di Francesco di Rauso – da Panorama Numismatico nr.242/Luglio-Agosto – nr.243/Settembre – nr.244/Ottobre 2009
LE MEDAGLIE NAPOLETANE DI GIOACCHINO MURAT SONO TRA LE MIGLIORI DELL’OTTOCENTO ITALIANO MA PER I COLLEZIONISTI C’E’ ANCHE IL PROBLEMA DEI RICONI. FRANCESCO DI RAUSO CI AIUTA AD INDIVIDUARLI.
A poco più di due secoli dall’assunzione al trono di Napoli di Gioacchino Murat (1808) ritengo utile, attraverso il presente articolo, rievocare la memoria di questo grande e valoroso sovrano.
Nel 1815 dopo il ritorno di Ferdinando IV di Borbone sul trono di Napoli (questa volta senza la consorte Maria Carolina ed il fedele Acton, entrambi morti durante l’esilio in Sicilia) si volle cancellare, almeno dalle monete in circolazione, il ricordo della Repubblica Napoletana e degli usurpatori napoleonici ritirando dalla circolazione (nel periodo compreso tra il 1815 ed il 1848) numerose piastre da 120 grana e ribattendo su d’esse la nuova impronta borbonica. Gli esemplari sottoposti a questa operazione sono riconoscibili da quelli ordinari, grazie ad una R posta al dritto. Come già accennato in un mio precedente articolo (Le reimpresse: due monete in una – Panorama Numismatico, Maggio 2001), la storia non si può cancellare (tanto meno in numismatica) e ciò ci viene ricordato ogni qual volta che sotto le effigi Ferdinando IV e dei suoi successori, fa capolino la fronte di Giuseppe Napoleone o qualche ciocca di capelli di Murat.
Durante la Restaurazione, molti esuli napoletani rifugiati all’estero per motivi politici, tentarono, con la loro campagna denigratoria, di danneggiare l’immagine del Regno e dei Borbone etichettando i Borbone come dei tiranni ritornati sul trono; la verità è tutt’altra. Ferdinando IV durante il suo lunghissimo regno (1759-1825), diede spesso prova di magnanimità ed atti di clemenza, fu amato dal popolo e molti storici di ieri e di oggi lo considerano un grande sovrano. Al suo ritorno a Napoli nel 1815 non distrusse ciò che di buono venne fatto durante il decennio francese, concesse numerose amnistie ai tanti ex collaboratori di Giuseppe e Gioacchino Napoleone e premiò allo stesso tempo coloro che gli avevano dimostrato fedeltà durante l’esilio in Sicilia.
Ma ritorniamo ora al protagonista di questo articolo.
Dopo esser stato designato re di Napoli nel 1808, Gioacchino Murat, seguì Napoleone in numerose campagne militari, in molte occasioni mostrò una sorta di irriconoscenza verso l’augusto cognato mettendo sempre in primo piano, per mezzo delle sue scelte, gli interessi del popolo napoletano a quelli dell’Impero francese. A Napoli, durante il suo regno (1808-1815) ci fu una miglioria generale sotto tanti punti di vista, cito ad esempio le tante riforme attuate in campo economico, sociale e legislativo. Le industrie ebbero nuovo impulso e ci fu un benessere diffuso tra la media e piccola borghesia grazie anche all’abolizione della feudalità. A lui va il merito di aver saputo preservare l’identità del popolo duosiciliano dal resto dell’Impero napoleonico. Il costante attaccamento al regno ed i grandi progetti che aveva per il futuro lo indussero a progettare il distacco completo dalla Francia, pensando sempre di più ad un’Italia unita (unita da un sovrano meridionale!).
Dopo esser stato detronizzato dal Congresso di Vienna nel 1815 non si rassegnò all’idea di aver perso il suo reame e tentò di recuperarlo con un’azione militare davvero azzardata. Partì dalla Corsica nell’ottobre del 1815 con pochi uomini e armato di tanto coraggio ma durante la traversata venne colto da una tempesta improvvisa che fece gli perdere la rotta e sbarcò per errore sulle coste calabre anziché salernitane. Murat non si perse d’animo e credendo nel successo dell’impresa per mezzo di un effetto sorpresa tentò di sollevare il popolo contro i Borbone da poco ritornati a Napoli, ma le cose andarono molto male per lui, infatti, dopo essere stato catturato e linciato da una folla inferocita, fu processato e condannato a morte da una legge da lui precedentemente promulgata (questa legge condannava a morte mediante fucilazione sovversivi e rivoluzionari sorpresi in flagranza di reato).
A distanza di circa due secoli, sul luogo degli ultimi momenti di vita di Gioacchino Murat, c’è chi ha pensato bene di dedicargli il Museo Provinciale Murattiano (inaugurato nel maggio del 2003 e ricchissimo di reperti e documenti molto interessanti).
Vista la complessità e la lunghezza dell’articolo, per una consultazione più semplice forniamo qui l’articolo completo – diviso in tre parti – in formato pdf:
MEDAGLIE NAPOLETANE DI GIOACCHINO MURAT – parte 1.pdf
MEDAGLIE NAPOLETANE DI GIOACCHINO MURAT – parte 2.pdf
MEDAGLIE NAPOLETANE DI GIOACCHINO MURAT – parte 3.pdf
2 Comments
michele la manna
complimenti a francesco di rauso, finalmente ho imparato a distinguere le medaglie originali di gioacchino murat da quelle postume che spesso passano per originali anche in convegni numismatici nazionali. un affettuoso grazie michele lamanna
Michelangelo
Anche a distanza di quasi due anni dalla pubblicazione, questa è una serie di articoli ancora illuminanti e di attualità. Complimenti sinceri a Francesco, con l’auspicio di vedere in futuro altri scritti simili. Nella medaglistica è basilare saper riconoscere gli esemplari riconiati e quelli originali.