Fu nel 1509 che l’imperatore Massimiliano d’Austria concesse il diritto zecca a Giacomo IV Appiani nel diploma di investitura del feudo di Piombino.
Questo diritto non fu goduto che verso la fine del secolo quando l’imperatore Rodolfo eresse Piombino a stato insignendo del titolo di principe Giacomo VII Appiani (1594-1603). Di quest’ultimo si conoscono infatti monete in argento e mistura. Morto Giacomo VII senza eredi, il feudo fu venduto al nipote di papa Gregorio X, Niccolò Ludovisi (1634-1665) che riaprì la zecca. Successore di Niccolò fu il figlio Giovan Battista (1665-1695) alla cui morte la zecca fu definitivamente chiusa. Nel 1805 il Principato di Piombino fu assegnato alla sorella di Napoleone, Elisa, ed al marito Felice Baciocchi.
Come ben sanno i numismatici toscani, le monete di Piombino sono di estrema rarità salvo qualche quattrino e crazia. Sono invece praticamente introvabili quelle d’oro e d’argento, fatto che aveva dovuto constatare già alla fine del Settecento Guid’Antonio Zanetti che aveva voluto scrivere una monografia su questo tema dedicandola al cardinale Ignazio Boncompagni Ludovisi. Appena settant’anni dopo la chiusura della zecca lo Zanetti lamentava sia la scarsità di monete sia quella di documenti d’archivio. E pensare che si era rivolto direttamente alla famiglia, diventata Boncompagni-Ludovisi, per rintracciare nuove monete e documenti ma sia delle une che degli altri era rimasto ben poco. Ancora oggi, per esempio, quasi tutti i più prestigiosi nominali aurei ed argentei di Piombino sono noti in un solo esemplare conservato o nella collezione reale oppure in qualche museo mentre la monografia di riferimento è rimasta in sostanza solo quella dello Zanetti.
Ora un decisivo passo in avanti negli studi è stato fatto con la pubblicazione di questo Quaderno inserito nella collana dell’Archivio Storico di Piombino e curato dall’architetto Luciano Giannoni. Qui sono presentati diversi saggi che hanno il merito di aggiornare le nostre conoscenze su questa zecca e di portare alla luce diversi documenti inediti per meglio inquadrare l’attività e soprattutto il contesto economico e monetario in cui ci furono le emissioni.
Franca Maria Vanni tratta de La zecca di Piombino da un riesame della bibliografia e della documentazione archivistica ripercorrendo gli studi sull’argomento e descrivendo le emissioni. Si è cercato anche di individuare le varie sedi della zecca nonché di indagare sulla sorte di alcuni coni piombinesi.
Luciano Giannoni è l’autore de I grossi di Iacopo VII Appiani: una proposta di seguenza dei coni dove sono stati studiati 27 grossi identificando 6 coni di diritto e 9 di rovescio.
Fabrizio Callaioli ha esaminato invece Il grosso con le quattro stelle di Iacopo VII Appiani in cui i bracci della croce patente al rovescio sono ornati da una stella a sei punte in cima al braccio.
Eleonora Peccatori ha firmato il contributo dal titolo La situazione economica del Principato di Piombino durante il governo di Niccolò e Giovan Battista Ludovisi (1634-1700) alla luce delle fonti documentarie. Sono pubblicati interessanti documenti inediti.
Sempre riguardo alla documentazione d’archivio Luciano Giannoni scrive Sul bando “sopra la proibizione de’ quattrini neri cattivi e crazie simili” emesso dal granduca Ferdinando II al tempo di Giovan Battista Ludovisi.
L. Giannoni (a cura di)
LA ZECCA DI PIOMBINO. DA IACOPO VII APPIANI A GIOVAN BATTISTA LUDOVISI
Edizioni Archivinform, 2011
17 x 24 cm –
119 pp. – 15 euro
Per informazioni
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