di Lorenzo Bellesia – da Panorama Numismatico nr.252 – Giugno 2010
I GROSSI BATTUTI A MODENA E REGGIO EMILIA A NOME DEL MARCHESE AZZO D’ESTE PRESENTANO SORPRENDENTI SOMIGLIANZE TANTO DA FAR PENSARE AD UN SOLO INCISORE DEI CONI O ADDIRITTURA AD UNA SOLA ZECCA.
La prima moneta estense non fu battuta a Ferrara, città da cui iniziò la fortuna della famiglia, ma da due possedimenti vicini, per giunta temporanei: Modena e Reggio Emilia.
Non è facile spiegarlo e forse non c’è neppure una ragione precisa. Ferrara già alla fine del XII secolo aveva cominciato a battere il suo denaro ferrarino1 ma poi, nel corso del secolo successivo, aveva perso lo slancio e la produzione cessò nonostante i patti con Bologna prima e Parma poi nel 12092. Di certo non coniò alcun grosso come invece stavano facendo un po’ tutti i grandi Comuni emiliani nel corso degli anni Trenta e Quaranta. Il Bellini ha citato molti documenti del XIII secolo in cui sono citate monete straniere circolanti a Ferrara, grossi veneziani e bolognesi in particolare. E se Ferrara contava agli inizi del Trecento circa 20.000 abitanti3 la moneta necessaria non doveva essere poca.
Intanto le autorità comunali perdevano sempre più autorità e nelle lotte interne prevalse Obizzo d’Este che prese effettivamente il potere a Ferrara nel 1264 quando fu nominato signore perpetuo con la successiva introduzione di norme volte ad annullare praticamente tutte le istituzioni del libero Comune.
Gli Estensi avevano alle spalle una lunga tradizione potendo vantare una formale investitura imperiale sul feudo di Este. In tre documenti del 1171 e 1173, relativi ad un compromesso, Folco II, Alberto ed Obizzo, figli di Folco, si ritrova per la prima volta l’espressione di marchiones da Este o de Adeste: non è da ecludersi la possibilità di intitolazioni di questo tipo precedenti a tale date, ma è certo che da allora in poi gli Estensi vengono così denominati, non già perché fossero effettivamente marchesi di Este ma in quanto appartenenti alla stirpe obertenga dei marchesi di Toscana e quindi in grado fregiarsi del titolo generico di marchesi4.
In seguito, nel 1208, Azzo VI fu nominato marchese di Ancona da parte di Innocenzo III, dignità confermatagli dall’imperatore Ottone IV nel 1210 ed in particolare la sua autorità era diretta alle città di Ascoli, Fermo, Camerino, Numana, Ancona, Osimo, Jesi, Senigallia, Fano, Pesaro, Fossombrone, Cagli e Sassoferrato5. Il suo potere effettivo fu molto breve ma formalmente soltanto nel 1330 il pontefice Giovanni XXII vietò agli Estensi di fregiarsi di tale titolo.
Sempre nel 1208 Azzo VI fu riconosciuto da Roma come signore perpetuo di Ferrara, feudo pontificio, ed infine papa Urbano IV nel 1264 riconobbe ancora Obizzo quale signore della città.
Nel 1288 Modena era dilaniata dalla guerra fra Ghibellini e Guelfi, questi ultimi divisi anch’essi tra Intrinseci ed Estrinseci. Dopo l’ennesimo tentativo di ristabilire la pace fra le fazioni, i Modenesi cercarono un appoggio, che li rendesse forti e sicuri, e difender li sapesse dagli esterni nemici, e dalle civili discordie, e mirarono al marchese Obizzo d’Este signor di Ferrara, uno de’ più forti sostenitori del partito guelfo6. Un’ambasceria modenese andò allora a Ferrara il 15 dicembre 1288 offrendo al marchese il dominio e le chiavi della città. Accettò egli l’offerta e nel gennaio del seguente anno 1289 venne in persona a Modena accolto e acclamato signore della città nostra e del territorio7.
Anche il Comune di Reggio era tormentato dalle lotte interne delle fazioni che localmente prendevano il nome di Superiori ed Inferiori. Nel 1289 presero il potere i Canossa con i loro alleati. Forse i nuovi padroni però non se la sentirono di fare il passo definitivo. Comunque fosse, certo è che i vincitori preferirono mettersi sotto lo scudo d’un signore sì forte che li guardasse dai nemici e li lasciasse liberi di svaligiare il comune; e poiché da pochi mesi Obizzo d’Este, padrone di Ferrara, era stato acclamato signore anche di Modena travagliata dai soliti malanni, i Canossa pensarono d’imitare la città vicina. Detto fatto: Francesco Fogliani, uno dei capi degli Inferiori, raccoglie il consiglio, fa votare quel nome e Rolandino Canossa va a Ferrara ad offrire ad Obizzo la signoria8.
L’offerta dei Reggiani è una signoria di soli tre anni. Obizzo sembra schermirsene ma poi accetta per un solo anno: sarebbe stato poco più di un podestà e i cittadini avrebbero creduto ancora integro il loro Comune… Poi a’ 19 gennaio del 1290 accompagnato da numerose schiere di soldati e dal figlio Azzo entrò in città, vi pose vicario Bernardino Rossi fiorentino, recò in sue mani subito i castelli di Rubiera, Reggiolo e Albinea per avere aperta la strada a Modena, al piano e al monte e, sicuro del fatto suo, richiamò i Superiori in città: gli stolti vennero e il tiranno li fece far pace cogli Inferiori. Quando li ebbe avuti tutti nelle sue zanne, alcuni ne uccise, altri spogliò de’ beni e tutti i capi condusse seco prigioni su molti carri a Modena, poi a Ferrara. Ciò fatto si dichiarò signore perpetuò della città!9
Obizzo morì nel 1293. Dante lo colloca nell’Inferno, canto XII, 110-111, nel girone dei violenti contro il prossimo immersi nel Flegetonte, fiume di sangue bollente, e sorvegliati dai centauri:
… e quell’altro ch’è biondo
è Opizzo da Esti, il quale per vero
fu spento dal figliastro su nel mondo.
Gli succedeva il figlio Azzo nel dominio di Ferrara mentre Modena e Reggio lo elessero, è da immaginarsi con quanta spontaneità, signore. Il suo potere fu però fortemente osteggiato dal fratello Aldobrandino, dai Bolognesi e da Giberto da Correggio signore di Parma nonché da tutti coloro che temevano il suo potere che nel frattempo si era esteso anche a Comacchio ed alla Lunigiana.
Si alleò con i Cremonesi contro Matteo Visconti per poi fare pace dandogli in moglie la sorella Beatrice, vedova del Signore di Gallura. Azzo invece sposò Beatrice, figlia di Carlo II re di Napoli, nozze che furono celebrate a Guastalla poiché Ferrara gli era stata tolta da un’allenza formatasi contro di lui. Corse voce che si fosse praticamente comprato la moglie offrendo al re ben 20.000 fiorini meritandosi il rimprovero di Dante, Purgatorio, XIX, 80-81:
Veggio vender sua figlia e patteggiarne
Come fanno i corsar de l’altre schiave.
L’alleanza dei due però faceva molta paura e Francesco, fratello di Azzo, cosciente del fatto che, se dalle nozze fosse nato un maschio, egli avrebbe perso la successione, abbandonò Ferrara e si schierò con i nemici del fratello.
Il 26 gennaio 1306 scoppiò la rivolta a Modena. Le truppe estensi furono in breve sconfitte e fuggirono dalla città. La notizia di ciò che era avvenuto a Modena arrivò il giorno dopo a Reggio dove Azzo poteva contare soltanto sulla famiglia Canossa, sul podestà Jacopo Persici e sul capitano Cortese Cavalcabò. I nemici di Azzo corsero allora alle armi assediando il capitano nel suo palazzo. Il podestà fu mortalmente ferito ed i ribelli riuscirono a cacciare le odiate soldatesche e i partigiani ferraresi dalla città10. A Modena si fecero grandi festeggiamenti per la fine della tirannia e si proclamò la Respublica Mutinensis con nuove istituzioni volte ad evitare per sempre una nuova signoria. Si cancellarono tutti i simboli estensi dagli edifici, perfino si vietò di pronunciare il nome del marchese11 e chi avesse proposto di nominare un nuovo signore della città sarebbe stato punito con la morte.
Azzo morì due anni più tardi.
Venendo ora alle monete, si diceva che, mentre non si conoscono emissioni ferraresi a nome di Obizzo o di Azzo, sono note per Reggio Emilia e Modena ma solo per Azzo. Entrambe le città pochi anni prima avevano avuto una zecca attiva nella produzione di grossi e di piccoli. Reggio Emilia aveva avuto una monetazione a nome del vescovo e Modena a nome dell’imperatore. Con Azzo le monetazioni delle due città, apparentemente antitetiche, si uniformarono nella produzione di grossi a suo nome.
Le due emissioni di Azzo rappresentano un punto di svolta nella monetazione italiana. Alla metà del XIII secolo e nei decenni immediatamente successivi, ha acutamente osservato Ottorino Murari12, praticamente vi erano già delle Signorie in atto, ma la moneta non rispecchiò il differenziarsi e l’evolversi dell’organizzazione interna del Comune in forme particolari, quali erano le prime Signorie, e per i rimanenti decenni del secolo XIII la monetazione continuò con tipi vecchi o nuovi, ma con i caratteri della monetazione comunale e cioè col nome dell’imperatore o col solo nome della città senza alcun accenno ai signori.
Una prima manifestazione di governo signorile espressa dalle monete si può ritenere quella del signore di Modena e Reggio, il marchese Azzo d’Este (1293-1306)…
Ma la monetazione signorile del marchese Azzo sembra giustificata e protetta dal titolo marchionale chiaramente ostentato sulla moneta, titolo che poteva darle un crisma di legalità e che poteva legarla alla monetazione feudale che, sebbena rara e limitata a territori praticamente esterni alla Lombardia medioevale, ebbe in Italia altri precedenti esterni alla Lombardia medioevale, ebbe in Italia altri precedenti prima ancora del periodo comunale, quella ad esempio dei marchesi di Toscana e quella dei Savoia. La monetazione di Azzo si può quindi considerare una monetazione feudale e perciò da non considerare nel caso nostro tra le monetazioni prettamente signorili anche se a Modena ed a Reggio il marchese è in realtà solo un signore. Ugualmente tra quelle feudali si devono considerare le monete di alcuni feudatari minori piemontesi e liguri che si possono considerare anch’essi signori. Si possono così ricordare le monete che i marchesi Aleramici coniarono nelle piccole zecche di Cortemiglia, Chivasso, Dego e qualche altra ancora, nel primo decennio del XIV secolo.
Riassumendo, Azzo non si poteva presentare come il marchese di Modena e Reggio. Egli ne è semplicemente il temporaneo padrone che si è imposto con la forza tra le parti in lotta, senza alcuna legittimazione di natura feudale, mentre il titolo di marchese gli compete indipendentemente dalle due città e dalla stessa Ferrara. Per questo, in un momento in cui la moneta è ancora a nome del comune o di un imperatore, queste sue emissioni sono molto significative dal punto di vista storico e numismatico. Il fatto che non ci sia una analoga emissione a Ferrara può essere dovuto semplicemente al fatto che qui al momento si continuava il tradizionale uso di moneta straniera13 mentre nelle altre due città emiliane il marchese sfrutta il diritto di zecca che apparteneva non a lui ma alle città stesse.
La prima pubblicazione del grosso modenese di Azzo spetta al Muratori14 il quale interpretava la M come iniziale di Mutina.
Pochi anni dopo il Bellini15 pubblicò un altro esemplare di Azzo per Modena, diverso però, annotava lo stesso autore, da quello del Muratori perché la lettera C di MARCHIO mancava. La moneta veniva definita perrarus, cioè rarissima, et singularis interpretando la lettera M come iniziale di moneta.
Nella stessa dissertatio veniva pubblicato anche il grosso reggiano di Azzo ma senza particolari commenti se non una breve digressione storica sul periodo.
Andando ora ad esaminare le due emissioni si dovrà notare che sono molto simili. Ci sono due varianti principali che si distinguono per avere la versione MAR (trifoglio) ChI (trifoglio) O oppure MAR (trifoglio) hI (trifoglio) O. La seconda versione, senza la C, sembrerebbe un errore se non fosse che la stessa versione, e da coni diversi, si trova per Reggio.