di Domenico Salvadore – artciolo richiesto da un ns. lettore da Panorama Numismatico nr.86 e nr.87 / 1995
IL MIGLIOR ARTICOLO DEL ’95
Sin dall’età repubblicana le legioni romane avevano condotto fin nei paesi più lontani le aquile vittoriose creando i presupposti per l’affermarsi della potenza di Roma che raggiunse il suo apice ai tempi di Traiano, portando la civilt à romana in gran parte del mondo allora conosciuto. L’asse portante dell’esercito romano furono le legioni: per motivi di spazio parlerò solo sulla genesi delle legioni e loro successiva evoluzione nel periodo repubblicano ed imperiale.
Durante il primo tempo repubblicano l’esercito tipico rimase della consistenza di due legioni che divennero poi quattro durante la seconda guerra sannitica (un console comandava due legioni) ed in seguito sei, otto, diciotto e persino ventitre durante la guerra annibalica.
L’effettivo iniziale di 4.200 uomini e 300 cavalieri per ogni legione rimase costante fino a tutto il II secolo ma in determinate circostanze fu aumentato.
Già in questo periodo i Romani non combattevano più da soli giacché avevano degli alleati, dapprima nel Lazio e successivamente in tutte le regioni d’Italia in cui si andava estendendo la dominazione romana.
Sia i Latini che gli alleati italici (i soci) furono obbligati non solo a mettere a disposizione dei Romani un contingente di forze ma anche a pagarlo: erano i
Romani a richiedere volta per volta agli alleati l’entità delle forze necessarie.
Dalle guerre puniche in poi, quando si cominciò a combattere fuori d’Italia, ai predetti soci si aggiunsero delle forze reclutate nei paesi con i quali si veniva a
contatto, forze fomite in base ad alleanze oppure mercenarie.
Queste truppe, costituite da cavalieri e da specialisti come arcieri e frombolieri, si chiamarono auxilia ed il loro numero variava a seconda delle circostanze.
La leva avveniva solo in caso di guerra: in servizio venivano chiamati uomini appartenenti alle cinque classi del censo mentre la restante massa, i proletarii, veniva impiegata nella flotta. Per quanto concerne l’età, il limite massimo era di 46 anni per il servizio in campagna, poi sostituito con un massimo di sedici campagne come fante o cavaliere.
In caso di circostanze eccezionali si procedeva alla leva in massa, tumultuus, e tutti potevano essere richiamati o chiamati alle armi.
Presso gli alleati la leva veniva fatta dalle locali autorità.
Da un documento di Polibio sappiamo che la consistenza delle forze mobilitabili in Italia era nel 255 a.C. di circa 550.000 uomini.
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