Se oggi il grosso modenese di Azzo è moneta piuttosto rara16, quello di Reggio è praticamente introvabile. Non si conosce alcun piccolo a nome di Azzo per Reggio ma è possibile che sia stato coniato come a Modena.
Mettendo a confronto le due emissioni è sorprendente constatare come esse siano assolutamente simili per non dire identiche e questo non solo per quanto ci si potrebbe aspettare dalla produzione di due zecche attive contemporaneamente e a distanza di appena una ventina di chilometri l’una dall’altra. I coni presentano una tale omogeneità che è possibile dire che furono opera o dello stesso incisore o comunque furono formati con gli stessi punzoni.
La forma della lettera O è la più particolare. Non è composta da due semilune come in tutte le emissioni di grossi di Bologna, Modena e Reggio, piuttosto sembra derivare da un unico punzone di ottima fattura e caratterizzato da una grande precisione. Le due curve, superiore ed inferiore, sono sottili e perfettamente regolari mentre le due linee interne sono parallele e non circolari. La stessa precisione e la stessa eleganza si riscontrano per tutte le altre lettere. Identiche sono le interpunzioni a trifoglio e sembrerebbe che anche l’aquila che si trova all’inizio della leggenda del diritto provenga da un solo punzone. Infine, sia per Modena che per Reggio si trova la curiosa variante MAR (trifoglio) hI (trifoglio) O (trifoglio).
Dopo questa constatazione si possono aprire affascinanti scenari. Di certo i coni furono prodotti in un solo luogo. La prima possibilità è che i coni fossero prodotti o a Modena o a Reggio e poi spediti quelli per l’altra città ma c’è anche la possibilità che la zecca fosse una sola che batteva monete col nome di entrambe le città. E’ però da considerare che i coni potessero venire da una terza città dove la zecca aveva tradizioni così radicate da poter disporre di incisori assai abili. Non quindi da Ferrara, dove la zecca non era attiva e neppure dalla vicina Bologna, in quel periodo nemica di Azzo ed i cui bolognini non hanno lettere tanto eleganti17. Del tutto infruttuosa la ricerca anche in zecche più lontane come Venezia.
Una interessante somiglianza si riscontra invece in una particolare emissione del bolognino di Ancona: simile è la forma della lettera O e ci sono altre lettere con qualche affinità18. Ancona e Ferrara erano molto legate perché, come si è visto, gli Estensi erano marchesi della Marca Anconitana e, tramite il Po e l’Adriatico, le città erano direttamente collegabili.

Bolognino di Ancona in cui la forma della lettera O ricorda, per la sua eleganza e precisione, quella del grosso di Azzo. Comunque anche l’agontano presenta spesso leggende molto regolari e precise, segno di una particolare attenzione nella zecca della città costiera.
I coni furono prodotti quindi ad Ancona? Furono poi trasferiti a Modena o a Reggio oppure nella stessa Ferrara dove vennero battute monete a nome di Azzo? Sono sicuramente solo ipotesi. Ciò che è certo, si è detto, è l’origine comune dei coni delle due emissioni a nome di Modena e di Reggio.
Nella monografia dedicata alla zecca di Modena il Crespellani19, in un brevissimo capitolo dedicato al grosso di Azzo, ipotizzò che fosse stato battuto nel 1300 in occasione delle splendide feste fatte in Modena pel matrimonio di Beatrice sorella di Azzo con Galeazzo Visconti figlio di Matteo il grande signore di Milano, o di quelle ancor maggiori celebrate nel 1301 per la venuta di Carlo di Valois figlio di Filippo III re di Francia. Di primo acchito la cosa non sembrerebbe fondata perché nel Medioevo non era ancora in uso la coniazione di monete a scopo celebrativo. Tuttavia un certo fascino esercita l’ipotesi che, se non il matrimonio, avvenuto a Modena20, almeno il passaggio di Carlo di Valois potrebbe aver provocato una straordinaria produzione di moneta. Si racconta infatti che il marchese Azzo lo accolse magnificamente e in Reggio e in Modena, e i dieci giorni che qui si trattenne, vi fu splendida corte, e sontuosi e ricchissimi donativi vennero fatti al principe francese. I tratti d’un’ospitalità sì generosa e magnifica sentono il lusso asiatico, e i congiari di Roma negli ultimi periodi di sua opulenza. A Carlo furono donati falconi e destrieri, coppe e cinture d’argento. Soprattutto gli fu fatto un prestito di 10.000 fiorini d’oro senza strumento, o sigurtà21.
Bibliografia
A. Balletti, 1925 – Storia di Reggio nell’Emilia, Reggio Emilia.
G. Baraldi, 1846 – Compendio storico della città e provincia di Modena dai tempi della romana Repubblica sino al MDCCXCVI, Modena.
L. Bellesia, 1998 – Ricerche su zecche emiliane. III. Reggio Emilia, Serravalle.
V. Bellini, 1761 – Delle monete di Ferrara, Ferrara.
V. Bellini, 1767 – De monetis Italiae Medii Aevi hactenus non evulgatis. Altera dissertatio, Ferrara.
G. R. Carli, 1754 – Delle monete e dell’instituzione delle zecche d’Italia, Mantova.
L. Chiappini, 1967 – Gli Estensi, Varese.
M. Chimienti, 2009 – Monete della zecca di Bologna, Bologna.
A. Crespellani, 1884 – La zecca di Modena nei periodi comunale ed estense, Modena.
M. Dubbini, G. Mancinelli, 2009 – Storia delle monete di Ancona, Ancona.
O. Murari, 1961 – La monetazione dell’Italia settentrionale nel passaggio dal Comune alla Signoria, in Nova Historia, 2, pp. 31-45.
L. Muratori, 1750 – De moneta sive jure condendi nummos dissertatio, in F. Argelati, De monetis Italiae, vol. I, Milano.
Note
- V. Bellini, 1761, pp. 8-9.
- V. Bellini, 1761, p. 15.
- L. Chiappini, 1967, p. 61.
- L. Chiappini, 1967, pp. 25-26.
- L. Chiappini, 1967, pp. 32-33.
- G. Baraldi, 1846, pp. 99-100.
- G. Baraldi, 1846, p. 100.
- A. Balletti, 1925, p. 146.
- A. Balletti, 1925, p. 148.
- A. Balletti, 1925, p. 151.
- In seguito ogni seduta del consiglio generale era aperta da un discorso sui danni che alla città sarebbero derivati dal perdere la conquistata libertà e sulle malefatte del marchese e si aggiungeva: che Dio per sua misericordia levi tosto dal mondo, e lo mandi all’inferno per secula seculorum. Cfr. Statuta, 1327, p. XXXIII.
- O. Murari, 1961, pp. 36-37.
- L. Bellesia, 1998, pp. 51-53. Nella mia monografia su Reggio avevo notato come fosse strano che Azzo avesse battuto moneta a Modena e Reggio ma non nella città principale dei suoi domini, cioè Ferrara. Spiegai questa stranezza col fatto che nelle due uniche specie ferraresi note per il XII secolo compariva il nome dell’imperatore Federico. Per gli Estensi non era ancora il caso di sostituirsi a quello, mentre a Reggio e Modena si poteva azzardare qualcosa di più. E’ più probabile invece che la scelta sia dipesa semplicemente dall’uso di una moneta diversa a Ferrara. Una correzione devo fare anche riguardo al peso che credevo diverso per il grosso reggiano, che aveva un peso medio di 1,28 grammi, da quello di Modena che arrivava a 1,42. Alla luce di una generale riconsiderazione della materia è però da credersi che tale caratteristica sia dovuta essenzialmente al caso poiché sono convinto che le due emissioni avessero identiche caratteristiche, le stesse dei grossi bolognini di Bologna contemporanei: 1,50 grammi di peso e 833 millesimi di fino.
- L. Muratori, 1750, p. 74.
- V. Bellini, 1767, pp. 93-94.
- A. Crespellani, 1884, p. 9, nota 2, scriveva che i grossi di Azzo per Modena erano ancora comuni, trovandosene anche oggi giorno non pochi in commercio.
- M. Chimienti, 2009.
- M. Dubbini, G. Mancinelli, 2009, p. 42.
- A. Crespellani, 1884, p. 9.
- Il fatto che sia avvenuto a Modena non spiega infatti l’emissione reggiana.
- G. Baraldi, 1846, p. 107.
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