di Roberto Diegi – da Panorama Numismatico nr. 237 / Febbraio 2009
Marcus Opellius Macrinus
Marcus Opellius Diadumenianus
Marcus Opellius Macrinus era nato in Mauretania attorno al 164 ed era stato prefetto del pretorio con Caracalla assieme ad Oclatinio Advento, entrambi eletti nel 212: Macrino seguì Caracalla nella spedizione partica, mentre il collega Advento rimase a Roma, anche a causa dell’età e della salute malferma.
Proprio mentre Macrino si trovava in Mesopotamia, nel 216, si sparse la voce che un astrologo aveva predetto che Macrino ed il giovane figlio Diadumeniano avrebbero presto rivestito la porpora imperiale e una denuncia in tal senso venne inoltrata a Caracalla. Qui le versioni differiscono: vi è chi sostiene che Macrino organizzò il complotto per uccidere l’imperatore, timoroso che la predizione potesse ritorcersi contro di lui ed il figlio; altri – e al sottoscritto questa pare una tesi più credibile – ritengono viceversa più complesse le ragioni del complotto, che vanno viste nella politica di Caracalla mirante a trasformare l’impero in un grande Stato di tipo orientale del quale lui sarebbe stato il sovrano assoluto.
Quello che ai contemporanei sembrò certo è che Macrino ebbe parte attiva nella congiura se non ne fu addirittura l’organizzatore: il sicario, un certo Marziale, venne ucciso dalla guardia personale di Caracalla. L’opportuna scomparsa del sicario ed l’apparente grande dolore di Macrino, gli consentiron comunque di far scomparire il ruolo preminente che lui avrebbe avuto nel complotto destinato ad eliminare l’imperatore.
Caracalla era stato assassinato l’8 aprile 217; il 10 aprile il trono venne offerto ad Oclatinio Advento, collega di Macrino, che però rifiutò con la scusa della età avanzata ; il giorno 11 aprile 217 i soldati salutarono imperatore Macrino.
Marco Opelio Macrino non apparteneva neppure all’ordine senatorio ed i suoi denigratori sostennero che le sue origini erano non solo umilissime- e questo è vero- ma anche decisamente degradanti: in realtà Macrino era sempre stato un amministratore pubblico e la sua carriera si era svolta tutta in questo ambito.
Ma proprio l’esercito -che nonostante la diffidenza iniziale dovuta alla accusa di fratricidio- aveva sempre amato Caracalla, considerato anch’egli un soldato quale in effetti era sempre stato, ebbe una parte importante nella caduta di Macrino, quando si sparse sempre più insistente la voce della parte che avrebbe avuto l’ex prefetto del pretorio nella uccisione di Caracalla. Questo Macrino lo aveva sempre temuto e, con l’obiettivo di rafforzare la sua posizione ufficiale, tenne in Senato un pacato discorso, scusandosi di non essere dell’ordine senatorio e promettendo che la sua politica sarebbe stata ben diversa da quella di Caracalla, ispirandosi piuttosto a quella di Marco Aurelio. Il Senato, che aveva sempre avuto una profonda disistima di Caracalla, ampiamente ricambiata, confermò tutte le prerogative imperiali di Macrino, nonostante che costui fosse stato proclamato imperatore dai soldati senza neppure che l’antica istituzione fosse stata consultata.
Macrino, forse allo scopo di istituire una nuova dinastia di imperatori, proclamò cesare e poi augusto il figlio Diadumeniano, che era ancora un bambino. Ma non è tutto: l’imperatore, seguendo una tradizione già sperimentata, si autoproclamò erede dei Severi per autoadozione, come risulta chiaramente dalla apposizione del termine SEV (Severus), nelle sue monete, quale parte integrante del suo nome.
Una disastrosa politica in Oriente, culminata -dopo due battaglie dall’esito incerto a Nisibis contro i Parti che avevano nuovamente invaso la Mesopotamia- in una pace giudicata ingloriosa dagli alti comandi militari e dalle truppe, la stella di Macrino declinò rapidamente e le armate d’oriente gli si rivoltarono contro. Le cause della ribellione furono sostanzialmente tre: l’aver concluso una pace consideratat disonorevole con i Parti, la riduzione del “soldo” alle reclute e la convinzione ormai diffusa tra le truppe che Macrino avesse avuto una parte importante nell’assassinio di Caracalla.
Macrino cercò ovviamente di opporsi a questa situazione, prima impegnandosi ad annullare la riduzione di paga alle reclute e promettendo importanti gratifiche, poi ricorrendo allo scontro armato.
Ma le truppe fedeli a Macrino ebbero la peggio nei pressi di Antiochia in Syria e lo stesso imperatore fu messo a morte, sempre ad Antiochia, l’8 giugno del 218. Il figlio Diadumeniano, di soli dieci anni, subì la stessa sorte del padre.
Una parte non trascurabile negli eventi che portarono alla caduta di Macrino l’ebbe Julia Maesa -sorella di Julia Domna, nel frattempo morta suicida ad Emesa dove era stata confinata- la quale, valutata attentamente la situazione, portò al quartier generale delle legioni dissidenti, il nipote quattordicenne Vario Avito Bassiano, figlio di Julia Soemia, che fu eletto imperatore col nome di Marco Aurelio Antonino -il medesimo di Caracalla- ma assai più noto come Elagabalo: era il 16 maggio del 218, Macrino era, per poco, ancora in vita ma la sua sorte era ormai segnata.