Medaglia n.1
D/ Nel campo: veduta del castello estense affiancato a sinistra dallo stemma della provincia e da rami d’alloro avvolti da nastro sul quale appare la scritta: XX / DICEMBRE / MCMXX
Alla base dei rami: S. J.
Nell’esergo, su quattro righe: VNA STRAGE DI GIOVINEZZA QVI SEGNO’ / IL TRACOLLO DI VNA BARBARIE / E L’ALBA DELLA PATRIA / RESVRREZIONE
R/ Nel campo, su tredi ci righe: 19221 / LE POPOLAZIONI / DELLA PROVINCIA I RlSORTE A LIBERA VITA / PEL SACRlFlClO CRVENTO / E L’AZIONE / VIGILE E GAGLIARDA / DELLA GIOVINEZZA FASCISTA / FERRARESE / QVESTO SEGNO / CHE E’ PEGNO DI / MEMORE GRATITVDlNE / OFFRONO
Autore: non indicato; Coniazione: Johnson; Bordo: liscio;
Diametro: mm 35 con cambretta; Metallo: bronzo; Riferimenti: Casolari 35
Trattasi della prima medaglia di chiara iconografia fascista emessa a Ferrara.
A metà febbraio, quando ne assunse la direzione Italo Balbo, gli iscritti al fascio ferrarese erano già 6.000, mentre i fasci provinciali erano già più di 40 1.
La nomina di Balbo fu caldeggiata dalla direzione milanese, che desiderava qualcuno che fosse al di fuori delle beghe dei fascisti fondatori, che sapesse resistere alle pressioni degli agrari, che fosse più coerente alle direttive impartite da Milano, che avesse molta duttilità politica ma che sapesse anche menare le mani 2.
L’ex alpino si accingeva a portare il fascio di Ferrara ai massimi livelli in campo nazionale 3 e a divenire uno degli uomini che contribuirono maggiormente alla affermazione del fascismo, reso una grande forza nazionale dallo squadrisrno agrario.
Questo squadrismo, dapprima formato da bande d’allegroni senza alcuna organizzazione, armate di cartocci di nero furno e di stoccafisso, assunse con Balbo un ordinamento militare, con tanto di divisa 4 e con sfoggio d’efficienza, di coraggio e d’intraprendenza 5.
Purtroppo a Ferrara le azioni che videro impegnate lo squadrismo locale furono innumerevoli, molto aspre e sanguinose 6. Una delle più gravi fu l’uccisione, la sera del 23 agosto 1924, del sacerdote di Argenta, don Giovanni Minzoni 7.
Don Minzoni, di origini ravennate, militava nel partito popolare ed era un attivo oppositore del fascismo e un energico organizzatore dei lavoratori al di fuori delle strutture fasciste.
Sul finire dell’ottobre del 1922, unitamente a De Vecchi, De Bono, e Bianchi, fu a capo della marcia su Roma, che porterà all’affidamento di un nuovo governo a Mussolini.
Da quel momento la vita di Balbo fu un susseguirsi di incarichi sempre più importanti.
Nel 1923 sarà uno degli organizzatori e, successivamente, dei comandanti generali della milizia; con le elezioni dell’aprile del 1924, stravinte dai fascisti grazie alla nuova legge elettorale e alle violenti intimidazioni esercitate in molti seggi, ottenne un posto alla camera; nel 1925 fu nominato sottosegretario alI’ Economia nazionale; nel novembre 1926 divenne sottosegretario all ‘Aeronautica.
Quest’ultimo incarico rappresentò per Balbo un coronamento degli entusiasmi giovanili per il volo, ed un risultato importante nella sua carriera poiché, di fatto, gli furono attribuiti da Mussolini tutti i poteri, ogni facoltà di scelta e le varie responsabilità di fondo anche prima di diventare ufficialmente ministro, nel 1929.
Proprio grazie all’aviazione Balbo raggiunse la massima popolarità.
A lui va riconosciuto il merito di avere affiancato all’affermato sviluppo tecnico scientifico dell’industria aeronautica italiana una nuova dottrina nell’impiego degli uomini e delle macchine nella aviazione.
Il pensiero di Balbo andava oltre i clamorosi successi conseguiti dagli aviatori italiani sino a quel momento, in quanto era basato non su imprese individuali ma di massa, in grado di esercitare un maggior impatto sull’opinione pubblica sia per l’arditezza delle imprese, sia per la lunghezza dei percorsi, sia per i rischi che Ie permeavano8.
Nell’ambito della sua lungimirante e rivoluzionaria direzione della Regia Aeronautica, Balbo costituì ad Orbetello la scuola di Navigazione Aerea d’Alto Mare (NADAM) finalizzata alla preparazione al volo oceanico di piloti e di specialisti di provato profilo professionale.
Proprio in questo ambito Balbo organizzò e portò a compimento, tra il 1928 e il 1933, quattro grandi crociere aeree di massa, due attraverso il mediterraneo e due attraverso l’atlantico.
Furono imprese audaci, rischiosissime e piene di incognite, condotte da uomini con una naturale passione per il volo, con una grande professionalità, fortemente disciplinati e con una grande dedizione al proprio Paese 9.
In particolare le due crociere atlantiche furono per Balbo, per l’aeronautica italiana, per l’ltalia e per il regime un autentico successo.
Molte sono le medaglie approntate a ricordo.
A questa crociera, preparata con minuziosa cura, presero parte quando squadriglie, contraddistinte dai colori nero, rosso, bianco e verde verniciati sulle ali in due larghe bande, ciascuna formata da tre velivoli, e due velivoli di riserva, per un totale di 14 idrovolanti “S. 55 T. A.”, mentre una divisione navale dislocata lungo il percorso atlantico, assicurava la necessaria assistenza.
L’avventura, iniziata il 17 dicembre 1930, fu immediatamente caratterizzata da condizioni atmosferiche avverse, che spezzarono la formazione in due gruppi.
Un gruppo comprendente l’idrovolante di Balbo riparò fortunosamente a Maiorca, mentre il secondo gruppo, comandato da Maddalena giunse regolarmente alla prima tappa di Los Alcazares.
Ricongiunto il gruppo, il giorno 21 successivo riprese il volo e tutti gli aerei giunsero ordinatamente a Kenitra, sulla costa africana, bagnata dall’ Atlantico e da li, il 23, raggiunse Villa Cisneros.
Il giorno di Natale la flotta riprese il volo per Bolama, nella Guinea Portoghese, ove giunse regolarmente e dove sostò alcuni giorni per sostenere i vari preparativi necessari per affrontare l’attraversamento dell’oceano.
Con qualche giorno di ritardo, dovuto al maltempo, all’una e trenta del 6 gennaio 1931, gli aerei ripresero il volo.
Non fu una partenza facile: due aerei si infransero nelle acque dell’oceano poco dopo il decollo e cinque membri degli equipaggi persero la vita, mentre un terzo idrovolante a seguito di noie meccaniche si levò in volo con un’ora di ritardo, raggiungendo il gruppo solo in prossimità della costa brasiliana.
Dei dodici velivoli che riuscirono a partire solamente dieci giunsero dopo oltre 18 ore di volo a Natal in quanto, a seguito ad avarie ai radiatori, altri due idrovolanti furono costretti ad un ammaraggio forzato. Solenni accoglienze furono riservate nella città brasiliana, ai trasvolatori che per primi avevano varcato con successo l’oceano con un’intera Squadra Aerea.
L’11 gennaio si svolse la tappa Natal-Baia, poi, il 15 gennaio, quella verso Rio, dove un milione di persone attendeva i trasvolatori ballando e cantando sulla spiaggia.
Nel pomeriggio dello stesso giorno l’idrovolante di Italo Balbo, seguito in formazione dagli altri velivoli, entrò nella baia di Botafogo.
In pochi minuti tutti i velivoli ammararono uno dopo l’altro con perfetta manovra.
Contemporaneamente anche le otto navi da guerra italiane che avevano collaborato alla grande impresa facevano il loro ingresso nella baia.
Questa splendida entrata scenografica fu salutata dal rombo possente dei cannoni delle navi da guerra brasiliane alla ronda, unito a quello potente dei cannoni delle fortezze circostanti disseminate attorno alla baia.
Agli atlantici furono riservati i grandiosi festeggiamenti sino al 7 febbraio quando si imbarcarono su una nave diretta a Genova, mentre gli aerei furono venduti al Brasile.
Segue, vedi anche:
Italo Balbo, una vita raccontata dalle medaglie – Parte I
Note
- G. B. Guerri, Italo Balbo, Op. cit., p. 65 ↩
- lbidem. p. 68 ↩
- Uno dei motivi di maggior successo del fascio ferrarese (dopo pochi mesi dalla nascita ai sindacati fascisti ferraresi avevano aderito circa 40.000 iscritti) fu l’adozione di una politica agraria basata sul contralto di enfiteusi, mediante il quale i proprietari avrebbero ceduto parte delle loro terre ai braccianti contro il pagamento di un canone annuo. ↩
- La camicia nera e i pantaloni militari adottati da Balbo diverranno in seguito la divisa nazionale. ↩
- Balbo ne era il condottiero, sempre in testa alle sue truppe, anche se non risulta che durante le spedizioni abbia mai ucciso personalmente qualcuno. ↩
- Nel periodo di massima violenza, dal 20 dicembre 1920 al novembre 1921, furono uccisi 17 socialisti e 10 fascisti e vennero distrutte decine di sedi socialiste, di leghe, di cooperative. ↩
- Sin dal giorno dell’uccisione a Ferrara e nel resto d’Italia tutti erano certi che Balbo avesse delle complicità in questo delitto, proprio per il controllo assoluto che esercitava sulla provincia. Il pensiero attualmente più ricorrente tra gli storici attribuisce a Balbo solamente la grave colpa di aver messo a tacere il tutto per evitare la condanna agli squadristi implicati. ↩
- O. Ferrante, Le imprese aviatorie italiane da Ferrarin a Balbo, in “Ali italiane nel mondo”, Ferrara, 1997, p. 134. ↩
- Ibidem, p. 135. ↩
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