di Michele Chimienti e Franco Malavasi – da Panorama Numismatico nr.146 / Novembre 2000 – articolo richiesto da un ns. lettore
Il ‘700 è chiamato il secolo dell’Illuminismo per i progressi che in quel periodo furono fatti sia in campo filosofico che scientifico; tra i ceti più elevati si diffuse uno spiccato interesse per tutte le scienze. Sino a quel momento individui dalle ampie disponibiIità economiche avevano creato raccolte degli oggetti più disparati che pomposamente chiamavano musei, in cui, accanto ad alcuni di rilevante valore scientifico, ne erano posti altri solo perché strani ed insoliti, come uova o penne di struzzo (fig. I). Ma con la nuova visione del settecento queste raccolte iniziarono a trasformarsi secondo concetti scientifici e seguendo principii più razionali. Inoltre iniziò a farsi strada il concetto che esse dovessero superare lo scopo di suscitare stupore e divertirnento, per assumere un significato di studio e di ricerca.
Anche le raccolte numismatiche subirono questa evoluzione e fu il primo passo verso la nascita delle collezioni pubbliche.
In questa atmosfera nel dicembre del 1737 gli assunti della zecca bolognese decisero di formare una collezione di monete e pesi monetali da conservare nel palazzo della zecca.
La decisione nacque dalle offerte fatte dal Bacialli, segretario e custode dei coni, e dal Pfister, assaggiatore della zecca di cedere le proprie raccolte (tabella I).
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