La politica monetaria
In tema più strettamente monetario, Commodo non si discostò da quanto era in vigore sotto Marco Aurelio: coniò molti aurei, denari, sesterzi, dupondi, assi ma non semissi e quadranti. Il peso delle monete illustrate è quello classico dell’epoca, vale a dire circa 7,20-7,30 grammi per l’aureo, 3 grammi circa per il senario, 25-28 grammi e oltre per il sesterzio, ecc. Va osservato che Commodo fece coniare splendidi aurei, sesterzi e medaglioni, che spiccano particolamente, a giudizio di chi scrive, per l’eleganza e la cura delle incisioni.
Ed è impossibile non accennare, appunto, alla vasta ed eccezionale produzione di medaglioni, pezzi in metallo pregiato, rarissimi nell’alto impero, o di bronzo, di dimensioni e peso del tutto eccezionali rispetto allo standard delle monete circolanti, destinati ad omaggi ad alte personalità o aventi la funzione di onorificenze al merito. Secondo molti studiosi questi medaglioni, specie in epoca costantiniana e post-costantiniana, erano vere e proprie monete, nel senso che erano regolarmente spendibili anche se coniate in pochi esemplari.
Alcuni sostengono peraltro che questa funzione monetaria non valesse per i medaglioni di bronzo. Io non sono molto d’accordo perché sono noti medaglioni che mostrano chiari segni di usura e di circolazone. Può darsi senz’altro che la funzione prevalente di questi medaglioni bronzei fosse quella di onoreficenze al valore, dato che la maggior parte essi è stata trovata in località notoriamente sede di contingenti militari, ma ciò non toglie, a mio personale avviso, che fossero anch’essi dei multipli di sesterzi. Se ne conoscono, infatti, di pesi oscillanti tra i cinquanta ed i settantacinque grammi, cioè pari a due e a tre sesterzi, tenuto anche conto della oscillazione dei pesi nelle monete in metallo vile, particolarmente in quest’epoca. Opinioni a parte sulla natura di questi medaglioni di bronzo, tutti concordano che si tratti di vere e proprie opere d’arte, come potremo vedere.
Come già osservato questa funzione di moneta di “ostentazione”, nei secoli successivi al terzo, si sviluppò moltissimo nell’argento e soprattutto nell’oro ma Commodo predilisse particolarmente il bronzo, forse per la possibilità di lavorare su tondelli metallici assai più larghi della norma, lasciandoci dei pezzi di grande fascino e suggestione.
Commodo però continuò ed anzi accentuò la politica di riduzione del contenuto di fino nel denario: dal 75% circa al tempo di suo padre, si scese rapidamente al 67%, contribuendo così a rafforzare il carattere ormai fiduciario del denario che, in termini di contenuto d’argento, pesava in realtà soltanto 2,30 grammi scarsi.
Mentre da una libbra d’oro si ricavavano sempre 45 aurei, da una libbra d’argento si ricavano ben 143 denari contro i 128 di pochi anni prima sotto Marco Aurelio. Il rapporto aureo/denario rimase però sempre fissato in 1 : 25, ma è chiara ormai la sempre minore importanza di quella che era stata per secoli la moneta principe della repubblica e dei primi anni dell’impero.
Ma, come ho anticipato, non fu certamente solo l’istituzione del tributum capitis o la svalutazione del denario il motivo della ostilità delle classi più elevate verso Commodo che portò poi al suo assassinio. La perdita di potere da parte del Senato, dei ceti più abbienti e della casta militare, ebbero indubbiamente un peso preponderante nella decisione di eliminare questo imperatore che voleva tutto il potere per sé e che si considerava un semidio.
La monetazione di Commodo non fu carica di particolari messaggi, se si esclude quello della instaurazione di un nuovo regime e quindi dell’imperatore-dio, dotato di un potere assoluto sui sudditi. Solo in occasione della rivolta dei Caledoni in Britannia, Commodo sentì la necessità di ricordare i meriti dell’esercito, coniando monete con i motti Concordia exercituum e Fides exercituum.
A parte questi riferimenti all’esercito, Commodo sulle sue monete ricordò soprattutto se stesso, anche se all’inzio del suo principato non lesinò certo coniazioni in memoria del padre Marco Aurelio, subito divinizzato; si ricordano anche alcune coniazioni a nome della moglie Bruttia Crispina, sposata nel 178 ma poi esiliata a Capri, accusata di adulterio. Qui morì nel 182, forse, come la cognata Lucilla, fatta assassinare da Commodo.
Agli inizi del suo regno Commodo ricordò il padre con apparente grande affetto. Oltre alle numerose coniazioni in memoria del Divus Marcus, fece erigere la famosa Colonna Antonina, per immortalarne le imprese. Ma poi ebbe una grande attenzione solo per la sua persona. Mentre all’inizio del suo principato le sue monete portavano la scritta Marcus Aurelius Commodus Antoninus, verso la fine ricomparve il nome di Lucius Aelius Aurelius Commodus, quasi a sottolineare una decisa rottura con il passato degli Antonini.
La zecca principale fu quella di Roma, anche se, come del resto sotto tutti o quasi gli imperatori, Alessandria d’Egitto conservò la sua autonomia e la sua importante produzione di tetradrammi in mistura. In provincia si coniarono monete in rame e bronzo destinate alla circolazione locale.
Anche per Commodo, come già avevo dovuto fare per i suoi predecessori, i valori di realizzo di molte monete illustrate sono tratti da aste straniere; in pochi casi, in mancanza dei prezzi di vendita, mi sono dovuto limitare a fornire le stime o le basi d’asta, che comunque sono già un ottimo indice del valore del pezzo. Rammento che i prezzi spuntati in asta sono sempre al netto dei diritti.
In conclusione, ritengo, e lo si è capito bene credo, di sposare totalmente la tesi di Angiolo Forzoni, secondo il quale l’assassinio di Commodo non va ricercato nei problemi economici e finanziari, che pure non mancarono a quei tempi, ma nella sua concezione politica dell’impero che anticipava troppo i tempi della riforma e che soprattutto toglieva al Senato ed all’esercito molte delle loro prerogative.
I medaglioni di Commodo meriterebbero, a mio avviso, ben più spazio del poco a loro qui riservato: gli interessati a saperne di più sui medaglioni romani in genere potranno consultare l’opera del Gnecchi citata in bibliografia.
3 Comments
F
dato che solo a seguito dell’ascesa al trono Commodo prese nome “Augustus”, è possibile trovare sue monete antecedenti al 180 con la sigla AVG sul retro?
Angelo
Un sesterzio di commodo ha riportato sul retro la scritta SPQR, di che periodo è, non riesco a catalogarlo
elisa
moneta raffigurante uomo barbuto c’è una doppia m e un numero 92 dietro si vede un’ape o vespa, di metallo verde rame, che moneta è risale a commodo?