di Gianni Graziosi
La produzione di Lorenzo Bellesia si arricchisce di una nuova monografia sulle monete dei Gonzaga emesse nelle zecche di Pomponesco e Bozzolo e, per l’ennesima volta, ne scaturisce una seria e approfondita ricerca numismatica. Il lavoro, come chiaramente indicato nel titolo, si occupa delle coniazioni di due piccole zecche dei rami cadetti dei Gonzaga. A Pomponesco l’attività durò un decennio, dal 1583 al 1593, mentre a Bozzolo le coniazioni presumibilmente iniziarono a partire dal 1593 e si protrassero fino al 1670. La maggior parte delle emissioni sono di difficile reperibilità e si possono giudicare rarissime.
La prima ricerca sulle zecche di Pomponesco e Bozzolo venne pubblicata, nel 1782, a Bologna dall’editore Guido Antonio Zanetti, nel volume Delle zecche e monete di tutti i principi di casa Gonzaga che fuori di Mantova signoreggiarono del frate, storico dell’arte, letterato e numismatico, Ireneo Affò (1741-1797). Successivamente altre opere si sono occupate dell’argomento, come il Corpus Nummorum Italicorum (CNI) con il volume IV, sulle zecche minori della Lombardia, pubblicato nel 1913; la monografia, edita a Mantova nel 1967, di Guido Guidetti dedicata alle zecche di Bozzolo, Pomponesco e San Martino dall’Argine; fino ad arrivare alla grande opera in otto volumi, nata per iniziativa della Banca Agricola Mantovana, sulle Monete e medaglie di Mantova e dei Gonzaga dal XII al XIX secolo: il VI volume della serie si occupa anche di queste due piccole officine.
Bellesia ha provveduto a un’attenta revisione delle denominazione dei nominali battuti a Pomponesco e Bozzolo rispetto a quanto già proposto dal CNI e ripresi nell’opera della Banca Agricola Mantovana. In particolare l’autore, per attribuire e motivare la scelta della definizione dei nominali, ha sfruttato il confronto con le emissioni di altre zecche ponendo particolare attenzione al fenomeno delle imitazioni, delle falsificazioni e contraffazioni. Ad esempio, l’imitazione del franco di Enrico III emessa a Pomponesco, che il CNI definisce franco, è chiamata terzo di scudo, mentre la contraffazione del dicken di Ginevra diventa un pezzo da 3 soldi. E, ancora, quattrini che si trasformano in bagattini, talleri battuti a Bozzolo che diventano pezzi da 8 giuli o da 80 soldi, mentre la lira della Speranza viene denominata come moneta da 26 soldi. L’opera ha anche il pregio, non indifferente, di presentare adeguati commenti alle monete.
Ricordo che la zecca di Pomponesco svolse la sua attività (dal 1583) per Giulio Cesare Gonzaga (1552-1609) il quale, nel 1593, in seguito alla morte di Vespasiano Gonzaga, divenne principe di Bozzolo. Cesare si trasferì quindi nella sua nuova residenza e vi aprì un’officina monetaria, nello stesso tempo chiuse definitivamente la zecca di Pomponesco. A Bozzolo furono coniate monete a nome di Giulio Cesare e di Scipione Gonzaga (1594-1670), il quale governò per un periodo lunghissimo, ben 61 anni. La vasta produzione monetaria di Scipione è suddivisa in tre periodi: con la reggenza della madre Isabella Gonzaga di Novellara (1609-1613), come principe di Bozzolo (1613-1636), e infine come principe di Bozzolo e duca di Sabbioneta (1636-1670). La zecca venne chiusa definitivamente nel 1670.
Le monete sono riportate cronologicamente e secondo il metallo: oro, argento, mistura e rame. In relazione alle caratteristiche tecniche delle monete, Bellesia ha indicato il peso, dato importante, facendo la scelta di riportare il valore legale per i pezzi ben conosciuti basandosi sulle fonti documentali mentre per le altre, che sono la maggioranza, ha indicato il valore massimo che ha reperito. Inoltre, per le varie monete è riportata la rarità. L’autore, in questo caso, correttamente informa che indicarla, non tanto in modo obiettivo quanto almeno attendibile, non è assolutamente facile. Il dato è basato sul numero dei pezzi rintracciati nelle collezioni e nelle aste pubbliche, procedura che risulta abbastanza agevole per i nominali in oro e argento, particolarmente apprezzati e ambiti dai collezionisti, mentre più difficile risulta valutare i nominali in rame e mistura, pertanto l’autore invece del numero ha preferito dare indicazioni di massima come comune, raro o rarissimo. Per ogni pezzo è fornita la descrizione, il riferimento al CNI e l’ubicazione dei pezzi. Le monete sono illustrate con immagini, in bianco e nero, di buona qualità, purtroppo non sempre facilmente leggibili a causa del cattivo stato di conservazione dei tondelli; vengono anche presentati degli ingrandimenti per meglio apprezzare particolari e iconografia, certamente un aspetto positivo dell’opera.
Il volume inizia con una breve nota introduttiva cui segue la descrizione delle fonti bibliografiche. Si passa quindi a esaminare le monete di Pomponesco, a nome di Giulio Cesare, ponendo particolare attenzione alle contraffazioni di monete (francesi, di Ginevra, sabaude, di Messerano). Di seguito sono illustrate le coniazioni dei principi di Bozzolo, Giulio Cesare e Scipione; anche in questo caso il problema delle contraffazioni di monete (di Casale, di Emden, olandesi, ungheresi, bolognesi, mantovane, lucchesi, modenesi, fiorentine, milanesi, genovesi) è molto circostanziato. Per ogni periodo vengono fornite note informative, richiami su quanto già pubblicato, documenti, per meglio ricostruire la storia delle emissioni. Vengono poi illustrati i coni attribuibili a Bozzolo, elencati secondo il valore, e conservati nella collezione di Palazzo Te a Mantova. Segue la descrizione delle riproduzioni in bronzo di monete di Bozzolo, delle quali se ne conoscono otto, provenienti da alcuni coni conservati a Palazzo Te. Questi riconi probabilmente risalgono all’Ottocento. L’opera termina con tavole di concordanza con il CNI in relazione a denominazione e numerazione; segue una ricca bibliografia.
Sfogliando questo volume si possono ammirare pezzi unici o rarissimi. Cito, ad esempio, la doppia da 5, in oro, col busto corazzato del principe Giulio Cesare e l’immagine di un camaleonte che guarda un drappo tenuto da una mano che sporge da una nuvola e, attorno, il motto SIMILS ERO, moneta eccezionale e di grande fascino, conosciuta in un unico esemplare (Vienna, Kunsthistorisches Museum) che ha fatto scorrere fiumi d’inchiostro per cercare una corretta interpretazione dell’impresa raffigurata. Ancora, la doppia da 6, in oro, col busto di Scipione Gonzaga e lo stemma coronato, solo un esemplare conosciuto (Vienna kunsthistorisches Museum), oppure il pezzo rarissimo da 140 soldi, in argento con, al rovescio, l’immagine dell’astro raggiante, il ducatone in argento, pochi esemplari conosciuti, con l’illustrazione di Cristo che consegna le chiavi a san Pietro. Inoltre il quattrino, in mistura, con la figura di una mano a pugno chiuso, che esce da una manica a svolazzi di foggia spagnola, con grande anello al dito indice; attorno la scritta MALE SANIS (due esemplari conosciuti). La moneta venne pubblicata dal Guidetti come inedita della zecca di Pomponesco nella sua monografia (1967).
Le monete di Scipione, con al rovescio la scritta SANTO // MARTIN in una cartella, avevano fatto ipotizzare l’apertura di una zecca a San Martino dall’Argine, piccola località poco distante da Bozzolo, supposizione praticamente sancita dal CNI. Tale ipotesi viene contestata come avevano già fatto nel passato altri studiosi come il Promis. Ancora oggi non è stato ritrovato alcun documento d’epoca che confermi l’apertura e l’attività di una zecca a San Martino dall’Argine, Bellesia ritiene che i pezzi furono coniati a Bozzolo dai fratelli Segrè per creare, ad arte, una grossolana contraffazione del sesino di Modena di Francesco I con al rovescio MVTIN // SESIN in una cartella. La scelta di incidere il nome del piccolo feudo era dovuta al fatto che SANTO // MARTIN aveva una certa corrispondenza con la scritta dei sesini modenesi e poteva facilmente gabbare la povera gente.
Concludo dicendo che non mi sono soffermato su tanti altri aspetti particolari che sicuramente meritavano menzione ma l’opera, molto documentata, è talmente ricca di notizie che il compito diventa arduo. Questo lavoro non dovrebbe mancare nella libreria di tutte le persone che si interessano di numismatica, in modo particolare, ovviamente, degli appassionati della monetazione dei Gonzaga. Sono proprio pubblicazioni di questo tipo a dare risalto e splendore alla nostra storia, volume che avrebbe meritato illustrazioni a colori.
Lorenzo Bellesia
LE MONETE DEI GONZAGA DI POMPONESCO E BOZZOLO
Edizioni Nomisma
San Marino 2014
pp. 224
21 x 29 cm
50,00 euro
Il volume é disponibile sullo shop di Nomisma al costo di 50 euro più spese di spedizione.