di Bernardino Mirra
Quando viene pubblicata una monografia su di una singola zecca è sempre un momento importante per la numismatica, e ciò non vale soltanto per gli studiosi e per i collezionisti di quell’officina monetaria. Quando poi l’oggetto della nuova opera è una zecca che finora non aveva mai avuto uno studio monografico, allora l’occasione è particolarmente ghiotta e rilevante.
E’ il caso del nuovo studio di Lorenzo Bellesia: Le monete di Como. Bisogna sottolineare, se ce ne fosse bisogno, che Bellesia ci ha regalato finora molteplici ed interessanti studi monografici su delle zecche piccole o medie, in particolare dell’Emilia e Romagna; infatti se escludiamo il lavoro su Massa di Lunigiana e quello molto ponderoso su Lucca, i suoi “bersagli” preferiti sono sempre stati situati all’interno di quella regione: da Guastalla a Reggio Emilia, da Mirandola a Novellara, da Compiano-Bardi-Val di Taro a Massa Lombarda, fino a Ferrara, unica zecca “importante” per dimensioni e longevità.
Quindi la nuova fatica su Como è originale sia rispetto agli interessi prediletti e consueti dell’autore sia perché è in assoluto la prima monografia sulla zecca lariana. L’opera rispecchia lo schema tradizionale delle altre opere di Bellesia: moltissime immagini di monete e riferimenti storici, in questo caso atti a coniugare il rapporto tra la zecca comense e la produzione delle altre zecche lombarde coeve, in particolare Milano e Bergamo.
L’autore inizia con il “mettere ordine” nella sparuta letteratura bibliografica precedente sulla zecca, correggendo, tra l’altro, alcuni errori del CNI. Nel dipanare la breve storia di questa officina, Bellesia inizia dalla diatriba se la concessione del privilegio alla città fosse opera di Federico I il Barbarossa o del nipote Federico II, a cui è legata la produzione monetaria più importante della storia. E a quest’ultimo è dedicata la parte più corposa del volume; le coniazioni per Como dello stupor mundi o puer apuliae vengono divise in cinque serie. A questa sezione sono allegate numerose e dettagliate foto, in particolare del famoso grosso da 4 denari imperiali.
Poi l’autore passa ad esaminare, con metodo cronologico, i periodi di Arrigo VII di Lussenburgo, di Ludovico il Bavaro, l’età molto travagliata di Azzone Visconti, fino ad arrivare al periodo di Loterio IV Rusca (1416). Come è noto la zecca sarà chiusa definitivamente da Francesco Sforza pochi decenni dopo. Il lavoro si chiude con la relativa bibliografia, alquanto sintetica, non certo per pigrizia dell’autore ma proprio per l’effettiva scarsezza di fonti su di una zecca passata quasi sempre inosservata, anche a causa di un’attività piuttosto circoscritta nel tempo.
Siamo certi che quest’opera sarebbe piaciuta a Solone Ambrosoli, comense di nascita e, per alcuni versi, uno dei padri della numismatica moderna.
L. Bellesia
LE MONETE DI COMO
Nomisma, Serravalle 2010
138 pp., 21 x 29 cm
50,00 Euro