di Lorenzo Bellesia – da Panorama Numismatico nr.255 / Ottobre 2010
L’AMBROSINO MILANESE FU CONIATO PER TUTTA LA SECONDA META’ DEL DUECENTO CON DIVERSI SIMBOLI. IN QUESTO ARTICOLO NE VIENE PROPOSTA UNA CRONOLOGIA E INDICATA UNA RARITA’ PER OGNI VARIANTE.
Prima parte
Premessa
Dopo secoli in cui la moneta coniata a Milano aveva avuto il nome di un re od un imperatore, nella seconda metà del Duecento si cominciò a battere un nominale in argento del tutto nuovo, decisamente più pesante di tutte le precedenti. Questa moneta aveva al diritto il nome della città insieme ad una croce ed al rovescio Sant’Ambrogio seduto di fronte e benedicente. Proprio per la presenza del Santo la moneta fu chiamata ambroxinus e se ne produssero un gran numero di varianti per circa mezzo secolo.
Il quadro storico
Nel CNI si legge che l’ambrosino fu battuto dalla Repubblica ambrosiana per la quale si indica il periodo dal 1250 al 1350. Che l’ambrosino sia stato battuto in quegli anni non c’è dubbio alcuno mentre è la definizione del periodo storico a lasciare qualche perplessità. Infatti i numismatici hanno preso come riferimento le date del CNI che suddivide le monete databili tra la fine dell’XI secolo e gli inizi del XIV tra diversi capitoli: Enrico VI (1190-1197), Federico II (1218-1250) e prima Repubblica (1250-1310). In realtà, sia studiando le vicende di quegli anni, sia esaminando le monete, si tratta di una semplicistica convenzione e per dimostrarlo basterà dire che nella monografia di Luigi Repossi, pubblicata nel 1877, prima quindi di quella dei fratelli Gnecchi, la successione dei capitoli è molto diversa. Il quarto capitolo infatti descrive Milano sotto il dominio degli Alemanni col titolo d’imperatori d’Alemagna e re d’Italia, dall’anno 961 all’anno 1240, il quinto Milano in Repubblica retta dai Torriani dall’anno 1240 al 1277 ed infine il sesto la dominazione dei Visconti col titolo di signori e poscia duchi di Milano dall’anno 1277 al 1447. Per il Pallastrelli, invece, la prima Repubblica milanese durò fino al 1271 circa. Dire allora che nel 1250, con la morte dell’imperatore Federico II, inizia la Repubblica ambrosiana è solo una convenzione oppure una eccessiva approssimazione. In realtà non è che i Milanesi fino al 1250 avessero vissuto sotto un regime monarchico e poi, morto Federico, avessero instaurato un regime repubblicano.
E’ utile perciò fare un excursus storico.
Milano, a capo della Lega lombarda, sconfisse Federico I Barbarossa a Legnano nel 1176. Dopo la pace di Costanza del 1184, Federico si rassegnò al nuovo assetto del potere. Nel gennaio del 1186 entrò a Milano ed annunciò l’incoronazione di suo figlio Enrico VI a re d’Italia. Milano si godeva così la vittoria perché il vecchio nemico ora le riconosceva una sostanziale autonomia ed una preminenza economica e militare in Lombardia. Tuttavia, la concordia civica durò ben poco e cominciarono le lotte interne anche se la città non smise mai di allargare la sua influenza in funzione anti imperiale.
Fu però il figlio di Enrico VI, Federico II, a voler ristabilire l’autorità imperiale in Italia. Nel 1226 allora si ricostituì la Lega lombarda che ebbe peggior fortuna di quella precedente. Il 27 novembre 1237 a Cortenuova l’imperatore batté l’esercito alleato. Milano venne allora abbandonata dai suoi alleati che si schierarono dalla parte imperiale ma la sconfitta non era definitiva perché Federico non riuscì a conquistarla. Anzi, le cose volsero presto al peggio. Il pontefice Innocenzo IV nel concilio di Lione del 1245 scomunicò l’imperatore dichiarandolo deposto che veniva anche sconfitto di fronte a Parma nel 1248. L’imperatore morì il 13 dicembre 1250.
Con lui finiva un’epoca ma non ci furono significative conseguenze per Milano mentre l’Impero cadeva nell’anarchia e nella confusione. V’erano più rivali, e ciascuno s’intitiolava Augusto, ed aveva un partito; rivali deboli però, e appena bastanti a nuocersi scambievolmente; e perciò l’autorità imperiale più non vi era; anzi riguardo alla storia di Milano dobbiamo considerare l’influenza dell’imperatore sospesa sino alla fine del secolo XIII. Gl’imperatori Corrado IV, Guglielmo d’Olanda, Riccardo di Cornovaglia, Alfonso di Castiglia, Rodolfo d’Habsburg, Adolfo di Nassau e Alberto I non ebbero che poca o nessuna parte negli avvenimenti di Milano; dove si ritornò a riconoscere l’autorità cesarea colla venuta di Enrico VI per gl’Italiani (ma comunemente chiamato VII), che ascese alla dignità imperiale l’anno 1308. Frattanto la città viveva fra le fazioni, cercando al solito i nobili d’opprimere la plebe, e questa di contenere i nobili ed umiliarli.
In città da anni ormai si era affermata la supremazia della famiglia Della Torre che si sosteneva sul consenso popolare. Nel 1240 Pagano Della Torre fu proclamato protettore del popolo mentre nel 1247 il nipote di Pagano, Martino, fu eletto alla nuova carica di anziano della credenza. Poiché crescevano le lotte interne si andava affermando l’idea di attribuire il potere ad una signoria che superasse le fazioni. Così nel 1253 il marchese d’Incisa Manfredo Lancia fu creato signore di Milano per tre anni. Tuttavia, passati quegli anni ricominciarono le lotte. Il popolo voleva Martino Della Torre; un altro partito voleva Guglielmo da Soresina; i nobili espulsi proponevano Ezelino da Romano, uomo celebre nella storia di Brescia, Verona, Vicenza, Padova e Marca Trevigiana. Accadde che nessuno volle cedere al partito contrario, e si elesse il marchese Oberto Pelavicino signore di Milano per cinque anni. I signori Della Torre rimanevano frattanto in Milano godendo di tutta l’influenza sul popolo, ma riconoscendo la signoria del marchese, il quale s’intitolò capitano generale di Milano.
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L’ambrosino milanese (1,4 MB)
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