Premessa dell’autore Renzo Bruni
Perché un’opera su Balbo?
Immediatamente mi viene da rispondere: perché, essendo ferrarese, rientra nell’orbita dei miei studi. Questa risposta è assolutamente giusta ma non sufficiente, in quanto molti sono i ferraresi che meriterebbero di essere ricordati. La motivazione più profonda è forse nella seguente frase, rubata al Guerri 1: La storia di Balbo è la favola realizzata dell’uomo della strada che dice “se comandassi io” e arriva davvero a comandare, autore, vittima e complice del sistema in cui opera e di cui non si sa liberare. Queste righe evidenzieranno il Balbo alpino, squadrista, rivoluzionario, giornalista, aviatore, governatore. Ma nessuno degli aspetti che hanno caratterizzare l’esistenza di Balbo sarà esaltalo, né saranno espressi giudizi sul suo operato o sulle sue idee, perché questo non rientra nello scopo di questo studio. Una cosa sola sarà esaltata: l’arte della medaglia.
Renzo Bruni
Biografia
“Un bell’alpino,
un grande aviatore,
un autentico rivoluzionario,
il solo che sarebbe stato capace d’uccidermi.”
Benito Mussolini, 1940.
Italo Balbo nacque a Quartesana, un paesino all’ immediata periferia di Ferrara, il 6 giugno 1896, da Camillo Balbo, d ‘origini piemontesi, e da Malvina Zuffi , d ‘origini copparesi, entrambi insegnanti. Il Guerri 2, ci evidenzia che la sua fu “la solita infanzia di un bambino appena più vivace della norma”.
Era appassionato lettore di libri d ‘avventure e di storie d ‘eroi, devoto e rispettoso nei riguardi della famiglia, affezionatissimo alla madre ed alle sorelle che lo crebbero.
La sua vita di studente, iniziata a 10 anni al liceo-ginnasio Ariosto, fu caratterizzata da una forte capacità di apprendere ma anche da una scarsa volontà di applicarsi, da una condotta indisciplinata, da una sofferenza, fisica ed intellettuale, per le costrizioni di una scuola troppo rigida 3.
Il suo interesse era rivolto ad iniziative letterarie, politiche, sindacali, decisamente più impegnative del lento progredire scolastico 4. A quindici anni la passione politica e una convinta fede mazziniana lo portano a frequentare assiduamente il “Milano”, uno dei caffè ferraresi più animati e alla moda, dove ogni sera di discute animatamente di politica.
Nel maggio 1911, fugge da casa per partecipare ad una spedizione di volontari per la liberazione dell’Albania dai Turchi (mai partita per ordine del governo Giolitti).
Contemporaneamente il suo pensiero è attratto anche dalle prime fortunate prove dei pionieri dell’aviazione. Lo vediamo, infatti, tra gli organizzatori delle “fumate” che avrebbero dovuto guidare gli aeroplani impegnati nella gara aviatoria Bologna-Venezia-Rimini-Bologna, in transito nei cieli ferraresi. Forse anche per questo il padre fu costretto a mandarlo a Milano dal fratello Edmondo, dove, tra l’altro, prese lezioni private che gli permisero di terminare, nel 1912, in Lugo di Romagna, il ginnasio.
Ritornato a Ferrara, nel 1913, iscritto al primo anno di liceo, capitanò gli scioperi studenteschi contro l’aumento delle tasse proposte dal Ministro dell’istruzione 5.
Lo scoppio della prima guerra mondiale, e gli scontri tra le due fazioni politiche favorevoli e contrarie all’ intervento dell’ Italia nel conflitto, lo vedono in continuo fermento, in giro per la provincia a tenere comizi interventisti o a Milano dove si combatteva la lotta politica sulla guerra.
In quel periodo Balbo aderì incondizionatamente al programma interventista di Mussolini e s’iscrisse ai Fasci d’azione rivoluzionaria, di cui anche il futuro duce faceva parte. Senza attendere la dichiarazione di guerra italiana, Balbo, nell’estate 1915, interruppe gli studi e si arruolò volontario come motociclista presso la terza zona costiera.
Dopo aver frequentato per cinque mesi la scuo la militare di Modena, nell’aprile 1917, fu nominato aspirante e destinato al battaglione “Val Fella” dell’8° reggimento alpino.
Nel settembre successivo ottenne il grado di sottotenente e, un mese dopo, fu trasferito al deposit o aeronautico di Torino dove rimase sino al novembre successivo, quando fu richiamato tra gli alpini del battaglione “Antelao”.
Infine, nel febbraio 1918, divenuto tenente, fu trasferito al battaglione “Cadore”.
Il 21 maggio 1920 fu congedato e destinato a fare il “commissario prefettizio” a Pinzano al Tagliamento, una cittadina del Friuli.
Durante la permanenza in terra friulana conobbe Emanuella Florio, figlia dei conti Florio, nobile casata d ‘origine dalmata. I due si innamorarono perdutamente, ma il loro amore fu ostacolato dalla famiglia Florio, che per la figlia sperava qualcosa di più di un ex alpino. Solo al compimento della maggiore età della ragazza i due poterono convolare a nozze.
Come riporta il Guerri 6, “fu un matrimonio felice sotto tutti gli aspetti, sostenuto da un amore reciproco durato tenacemente sino alla fine. I due caratteri, pacata e introversa lei quanto esuberante ed estroverso lui, divennero complementari e si sostennero a vicenda”.
ln Friuli la sua formazione politica ebbe una svolta.
Come si evince dagli interventi pubblicati sulla rivista “L’ Alpino”, il populismo e la disponibilità a sinistra che anni prima avevano consentito al giovanissimo Balbo di scrivere su un giornale socialista e partecipare alle manifestazioni della carnera del lavoro SI erano spenti con la guerra per lasciare spazio ad un nazionalismo che già travalicava di gran lunga lo spirito mazziniano e repubblicano 7.
Nell’ottobre 1918 si era iscritto all’ istituto di scienze sociali Cesare Alfieri di Firenze, una scuola ad indirizzo giuridico ed economico, che frequentò con discreto successo.
Probabilmente durante la permanenza a Firenze prese parte a qualcuno delle numerose manifestazioni antibolsceviche dei reduci, ma non vi fu alcun avvicinamento al piccolo ma inquieto fascio fiorentino.
Terminati con successo gli studi, alla fine di novembre del 1920, ritornò a Ferrara riprendendo immediatamente l’attività politica mazziniana, spostandosi da un paese all’ altro a tenere comizi 8.
Nella città emiliana, pochi giorni prima, il 10 ottobre 1920, in un momento d’estrema tensione sociale e politica 9, Francesco Brombin, nazionalista e insegnante in un istituto tecnico, aveva costituito un fascio locale, con l’adesione di 50 iscritti.
Due mesi dopo, il fascio ferrarese, rappresentando per molti l’unico movimento in grado di contrastare le frequenti agitazioni dei lavoratori, controllate dal partito socialista, era ormai prossimo al migliaio d’iscritti.
Fondamentale per I’affermazione di questo movimento divenne il comizio che i socialisti tennero in città il 20 dicembre 1920.
Durante quest’importante manifestazione un gruppo di 300 fascisti, provenienti anche dalle campagne e a Bologna, si scontrò con i socialisti a pugni e bastonate.
Lo scontro era appena cominciato quando dal castello estense un gruppo di socialisti mai identificato fece partire una scarica di fucileria che uccise tre fascisti, un passante e un socialista.
Questo fatto ebbe un effetto immenso sulla popolazione e sulla vita politica e amministrativa della città.
Ai funerali parteciparono 14.000 persone: una sottoscrizione per le famiglie raggiunse la cifra di 200.000 lire; la minoranza del consiglio provinciale si dimise argomentando di non voler amministrare con un gruppo d’assassini; “La scintilla”, organo di stampa locale del partito socialista, interruppe le pubblicazioni per tre settimane; il prefetto De Carlo, moderato, fu sostituito da Samuele Pugliese, molto vicino al movimento fascista” 10.
Due anni dopo, questo fatto, divenuto “l’eccidio del XX dicembre 1920”, sarà ricordato dalla seguente medaglia.
Acquista Renzo Bruni, Italo Balbo. Una vita raccontata dalle medaglie
- Giordano Bruno Guerri, ltalo Balbo. Milano 1998, p. 13. A quest’opera mi sono riferito per raccontare le vicende che hanno caratterizzato la vita di questo personaggio. ↩
- Ibidem, p. 19. ↩
- Ibidem, p. 23. ↩
- Ibidem, p. 25. ↩
- Secondo alcuni autori a seguito di questo grave comportamento Balbo venne estromesso dalle scuole pubbliche italiane e dovette terminare gli studi a San Marino. ↩
- Ibidem, p.44 ↩
- Ibidem, p. 47. ↩
- L’adesione di Balbo al gruppo che, capeggiato da Mussolini, nel marzo 1919 aveva gettato le basi del fascismo non fu immediato ed incondizionato. Secondo alcuni autori Balbo aderì al fascismo in buona parte per pura convenienza. ↩
- Il territorio ferrarese alla fine dell’ 800 aveva subito una profonda trasformazione economica e sociale, incentivata dalle grandi opere di bonifica che avevano liberato e reso coltivabile buona parte del territorio sino ad allora coperto da paludi. Le nuove terre erano state acquistate da società anonime che introdussero le coltivazioni intensive, rese possibili dall’impiego di nuovi macchinari.
La manodopera prima impiegata nei lavori di bonifica, non trovando sbocchi occupazionali concreti andò ad ingrossare le fila dei braccianti a giornata, dei pescatori e dei cacciatori che avevano perduto i mezzi di sostentamento abituali. Questa grave situazione sociale, portò alla formazione delle prime leghe socialiste e delle camere del lavoro, alla proclamazione di scioperi, ed a una accesa lotta tra i proprietari terrieri e gli operai sostenuti dal partito socialista (quest’ ultimo alle elezioni del novembre 1919 aveva ottenuto il 75% dei voti). Proprio nel 1920 lo scontro divenne durissimo; con lo sciopero di febbraio vennero bloccate le semine, venne attuato il divieto di mungere le mucche, vennero incendiati numerosi fienili e uccisi animali.
Questa fiammata di terrore spinse i proprietari a ricorrere a violenze analoghe. Negli scioperi del Iuglio-agosto 1920 si ebbero tre morti e numerosi feriti. Probabilmente non fu un caso la nascita del fascio locale. ↩
- G.B. Guerri, Italo Balbo, Op. cit., p. 65 ↩
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