Le opere di Pasquale Attianese nascono sicuramente dall’amore per la sua terra, la Calabria, e per la numismatica antica. Già nel 1973 uscì il primo dei tre volumi Calabria greca dedicato ad una panoramica dell’intera monetazione delle 25 città greche situate nell’odierna Calabria. I successivi volumi uscirono nel 1977 e nel 1980 dando all’opera l’aspetto di un vero e proprio corpus.
Nel corso degli anni c’è stato un continuo lavoro di aggiornamento e affinamento con nuove monografie e articoli, in particolare su Crotone. Quest’ultima opera di Attianese aggiunge un altro importantissimo tassello alla descrizione della monetazione di età greca in Calabria, riguardando una delle produzioni più abbondanti ma ancora poco note, quella dei Brettii, un popolo fiero e bellicoso che i Romani faticarono ad assoggettare tentando quasi di cancellarne la memoria storica. Proprio in odio ai Romani, si sono di volta in volta alleati con i loro nemici, Agatocle, Pirro e Annibale.
Il libro si apre con la prefazione di Italo Vecchi il quale ripercorre la storia dei Brettii e ne esalta le caratteristiche salienti. Non c’è ovviamente libro di numismatica che non incominci con una rassegna storica e, anche in questo caso, l’autore affronta l’argomento riprendendo le citazioni antiche che hanno avuto ad oggetto i Brettii. Di grande interesse è la rassegna delle località dei ritrovamenti delle monete brettie, alcuni dei quali documentati direttamente dall’autore.
Il catalogo vero e proprio è suddiviso in tre parti. I Brettii coniarono l’oro l’argento e anche grandi quantità di bronzo. La produzione dell’oro è datata dal 216 al 215 a.C. e comprende dracme ed emidracme. All’incirca allo stesso periodo e poco oltre risalgono le produzioni argentea e bronzea. Successive a queste ultime, e probabilmente le ultime brettie, sono le produzioni di monete in bronzo che l’autore definisce «tosate», in realtà emissioni con tondello e, quindi, peso fortemente ridotti. Si tratterebbe «dell’estremo sforzo dei Brettii di conservare almeno una parvenza d’economia, mantenendo inalterati i tipi monetali».
Complessivamente sono stati descritti e illustrati 208 esemplari suddivisi nei tre metalli. L’autore ha tentato, sulla base della sua esperienza e dei ritrovamenti locali, di assegnarne l’emissione alle varie località calabresi. Egli ne elenca addirittura quasi 50 indicandole come «probabili officine monetali dei Brettii e dei Lucani sulla base delle differenze stilistiche riscontrate nelle serie delle emissioni». Ad esempio, nelle emissioni bruzio-puniche con testa di Tanit a sinistra al diritto e cavallo al rovescio (pp. 44-45), su quattro tipologie di mezzi schekel tutti datati dal 215 al 205 a.C., l’autore ipotizza altrettante zecche diverse: Torre del Mordillo, Locri, Capo Lacinio e Marcedusa.
Si fa anche notare l’aspetto squisitamente artistico di molta parte della produzione brettia che certamente non sfigura accanto alle migliori emissioni contemporanee vicine, dalla Campania alla Sicilia. È da ritenersi che gli incisori provenissero dalle città greche vicine oppure che incisori locali avessero appreso le tecniche di produzione direttamente nelle zecche greche. Nelle postille conclusive si rimarca che i Brettii non erano affatto un popolo barbaro ma, anzi, aperto alle novità pur se ancorato alle proprie tradizioni.
Pasquale Attianese
LA MONETAZIONE DEI BRETTII
Publigrafic Edizioni
Crotone 2015
21 x 29,7 cm
pp. 147
35 euro
Per info: publigrafic@alice.it