Battezzata da Ugo Foscolo «tempio dell’itale glorie», la Basilica di Santa Croce è uno dei più straordinari edifici religiosi fiorentini. Costruita a partire dal 1294 su progetto di Arnolfo di Cambio per volere del più antico nucleo fiorentino di frati francescani, la chiesa venne concepita come un vasto luogo di preghiera e di culto che ancora oggi vanta il primato di essere tra le più grandi chiese francescane.
La basilica fu eretta grazie al contributo economico delle più importanti famiglie della città e, come ricompensa, i frati diedero la possibilità ai membri di queste casate di essere seppelliti all’interno della basilica. I più celebri artisti, toscani e non, vennero chiamati per decorarle: le cappelle Peruzzi e Bardi hanno entrambe affreschi di Giotto con Storie di San Giovanni e Storie di San Francesco, la cappella Riccardi affreschi di Giovanni da San Giovanni e tele di Matteo Rosselli, la cappella Salviati una grande pala del veronese Jacopo Ligozzi.
Fu con i sepolcri degli umanisti Leonardo Bruni e Carlo Marsuppini, presumibilmente commissionati dalla Signoria, che Santa Croce divenne custodia delle pubbliche glorie fiorentine. Nel 1564 Cosimo de’ Medici diede nuovo impulso alla consuetudine di onorare nella chiesa la memoria di uomini illustri con la commissione della tomba di Michelangelo. Cominciò così la politica culturale del Granducato di Toscana che celebrava, attraverso i monumenti funebri in Santa Croce, gli ingegni che hanno reso grande Firenze.
Nel 1807 Ugo Foscolo, nel componimento Dei sepolcri, la esaltò definendola custode delle «urne de’ forti». Attualmente i sepolcri illustri sono quindici, tra cui quelli di Dante, Niccolò Machiavelli, Leon Battista Alberti, Michelangelo, Galileo Galilei e Ugo Foscolo.
Marco Benetello, numismatico e autore di vari testi sulla monetazione fiorentina e sulla medaglistica neoclassica, si sofferma, nel volume La Basilica di Santa Croce a Firenze nelle medaglie dell’Ottocento, sulle medaglie ottocentesche, ancora di gusto neoclassico, che sono riconducibili ai monumenti funebri all’interno della Basilica di Santa Croce. Approfondendo aspetti storici e architettonici, l’autore mette in luce le concordanze tra i monumenti ai personaggi celebri e le medaglie ottocentesche a loro dedicate, raccontando la storia della loro realizzazione, analizzando elementi simbolici e corrispondenze tra arte e numismatica. Partendo dalla medaglia che celebra l’erezione del cenotafio a Dante dello scultore neoclassico Stefano Ricci, inaugurato il 24 marzo del 1830, del quale l’udinese Antonio Fabris realizzò una celebre medaglia coniata nel 1831, alla tomba dello storico Carlo Botta (1766-1837) a cui è ispirata la rara medaglia del 1830 che fa parte della serie degli Uomini Illustri Piemontesi di Gaspare Galeazzi, Benetello percorre le navate della Basilica fiorentina accompagnandoci in una visita di grande interesse e suggestione.
Il ritratto di Ugo Foscolo chiude, come dovuto, il volume. Il monumento al poeta che celebrò Santa Croce ma morì esule in povertà a Londra nel 1827, ebbe una lunghissima gestazione e trovò la sua definitiva configurazione solo nel 1939, quando fu inaugurata la scultura di Antonio Berti che lo ritrae, ma Benetello vuole comunque ricordarlo con l’immagine di un medaglione in bronzo di Amedeo Taddeini ancora in pieno spirito ottocentesco.
In appendice, la Tavola degli Incisori e degli Scultori e la Bibliografia di riferimento.
Marco Benetello
La Basilica di Santa Croce a Firenze nelle medaglie dell’Ottocento
Fox & Sparrows Edizioni 2024
pp. 68, 12 x 20 cm
Brossura, illustrato a colori
euro 18,00
ISBN: 9791281942073
Info: www.foxandsparrowsedizioni.it
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