La capacità produttiva delle zecche antiche e medievali, organizzate col solo lavoro manuale, lascia talvolta increduli. Carlo M. Cipolla nel suo libro Il fiorino e il quattrino. La politica monetaria a Firenze nel 1300, Bologna 1982, riferisce che a Firenze nel 1371 venne svalutato il quattrino, cioè se ne ridusse il fino che passava da 0,178 grammi d’argento a 0,146, con una riduzione pari al 18%. Ne seguì una produzione smisurata perché la moneta divenne molto conveniente da richiedere per chi portava metallo in zecca. I dati sono disponibili per ventun mesi soltanto e se ne deriva che in quei ventun mesi furono coniati 23.244.575 quattrini. Non è assurdo pensare che durante tutto il periodo tra i primi del 1372 e la primavera del 1375 siano stati coniati qualcosa come 40 milioni di quattrini. I mesi presi in considerazione dal Cipolla, che del resto si basa sui dati già pubblicati dal Bernocchi, indica in 39 i mesi di produzione del quattrino. Il che porta ad una produzione superiore al milione di pezzi al mese. Anche senza considerare i giorni festivi, si arriva ad una produzione media giornaliera superiore ai 33.000 pezzi! Se poi consideriamo almeno quattro festività mensili (con un calcolo sicuramente approssimato per difetto visto che un tempo le festività erano davvero tante) questo numero è destinato a lievitare. Un numero così elevato lascia molto, molto perplessi sulla correttezza di questi dati. Tuttavia, di certo, di quattrini se ne coniarono davvero tanti.
Non abbiamo la possibilità di sapere, continua Carlo M. Cipolla, a quanto ammontasse la massa dei quattrini in circolazione sul mercato fiorentino prima delle nuove emissioni. Non siamo in grado di valutare che percentuale delle nuove emissioni fosse riconiazione di vecchi quattrini. E non abbiamo alcuna idea sulla percentuale di quattrini nuovamente emessi che uscirono da Firenze e invasero le città vicine come prima i quattrini di Pisa avevano invaso Firenze. Queste lacune nelle nostre conoscenze rendono difficile dare un significato alle cifre succitate delle emissioni dei nuovi quattrini. L’andamento del corso del fiorino fornisce però una spia delle reazioni del mercato all’immissione di quella massa di pezzi svalutati.
Tra il 1355 e il 1372 la quotazione del fiorino era rimasta contenuta tra i 65 ed i 70 soldi. Durante il 1373 si rialzarono le quotazioni minime: si verificò cioè una riduzione dello spread con la concentrazione del corso intorno alle quotazioni più elevate. Poi col 1374 tutta la fascia delle quotazioni si portò al rialzo e i massimi del periodo precedente furono largamente superati. Nel corso del 1375 il fiorino valse tra i 72 ed i 77 soldi. A quel punto il corso si stabilizzò e tra il 1376 e il 1378 si mantenne su una media di 75 soldi con uno spread intorno al 4%.