; in rame, bagattino. Di Isabella e Luigi Carafa sono noti nominali in mistura, cavallotti, soldi e sesini, in rame, bagattini e, in argento, talleri, mentre a nome del solo Luigi Carafa solo talleri in argento. Infine di Nicolò Ramirez Guzman sono conosciuti ducatoni in argento con la figura della Beata Vergine col bambino stante di fronte su crescente lunare.
La monetazione di Vespasiano è suddivisa in quattro periodi distinti che le leggende poste al dritto dei nominali ben evidenziano. Il primo periodo come signore di Sabbioneta e conte di Rodigo (1532-1565): Bellesia ripartisce le monete in due gruppi, uno con leggenda senza titolo di conte di Rodigo, in cui Vespasiano è indicato come marchese, titolo che spetta a tutti i membri della famiglia Gonzaga, e conte, un secondo con leggenda che lo specifica conte di Rodigo (Rotingi que comes). L’autore ritiene molto probabile che le monete prive di questo titolo, come quelle di ogni altro titolo, siano le prime uscite dall’officina monetaria. Quindi prosegue nella descrizione delle emissioni col titolo di marchese (1565-1574), Sabbioneta venne innalzata alla dignità di Marchesato con diploma datato 5 maggio 1565, poi col titolo di principe (1574-1677), privilegio concesso (25 luglio 1574) dall’imperatore Massimiliano II. Infine sono illustrati i pezzi col titolo di duca (1677-1591), privilegio concesso in Vienna (18 novembre 1577) dall’imperatore Rodolfo II. La zecca di Sabbioneta, all’epoca del famosissimo Vespasiano, tra il 1558 e il 1574, coniò tutta una gamma di pezzi aurei, argentei, di mistura e di rame caratteristica di una zecca ben governata. Solo dopo il 1574 la rivalutazione dell’oro indusse gli zecchieri a limitare la produzione all’argento, alla mistura e al rame.
Nel lungo periodo del governo di Isabella Gonzaga (1591-1637) la zecca deve aver lavorato pochissimo; in un primo periodo, pochi anni dopo la morte del duca, battendo cavallotti, soldi, sesini e bagattini, esemplari che oggi sono molto rari, rarissimi o conosciuti in pochissimi pezzi. In un secondo tempo la zecca venne nuovamente aperta per battere talleri per il Levante, contraffazioni dei talleri olandesi detti “del leone” (leeuwendaalder), imboccando una via che, nel corso degli anni, avrebbe indotto molti principi ad utilizzare l’espediente della falsificazione.
Infine vengono illustrate le monete battute, durante l’assedio operato dalle truppe imperiali (1706-1707), utilizzando vecchi conii ritrovati della zecca; allo scopo vennero impressi tondelli di rame o di bassa mistura. Pertanto le monete, descritte dal CNI sotto Vespasiano come prove, furono invece coniate durante l’accerchiamento della città. Ad esempio, il rarissimo mezzo ducatone in rame con, al dritto, il busto volto a sinistra di Vespasiano e, al rovescio, lo stemma coronato, che il CNI definisce prova di mezzo ducato, deve essere riferito ad una produzione effettuata durante la stretta del 1707. L’autore propone inoltre una tavola di concordanza delle monete coniate durante l’assedio con gli originali dell’età di Vespasiano Gonzaga e Luigi Carafa.
Le monete sono riportate cronologicamente e secondo il metallo: oro, argento, mistura e rame. In relazione alle caratteristiche tecniche Bellesia ha indicato il peso legale, la rarità, la descrizione, il riferimento al CNI, l’ubicazione dei pezzi conosciuti. Le monete sono illustrate con immagini in bianco e nero, di buona qualità, sono anche proposti numerosi ingrandimenti per apprezzare particolari ed iconografia. Un altro aspetto certamente positivo, e sicuramente da sottolineare, è il fatto che sono proposti interessanti e congrui commenti alle singole monete. Il volume termina con tavole di concordanza con il CNI in relazione a denominazione e numerazione, in particolare l’autore specifica che non si è voluto in quest’opera redigere un elenco preciso di tutte le varianti delle monete per cui talvolta i riferimenti CNI hanno riguardato soltanto una tipologia e non una esatta trascrizione delle leggende; segue una ricca bibliografia. Opera che può, anzi dovrebbe, trovare posto nella biblioteca di tutti gli appassionati di storia e di numismatica.
Lorenzo Bellesia
LE MONETE DI SABBIONETA
Edizioni Nomisma
San Marino 2014
pp. 112
21 x 30 cm
40,00 euro