È da poco uscito in libreria un interessante volume dedicato alla monetazione di Verona e delle molte zecche (Trento, Merano, ecc.) che nel corso dei secoli si ispirarono alle sue coniazioni: L’area monetaria veronese. Verona e Tirolo, edito dalla casa editrice Athesia di Bolzano.
Il lavoro nasce dalla collaborazione fra il decano degli studi monetari tirolesi, il professor Helmut Rizzolli, e un giovane studioso veneto che da anni si occupa di storia monetaria, ed è il frutto di molti anni di studio e verifica dei materiali numismatici e documentari.
Il volume copre un arco temporale molto ampio che va dalle prime emissioni veronesi nel X secolo e giunge fino alla produzione imperiale di Massimiliano d’Asburgo nel XVI secolo. Si inizia dunque con le rare monete coniate dai re italici fino all’esplosione di varietà sotto il governo imperiale degli Ottoni: è questa l’epoca in cui le monete di Verona iniziano a viaggiare per l’Europa, finendo nei ripostigli di Germania, Polonia, Svezia e Norvegia. Dopo il tormentato periodo dell’XI e XII secolo, durante il quale i denari veronesi diventano sempre più svalutati ed esteticamente scadenti, si assiste finalmente ad una rinascita in tutta l’area di dominio della moneta veronese. Non solo le emissioni della città di Verona migliorano con il nuovo denaro piccolo e poi col grosso comunale; a Trento e a Bressanone aprono nuove officine monetarie, che faranno da apripista allo spostamento verso nord del cuore dell’attività di produzione monetaria.
Si arriva così alla fine del Duecento, con i grossi vigintenari di Merano che in breve invadono non solo l’intera area monetaria veronese, ma riescono ad imporsi addirittura in “casa del nemico”, cioè nella stessa città di Venezia, sede all’epoca di una delle più grandi e meglio organizzate zecche d’Europa. È questo il periodo delle numerose imitazioni delle monete meranesi, riscontrabili in tutto il Nord Italia.
Nel Trecento la strade delle coniazioni meranesi e veronesi si dividono sempre di più, pur continuando a rimanere forte il legame con l’originaria moneta di conto. Nella serie tirolese il glorioso vigintenario soffre sempre più spesso la concorrenza degli sviliti quattrini, mentre a Verona le imitazioni scaligere delle monete comunali o tirolesi lasciano il posto finalmente a coniazioni originali, con ben in evidenza l’emblema della scala. Dopo il 1387 c’è tempo per una breve incursione della moneta lombarda in area veneta, con l’occupazione di Verona da parte dei Visconti e la produzione di pegioni, soldi e imperiali sulle rive dell’Adige. Si tratta però di una parentesi effimera, perché la conquista veneziana porterà alla scomparsa delle monete coniate a Verona e al dominio del conio veneto. Il denaro veronese, o “berner”, sopravvive così solo nella zecca di Merano prima e in quella di Hall dopo, mentre nella pianura la lira veronese rimane solo una moneta di conto, senza più alcun aggancio con la moneta reale.
Tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento c’è ancora tempo per una nuova espansione del glorioso “berner”: dapprima a Dobbiaco e Lienz, con la coniazione di multipli del denaro veronese da parte dei Conti di Gorizia, poi a Verona, con la riapertura della zecca dopo la sconfitta veneziana di Agnadello. Con Massimiliano I d’Asburgo la gloriosa storia della moneta veronese volge al termine: dopo la perdita di Verona, nel 1519, e la crisi della zecca di Hall alla metà del Cinquecento, anche dai proclami monetari di Carlo V scompare l’ultimo riferimento al “berner”, al denaro piccolo veronese.
La seconda parte del libro è occupata da un enorme corpus delle monete coniate nelle zecche di Verona, Trento, Merano, Hall e nelle altre officine monetarie che occasionalmente adeguarono le loro coniazioni a quelle dell’area monetaria veronese. Si tratta di circa 350 pagine di catalogo con minuziosa descrizione di oltre 800 tipologie e varietà monetali, tutte illustrate a colori a grandezza reale e moltissime anche con forte ingrandimento per consentire di cogliere meglio i dettagli distintivi. La parte del corpus di Trento, Merano e Hall riprende il Corpus Nummorum Tirolensium Medievalium, edito in due volumi fra il 1990 e il 2006, con lievi aggiornamenti su varianti inedite. Completamente nuovo è invece il corpus delle monete di Verona, con molte novità.
È importante sottolineare come questo volume sia nato dal lavoro congiunto di un ricercatore veneziano e di uno bolzanino ed offra un punto di vista sulla storia monetaria delle regioni veneta e tirolese che travalica completamente gli antichi confini politici. È inoltre un gran segno di speranza che questo volume abbia visto le stampe proprio nel centesimo anniversario dello scoppio di quel conflitto mondiale che tante barriere ha creato fra popoli che hanno condiviso molti secoli di storia.
Helmut Rizzolli e Federico Pigozzo
L’AREA MONETARIA VERONESE
VERONA E IL TIROLO
Athesia editore
Fondazione Castelli di Bolzano
2015
17 x 24,5 cm
pp. 738
69 euro