Nello scudo bolognese di 10 apolli, coniato negli anni 1796-1797 dal Governo Popolare e precisamente nell’esergo del rovescio si osserva una veduta panoramica di Bologna sovrastata dall’effigie della Madonna di S. Luca.
I maggiorenni cittadini fecero apporre su questa moneta anche la leggenda Praesidium et deus, evidente pubblico riconoscimento e nello stesso tempo invocazione alla Vergine, da sempre protettrice e decoro della loro città.
E non potevano certo fare a meno della sua protezione quando i Francesi, nel 1796, decedo giungere a Bologna le loro ideologie repubblicane e rivoluzionarie protese, oltre che ad apportare la libertà, a difendere i diritti degli oppressi, ma in seguito vennero ovunque imposte dai francesi forti contribuzioni in denaro e il mantenimento delle truppe, furono confiscate opere d’arte e beni culturali come capolavori di pittura e scultura e biblioteche e archivi.
In questo periodo i bolognesi preferiscono giustamente continuare a riporre fiducia nella Madonna di S. Luca che veneravano da secoli e alla quale si affidavano ogni volta che incappavano in avversità, senza però abbondare, come in questo caso, quelle misure di prudenza e di tornaconto, che li spinsero ad accettare le nuove idee rivoluzionarie e a subire i giacobini locali fautori delle stesse.
Questi ultimi, comunque, non riuscirono a compromettere l’integrità della Fede, la mentalità e le tradizioni popolari.
Bologna diede segnali di accoglimento delle novità francesi e la comunitò cittadina trovò la forza e la capacità di darsi una immagine politico-amministrativa aderente al nuovo ordine sociale instaurato dal Governo Popolare che durerà sino all’anno seguente epoca in cui venne soppresso il Senato cittadino sorto a suo tempo, l’antica nobiltà feudale alla borghesia emergente.
La moneta da 10 apolli, a nostro giudizio, rispecchia fedelmente la situazione di allora, precaria e difficile, creatasi a seguito degli sconvolgimenti politici e sociali che interessarono gran parte dell’Italia.
In effetti lo scudo in questione non reca alcun segno della dominazione pontificia e, nello stesso tempo, esprime il vivo senso religioso del popolo bolognese che vide con favore sulla moneta il simulacro della Madonna.
E’ importante rilevare che nell’esergo del rovescio risalta una veduta della città che reca con sè, a causa dei numerosi coni prodotti, una vasta serie di varianti.
In alcuni tipi del 1796 vi si nota anche un alberello detto della libertà.
Tali varianti vengono citate spesso da testi numismatici e da molti cataloghi commerciali.
Esse consistono nel numero dei monumenti fra i quali spiccano le due torri principali e la chiesa di S. Petronio. Sono monumenti che emergono al di sopra di un tratto di mura di cinta con porta.
Raramente questa riproduzione panoramica della città si presenta di piacevole fattura, inoltre in alcuni esemplari si può osservare che a qualche monumento venne cambiata posizione rispetto le due torri principali che figurano sempre al centro della veduta che, per le sue peculiarità e per essere un elemento decorativo singolare, desta sempre l’attenzione dei numismatici.
La stessa veduta enne copiata da una incisione del 1660 prodotta dal pittore bolognese Giuseppe Maria Mitelli.
Prima ancora di attuare un confronto tra l’opera originale e quella riportata sulla moneta, si ritiene opportuno affermare che il nostro apporto di indagine e di interpretazione potrebbe non essere l’unico nè il primo, in ogni caso però è bene precisare che, in proposito, non conosciamo studi nè notizie.
Nell’anno 1660 l’incisione fu inserita nella pagina di dedica del pregiato volume L’arti per via comprendente una serie di stampe che illustrava i principali mestieri o attività ambulanti di allora.
Segue: articolo completo in formato pdf (0,4 MB) da Panorama Numismatico nr.69/novembre 1993 – articolo richiesto da un ns. lettore.