MARCUS ANNIUS VERUS poi MARCUS AURELIUS ANTONINUS
LUCIUS CEIONIUS COMMODUS poi LUCIUS VERUS
di Roberto Diegi
I due imperatori sono stati trattati in un medesimo articolo, sia perché entrambi erano stati adottati insieme da Antonino Pio, nel 138 d.C., sia perché per un certo tempo avevano retto congiuntamente l’impero, pur sottolineando che il vero ed unico imperatore, nella accezione più ampia del termine, anche perché era Pontefice Massimo, fu sempre Marco Aurelio. E questo anche durante la correggenza di Lucio Vero, durata otto anni.
Marcus Annius Verus, questo il suo nome familiare, era nato a Roma nel 121 ed era nipote di Faustina Maggiore, la moglie di Antonino. Dopo l’adozione mutò il suo nome in Marcus Aurelius Antoninus.
Anche Lucius Ceionius Commodus era nato a Roma, nel 130, e portava lo stesso nome di suo padre, prima che Adriano lo adottasse nel 136 con il nome di Lucius Aelius Verus. Quando il giovane fu a sua volta adottato nel 138 da Antonino, mutò il suo nome in quello di Lucius Verus.
Sul suo letto di morte Antonino trasferì il potere imperiale nelle mani del giovane cesare Marco Aurelio, il quale però, rispettando il volere di Adriano, chiese subito al senato di nominare Lucio Vero suo collega a tutti gli effetti.
Era il 7 marzo 161 e Roma aveva ufficialmente due imperatori.
Marco Aurelio aveva nel frattempo (146) sposato la figlia di Antonino Pio, Annia Galeria Faustina Minore, mentre Lucio Vero aveva sposato, nel 164, Annia Aurelia Galeria Lucilla, figlia di M. Aurelio: i legami anche familiari tra i due imperatori divennero così assai stretti. Va comunque annotato che i rapporti tra Marco Aurelio e Lucio Vero furono sempre ottimi e che la prematura morte di Vero, nel 169, suscitò nel collega un autentico dolore e rimpianto.
Marco Aurelio e Faustina Minore ebbero quattro figli: Lucilla, moglie di Lucio Vero, il suo gemello Antonino, morto però a solo quattro anni, Annio Vero, deceduto anch’egli in giovane età, a sette anni, e Commodo, il futuro imperatore.
L’inizio del regno congiunto dei due Antonini fu a dir poco burrascoso. In Oriente infatti il re dei Parti Vologese III nel 162 invase l’Armenia sconfiggendo uno dopo l’altro due eserciti romani. Ma una poderosa armata di soccorso guidata da Lucio Vero, anche se le operazioni più strettamente militari furono affidate ad esperti generali, riprese il controllo del territorio. L’Armenia ritornò sotto il protettorato romano ma le armate di Roma si spinsero anche oltre, conquistando Seleucia e Ctesifonte le due maggiori città dei Parti, senza peraltro annettere la Mesopotamia che venne affidata ad un principe “cliente” di Roma.
Era il 164 e la campagna d’Oriente era durata oltre due anni. Successivamente i due imperatori celebrarono congiuntamente il trionfo in Roma nel 166
Ma quasi nello stesso tempo alla frontiera settentrionale tribù germaniche di una imponenza mai vista prima avevano varcato il Danubio con la ferma intenzione di stabilirsi nei territori dell’impero.
La pericolosa situazione alle frontiere del nord fu affrontata con molta fermezza da Marco Aurelio e Lucio Vero, che in un primo tempo riuscirono a controllarla. Ma non molto tempo dopo, ancora più pericolose e numerose tribù germaniche varcarono il Danubio. Erano Catti, Quadi, Boemi, Marcomanni, Longobardi, Sarmati, Iazigi ed altri, tutti uniti con un solo obiettivo: invadere l’impero romano.
I due imperatori, nel 167, ritennero opportuno marciare insieme verso la frontiera settentrionale, per cercare di contenere queste spinte barbariche ma anche dopo la morte di Lucio Vero, avvenuta nel 169, Marco Aurelio fu costretto a recarsi più volte alla frontiera danubiana per cercare di contrastare la spinta irrefrenabile di queste tribù germaniche che riuscirono a penetrare nelle pianure a sud del medio e basso Danubio, arrivando persino a porre l’assedio ad Aquileia.
La situazione di belligeranza al nord continuò, con alterne fortune, fino alla morte dell’imperatore, nel 180, quando sembrò che Roma avesse finalmente avuto la meglio sulle ultime irriducibili tribù germaniche, grazie alla decisiva vittoria di un generale di Marco Aurelio.
Ma fino ad allora la situazione alle frontiere settentrionali fu sempre critica. Marco Aurelio, dopo la morte di Vero, ebbe allora due idee: la prima di consentire a massicce tribù di nomadi di stabilirsi nell’impero, assegnandole a proprietari terrieri romani con l’obbligo di coltivare la terra loro concessa; la seconda idea fu quella di avanzare la frontiera più a nord, accorciando peraltro nel contempo la linea della stessa, in modo da poterla meglio controllare con lo stesso numero di soldati, meno dispersi lungo un confine troppo esteso.
Nel 175 la questione della frontiera danubiana poteva dirsi relativamente sotto controllo, salvo quelle sacche di resistenza di cui si è detto, soprattutto da parte della tribù di ceppo germanico dei battaglieri Iazigi, che occupavano la Pannonia, che vennero definitivamente sconfitti alla fine del regno di Marco Aurelio.
Segue articolo completo formato PDF, tratto da Panorama Numismatico n.231/luglio-agosto 2008
One Comment
Sonia
Non ne sono sicura, ma penso di avere una moneta simile a quella della foto 1. Non è in oro e neanche conseravata così bene, però quel poco che si intravede sembra corrispondere.