di Lorenzo Bellesia – da Panorama Numismatico nr.253 – Luglio/Agosto 2010
I lettori di Panorama Numismatico mi perdoneranno se ritorno su un argomento che avevo già ampiamente trattato appena nel numero scorso1 dove, esaminando la monetazione a nome di Azzo d’Este per le città di Modena e Reggio Emilia, avevo osservato come i coni delle due emissioni fossero così simili che se ne poteva dedurre una origine comune. Questa constatazione apriva affascinanti scenari: se i coni erano stati prodotti o a Modena o a Reggio, perché le monete non potevano essere state battute in una sola delle due città a nome però di entrambe?
Per di più, osservando l’accuratissima manifattura dei coni nonché l’elegante forma delle lettere, diversissime da quelle tradizionali in uso nell’area emiliana e nella vicina Bologna, si poteva ipotizzare che i coni fossero stati incisi in un’altra città, che non poteva però essere la stessa Ferrara dove la zecca non era più attiva da molti anni.
Ma allora, dove? Avevo ipotizzato Ancona perché un suo bolognino era particolarmente ben modellato.
Ma, si sa, il bello della numismatica è che non si è mai finito di imparare e scoprire… E così, appena liberato l’articolo per la stampa, ecco che mi capita di osservare il catalogo della collezione Este Milani recentemente messa all’asta dalla Numismatica Varesi di Pavia e di osservare un esemplare di quello che si definisce soldo o ambrosino ridotto2. Questa moneta fu battuta con stili diversi nella seconda metà del Duecento e nei primi del Trecento. Il catalogo della collezione ne presentava ben 10 esemplari a partire da quelli del peso vicino ai 3 grammi e databili a poco dopo la metà del Duecento per finire a quelli battuti appena prima di quelli a nome di Enrico VII (1310-1313).
Ebbene, uno di questi grossi presentava le lettere molto simili a quelle dei grossi di Azzo. Ho cercato così altri esemplari ed un esemplare della collezione Verri3 si poteva dire praticamente identico dal punto di vista stilistico. In particolare, era identica la forma della lettera O ottenuta da un solo punzone con la parte interna dalle linee parallele. La stessa identità si rileva in tutte le altre lettere in comune: la A, la D, la V e la M.
La conferma definitiva? Nei grossi di Modena e Reggio la punteggiatura è formata da trifogli, un segno prima di allora sconosciuto nella monetazione locale, Bologna compresa. Al contrario, i soldi milanesi del periodo sono caratterizzati proprio dalla presenza di trifogli sia nel campo all’inizio della leggenda del diritto. E i trifogli sono cinque, quattro intorno alla croce ed uno all’inizio della leggenda, lo stesso numero che si trova in quasi tutti i coni di Azzo. In pratica, l’incisore dei coni ha posto sui coni il marchio della zecca di Milano.
Che la moneta milanese possa essere datata agli ultimi anni del Duecento od ai primissimi anni del Trecento lo si ricava anche in modo indiretto. Il Chronicon parmense dell’anno 1302 ricorda che: Item eodem anno et tempore facta fuit per Commune Parmae moneta de novo, et facta fuit in domo dominorum de Mantellis in camera quondam domini Opizonis domini Maisende. Et facti fuerunt denarii de argento, quorum unus valuit X imperiales primo tempore. Et imperiales de novo, quorum unus valebat tribus parmensis, qui numquam fuerunt in Parma et etiam parmenses parvi. Questa moneta parmigiana non può essere che quella con Sant’Ilario al rovescio che imitava il cosiddetto soldo milanese, tipo che, evidentemente, doveva essere già in circolazione nel 1302.
Quindi abbiamo un riscontro numismatico ed uno cronologico. Ora vediamo quello politico.
Azzo d’Este tra i pochi amici poteva contare sul signore di Milano, Matteo Visconti. Già il Crespellani4 aveva ipotizzato che il grosso di Azzo, almeno quello per Modena, fosse stato battuto nel 1300 in occasione delle splendide feste fatte in Modena pel matrimonio di Beatrice sorella di Azzo con Galeazzo Visconti figlio di Matteo il grande signore di Milano. L’ipotesi mi era sembrata poco verosimile ma ora, per il fatto che i coni dei grossi sono stati incisi a Milano, diventa molto più credibile anche perché la città lombarda prese parte attiva ai festeggiamenti.
Tutta fu nell’anno presente in festa la Lombardia, scriveva il Muratori5, per le sopramodo magnifiche nozze di Beatrice Estense, sorella di Azzo VIII marchese d’Este e signor di Ferrara, Modena e Reggio, e vedova del conte Nino de’ Visconti di Pisa, signore di Gallura, cioè della quarta parte della Sardegna, con Galeazzo primogenito di Matteo Visconte signor di Milano. Certo è che nella festa di san Giovanni Batista di giugno dell’anno presente furono esse solennizzate in Modena, con avere il marchese fatto cavaliere esso Galeazzo Visconte… Concordan tutti gli scrittori che straordinaria fu la magnificenza di tali nozze: sì grandi furon gli apparati, i conviti, le giostre, gli spettacoli, il concorso degli ambasciatori e della nobiltà di tutte le città della Lombardia e della Marca d’Ancona. Né solo in Modena, ma anche in Parma, e massimamente in Milano, si replicarono gli addobbi, le feste e i bagordi con tale suntuosità, che memoria non v’era d’una somigliante in Italia, e né pur ne’ regni vicini.
Anche se non si volesse credere che le monete siano state battute in occasione dei festeggiamenti, rimane la possibilità che, per i rapporti di parentela tra il Visconti e l’Estense, quest’ultimo avesse potuto chiedere al primo di potergli fornire dei coni per attivare due zecche locali od anche una sola che battesse sia col nome di Modena che con quello di Reggio. I festeggiamenti per il matrimonio infatti non spiegherebbero come mai i grossi per Modena siano abbastanza comuni, mentre sono di estrema rarità quelli per Reggio e del tutto sconosciuti quelli per Ferrara.
Resta comunque il fatto, credo ormai incontestabile, che i coni dei grossi a nome di Azzo siano stati incisi a Milano nei primissimi anni del Trecento.
Bibliografia
L. Bellesia, 2010 – Le monete di Azzo d’Este per Modena e Reggio Emilia, in Panorama Numismatico, giugno, pp. 31-38.
S. Crippa, C. Crippa, 1998 – Le monete della zecca di Milano nella collezione di Pietro Verri, Milano.
A. Crespellani, 1884 – La zecca di Modena nei periodi comunale ed estense, Modena.
L. A. Muratori, 1838 – Annali d’Italia ed altre opere varie, vol. III, Milano.
Note
- L. Bellesia, 2010, pp. 31-38.
- Numismatica Varesi, Collezione Este Milani, 18 novembre 2009, lotto 67.
- S. Crippa, C. Crippa, 1998, p. 57, n. 88.
- A. Crespellani, 1884, p. 9.
- L. A. Muratori, 1838, pp. 506-507.
One Comment
paolo
buonasera vorrei sapere se di queste monete : ambrosino ridotto o soldo di milano ne esistono ancora.
e’ di quale metallo venivano fatti ?
e’ quale’ a oggi la cuotazione.
grazie per tutti i consigli.