Decimus Caelius Calvinus Balbinus,
poi Marcus Clodius Pupienus Maximus
Il Senato di Roma, che aveva pubblicamente appoggiato, contro Massimino, la rivolta dei due Gordiani, si rese conto che dopo la disfatta e la morte dei due imperatori in Africa, non avrebbe più potuto tornare indietro.
In occasione della elevazione al trono dei Gordiani era comunque già stata istituita una commissione di venti illustri personaggi con lo scopo di provvedere alla difesa dell’Italia. Dopo il disastroso risultato della campagna contro Capelliano e, di fatto, contro Massimino, furono nominati augusti, con pari dignità e poteri, due dei componenti la commissione: Balbino e Pupieno.
Entrambi appartenevano alla classe superiore; entrambi erano stati governatori di provincia, in Asia e Germania; entrambi avevano rivestito importanti cariche nella amministrazione ed erano stati consoli per due volte (nel 210 e nel 234 Pupieno, nel 210 e nel 213 Balbino). Pupieno, era stato anche prefetto della città di Roma, carica per la quale non aveva incontrato le simpatie dei cittadini a causa della sua eccessiva severità.
Quando vennero nominati imperatori, nell’aprile del 238, non erano giovanissimi: Balbino era nato nel 178 e Pupieno nel 166; entrambi avevano quindi superato i sessant’anni, Pupieno anche abbondantemente, che, per quei tempi, era una età già abbastanza avanzata.
Non era la prima volta che al trono di Roma salivano due imperatori: basti ricordare Marco Aurelio e Lucio Vero, Caracalla e Geta e, in tempi recentissimi, i due Gordiani padre e figlio: ma in tutti questi casi uno dei due aveva sempre prevalso sull’altro avendo anche la carica di pontefice massimo. Balbino e Pupieno ebbero invece entrambi gli stessi identici poteri.
Si è già detto che Pupieno non ebbe le simpatie dei cittadini a causa della sua eccessiva durezza quando era stato prefetto della città di Roma, ma anche la nomina di Balbino non venne vista di buon occhio a causa della sua vita privata troppo lussuosa e dispendiosa. Proprio in relazione a questo malumore i neo imperatori si sentirono in dovere di eleggere un cesare nella persona del giovane Marcus Antonius Gordianus, nato nel 225, nipote dei due Gordiani: sua madre era figlia di Gordiano I e sorella di Gordiano II ed il giovane sarebbe diventato presto imperatore a sua volta con il nome di Gordiano III il Pio.
E’ importante sottolineare come il Senato, in questi drammatici frangenti, si fosse riappropriato delle sue antiche prerogative, prima tra tutte quella di eleggere l’imperatore tra gli appartenenti alle classi superiori.
I due imperatori, Balbino e Pupieno, si divisero inizialmente i compiti.
Pupieno marciò contro Massimino verso il nord, ma arrivò ad Aquileia quando ormai era tutto finito: Massimino e Massimo erano stati uccisi dai loro stessi soldati e al coimperatore non restò che sciogliere l’esercito che già era stato di Massimino e far ritorno a Roma per celebrare un trionfo che per la verità appare alquanto singolare visto che non vi era stata alcuna battaglia contro il “nemico pubblico”, anche se è vero che Aquileia potè far fronte all’assedio grazie anche ai rifornimenti inviati via mare da Pupieno.
Ma anche a Roma le cose non andavano per niente bene: due senatori avevano ucciso alcuni veterani che erano entrati, ma disarmati, nella Curia per semplice curiosità. L’incidente (rammento che nessun soldato armato poteva entare in Senato) scatenò gravissimi disordini tra la cittadinanza, sobillata dai senatori che arrivarono al punto di arruolare anche dei gladiatori, e i soldati ai quali si unirono subito i pretoriani. Questi ultimi, ben più esperti di faccende politico-militari, ebbero presto il sopravvento ed assaltarono anche il palazzo imperiale dove si erano rifugiati Pupieno e Balbino, troppo presi dalle loro furibonde dispute su come regnare per poter organizzare una valida difesa.
Incidentalmente è interessante osservare come i due imperatori non andassero per nulla d’accordo, per non dire che si detestavano profondamente: ciononostante la loro monetazione riporta prevalentemente legende che inneggiano alla concordia e al mutuo amore!
I due neoimperatori furono trascinati fuori dal palazzo e furono uccisi senza che la folla, che non li stimava, facesse nulla per impedirlo. Era il mese di luglio del 238 ed il regno di Pupieno e Balbino era durato poco più di tre mesi.
I pretoriani risparmiarono la vita al giovane, aveva solo tredici anni, cesare Marco Antonio Gordiano, il quale venne anzi acclamato imperatore dai soldati stessi.
Il Senato dovette accettare l’imposizione militare e vide sfumare il sogno del ripristino delle antiche instituzioni: il breve periodo durante il quale il Senato aveva sperato di aver riconquistato per sempre le sue prerogative, soprattutto per quanto concerne l’elezione dell’imperatore, era già terminato.
Come al tempo della Repubblica, quando i consoli guidavano personalmente le vittoriose spedizioni militari di Roma, anche i due imperatori avrebbero dovuto partire per comandare le loro campagne militari: Pupieno per l’Asia e Balbino per la Germania. Ma non ne ebbero il tempo.
Per quanto riguarda la monetazione, la zecca fu solo quella di Roma, a parte Alessandria per la sua produzione semiautonoma di tetradrammi, in questo caso decisamente rari. In provincia, come sempre, si coniarono pezzi di rame o bronzo per la circolazione locale.
Per Balbino e Pupieno furono prodotte tutte le monete della serie di Alessandro Severo con l’eccezione del binione e del quinario aureo; fu però ripresa la coniazione dell’antoniniano che riaffermò la sua notevole importanza, che sarà sempre maggiore in futuro, nel sistema monetario romano, ma con un contenuto d’argento pari a solo il 44%. Tutti i nominali risultarono però più leggeri di quelli di Alessandro Severo, il che portò ad un aumento dell’inflazione che già mostrava una tendenza preoccupante fin dal tempo dei Severi.
Come sempre i valori indicati sono tratti da prezi realizzati in vendite all’asta, al netto dei diritti.
Riferimenti delle fotografie
a) HELIOS nella sua asta n° 2/2008 ha venduto questa stessa rara moneta, in conservazione q.SPL, a 3.000 Euro.
b) In asta NAC 29/2005, questo stesso denario, in conservazione SPL, è stato aggiudicato a 625 Fr.Sv.
c) VARESI nella sua asta 48/2006, ha ceduto un esemplare di questo antoniniano a 600 Euro in conservazione SPL. NOMISMA, nell’asta 33/2006, ha venduto a 350 Euro un esemplare pure in conservazione SPL.
d) NOMISMA nella sua lontana asta 22/2002, aveva aggiudicato a 600 Euro un esemplare in consevazione SPL. La medesima moneta qui illustrata era stimata 1.000 F.Sv., in conservazione praticamente FDC, in asta TKALEC 2007.
e) VARESI nell’asta 48/2008, ha proposto a 600 Euro un esemplare in conservazione q.SPL/BB, ma la moneta non ha trovato acquirenti. In asta ARTEMIDE XX/2008, un esemplare in conservazione q.SPL è stato aggiudicato a 1.000 Euro. Il sesterzio qui illustrato era stimato 3.000 Fr:Sv. in asta TKALEC del 2006.
f) Questo medesimo raro denario, in eccellente conservazione, è stato venduto a 2.800 Euro in asta HELIOS n° 2/2008.
g) La medesima moneta qui illustrata è stata aggiudicata, in conservazione q.FDC, a 625 Euro in asta HELIOS n° 2/2008. VARESI nella sua asta 50/2007 ha aggiudicato a 450 Euro un esemplare in conservazione q.SPL/BB.
h) NOMISMA nella sua asta 30/2005 ha venduto a 300 Euro un esemplare in conservazione q.SPL. ARTEMIDE nell’asta XX/2008, ha ceduto a 600 Euro un esemplare in conservazione SPL. La moneta qui illustrata era stimata 1.000 Fr.Sv. in asta TKALEC 2007, in conservazione praticamente FDC.
i) La medesima moneta qui illustrata è stata proposta a 600 Euro in conservazione SPL, ma è rimasta invenduta, in asta HELIOS n° 2/2008. In asta VARESI 49/2007, un esemplare in conservazione BB+ è stato aggiudicato a 320 Euro. NOMISMA, nella sua asta 37/2008, ha venduto a 450 Euro un esemplare in conservazione SPL/SPL+. Sempre NOMISMA, ma nella sua precedente asta 36/2008 aveva aggiudicato a 650 Euro un esemplare in conservazione SPL.
j) Un simile sesterzio, in conservazione BB+, è stato venduto a 1.100 Euro in asta DIOSCURI del 2006. Lo stesso esemplare qui illustrato è stato venduto a 3.200 Fr.Sv.in asta NAC 33/2006: la conservazione era q.SPL
Note iconografiche: Le fotografie riportate di seguito sono tratte, per scansione al PC, dai seguenti cataloghi d’asta: NAC 29/2005, NAC 33/2006;TKALEC 2006 e 2007; HELIOS NUMISMATIK asta 2/2008.
Bibliografia essenziale
-Michael Grant: Gli Imperatori Romani. Newton & Company Editori.Roma 1984. Ristampa 2004
-Angiolo Forzoni: La Moneta nella Storia. Vol.III. Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Roma 1995.
-Fiorenzo Catalli: La monetazione imperiale romana. Speciale di Cronaca Numismatica n° 19/2002.
-Fiorenzo Catalli: Numismatica greca e romana. Libreria dello Stato. Roma 2003.
-Adriano Savio: Monete romane. Ed. Juvence. Roma 2001.
-G.G. Belloni: La Moneta Romana. Carocci Editore. Roma 1993.
-Clive Foss: Roman Historical Coins. Editrice Seaby. Londra 1990.
–Henry Cohen: Description historique des monnaies frappèes sous l’Empire Romain. Vol. V 1885. Parigi-Londra.
-Mattingly-Sydenham: Roman Imperial Coinage (R.I.C.). Vol. IV, Parte II. Spink & Son. Londra 1938.
-David R. Sear: Roman Coins and their values. Vol.III. Ed. Spink. Londra 2005.
-Cataloghi delle principali Case d’asta.