di Roberto Diegi
Marcus Aurelius Carus
Marcus Aurelius Carinus
Marcus Aurelius Numerianus
Le notizie su Caro sono molto scarse e non tutte attendibili. Era nato nel 229, ai tempi di Alessandro Severo, chi dice a Narbona, in Gallia, chi a Mediolanum, chi a Roma, chi in una imprecisata località dell’Illirico.
La prima ipotesi sembra la più condivisa: ciò che appare certo è che fece una rapida e brillante carriera militare, sino a raggiungere, con Probo, la carica di prefetto del pretorio nel 276.
Caro fu acclamato imperatore, anzitutto dalle sue armate della Rezia, e poi dall’esercito intero, peraltro, pare, dopo la morte di Probo, per cui si dovrebbero escludere complotti nei confronti dell’imperatore legittimo ma l’estraneità di Caro alla uccisione di Probo è sostenuta dalla Historia Augusta e quindi vi è qualche legittimo sospetto in materia.
Era il mese di settembre o di ottobre del 282.
Caro si comportò in modo per lo meno singolare nei confronti del Senato di Roma, al quale notificò semplicemente la sua elezione ad imperatore, senza neppure “fingere” di chiederne l’investitura formale. Ormai il Senato contava veramente assai poco.
Caro fece anche decretare l’apoteosi di Probo, alla quale il Senato non si oppose minimamente perché ne aveva condiviso la politica, ottenendone anche parecchi vantaggi.
Carino, il figlio maggiore di Caro, trentenne, fu immediatamente assunto alla dignità di cesare e subito dopo di augusto, mentre il minore, Numeriano, di ventotto anni, fu nominato cesare e solo in un secondo tempo, alla morte di Caro, divenne augusto. Numeriano seguì il padre nella spedizione contro la Persia rimasta in sospeso per la morte di Probo mentre Carino fu mandato alla frontiera renano-danubiana ma di fatto il suo potere si estendeva a tutte le province occidentali.
La partenza di Caro per l’Oriente avvenne nel 282 ma la guerra vera e propria contro la Persia iniziò nella primavera del 283, avendo egli dovuto prima affrontare tribù di Quadi e Sarmati che tentavano di entrare nell’Impero.
La campagna contro i Persiani fu vittoriosa per Caro e Numeriano che entrarono persino nella capitale Ctesifonte. Ma qui Caro morì improvvisamente nella sua tenda in circostanze misteriose: chi dice per malattia, chi perché colpito da un fulmine, chi perché assassinato da Arrio Apro, suo ambizioso consuocero.
Alla morte del padre, Numeriano, come detto, assunse anch’esso il titolo di augusto ma non proseguì nella vittoriosa avanzata nel cuore della Persia, preferendo stipulare un trattato di pace con i Persiani, che non desideravano altro in quanto messi a mal partito dalle vittorie di Caro.
L’esercito al comando di Numeriano si ritirò lentamente verso Occidente, nel 284, ma anche Numeriano fu trovato morto nella sua tenda probabilmente avvelenato. Della sua uccisione fu incolpato ancora Arrio Apro che non ebbe la possibilità di difendersi perché il suo principale accusatore Diocle (il futuro imperatore Diocleziano) lo uccise proditoriamente di sua mano, venendo poi acclamato imperatore dalle truppe.
Nel frattempo Carino, in Occidente, dovette affrontare anzitutto la ribellione di Marco Aurelio Juliano, governatore della regione veneta, che fu sconfitto agli inizi del 285 presso Verona, non senza aver coniato con il titolo di augusto, nei suoi tre mesi di regno, aurei ed antoniniani oggi rarissimi. Poi Carino, nello stesso anno, mosse contro Valerio Diocle, lo affrontò a Margum sul Danubio e stava per sconfiggerlo pesantemente, quando un alto ufficiale lo assassinò, pare per una vendetta privata.
Diocle (Diocleziano), assai amato dall’esercito a differenza di Carino, aveva ormai la strada spianata verso il trono di Roma.