Questo libro descrive tutta la produzione della zecca dell’Aquila da Ludovico I d’Angiò (1382-1384) a Carlo V (1519-1556). La città rappresentò infatti un punto importante per il rifornimento di circolante per tutta l’Italia centro meridionale in particolare come supporto della zecca di Napoli dalla quale riprende moltissime tipologie. Proprio per questa sinergia tra le zecche dell’Aquila e di Napoli, la corretta identificazione del centro di emissione rappresenta uno dei punti di maggior interesse e di più accesa discussione tra gli studiosi ed i collezionisti di monete del Regno di Napoli.
Questa ricerca tenta perciò di fare il punto sugli studi riguardanti la zecca e di formare un catalogo delle tantissime varianti note delle emissioni aquilane, in particolare quelle di rame.
Dopo alcuni brevi capitoli introduttivi, riguardanti le tipologie monetali battute nella città, gli zecchieri qui attivi e la morfologia delle emissioni, si passa ai capitoli dedicati ai vari regnanti.
Ogni capitolo si apre con una breve biografia, quindi si affrontano i problemi strettamente numismatici facendo i dovuti confronti con le opere precedenti, in particolare quelle del Lazari, del Cagiati e di Pannuti e Riccio. Davvero tanti i problemi affrontati quali le datazioni e le differenziazioni rispetto alla zecca di Napoli.
Il sistema espositivo proposto dall’autore nel suo catalogo è identico a quello del Corpus, comprende cioè una puntigliosa elencazione di tutte le varianti note, partendo ovviamente dal Corpus stesso e comprendendo quindi anche il Cagiati, i listini di vendita e le collezioni private. Ciò ha portato alla descrizione di ben 1215 monete tra tipi e varianti (l’autore infatti ha adottato una numerazione unica per tutto il volume) ma per le quali le fotografie proposte sono di numero decisamente inferiore. Questa scelta lascia un po’ perplessi. Effettivamente ci si perde in così tanta abbondanza: si pensi che il comune cavallo di rame di Ferrante I d’Aragona è descritto nei numeri da 492 a 603 per quelli attribuiti al periodo dal 1472 al 1494 e da 695 a 860 per quelli che l’autore data tra il 1488 ed il 1494 ma, di questi ultimi, appena 9 esemplari sono fotografati mentre si devono aggiungere pochi disegni tratti dall’opera del Cagiati. Il fatto di non abbinare la descrizione con la foto e di riprendere le pagine e pagine di descrizioni fatte dal Corpus può essere pericoloso perché occorre sempre fidarsi del lavoro di altri e l’esperienza insegna che proprio il Corpus è pieno di errori. E’ vero comunque che in questo libro di Perfetto la descrizione è molto precisa grazie anche all’uso di simboli, tuttavia classificare precisamente una moneta presentata in decine e decine di varianti diventa davvero arduo. Forse sarebbe stato meglio dividere tutte le varianti in gruppi e descriverne una generica per ciascun gruppo. Si tratta comunque di scelte del tutto soggettive. Di ogni variante viene indicato anche il grado di rarità.
Il libro è interamente a colori e graficamente molto curato. Rappresenterà sicuramente un’opera di riferimento essenziale per gli studiosi di numismatica dell’Italia centrale e meridionale trattando problemi, come si è detto, riguardanti anche la zecca di Napoli.
Un prezzario a parte elenca tutte le monete valutandole secondo tre gradi di conservazione, da molto bello a splendido. L’autore ha qui fatto notare come, a seguito degli eventi sismici che hanno colpito la città dell’Aquila, la corsa al recupero della propria memoria e identità storica, anche attraverso le monete, ha fatto registrare un sensibile aumento dei prezzi di mercato, in un arco di tempo molto breve.
S. Perfetto
LA ZECCA DELL’AQUILA
Editions Monnaies
d’Antan, 2010
21 x 27 cm, 549 pp.
150 Euro
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