Per il CNI questa moneta è un denaro mentre Saccocci1 lo descrive come un raro ed anomalo denario piccolo. Denaro è la stessa definizione utilizzata per le emissioni comunali sia con la lettera M che con la A e per Azzo ma queste ultime avevano pesi decisamente inferiori. Per i denari con la lettera A al massimo si arriva a 0,71 grammi (CNI 15) ma si scende anche a 0,55 grammi ed anche meno, per quelli con la M con i due globetti si arriva a 0,64 grammi (CNI 13) mentre per quelli di Azzo si arriva a 0,55 grammi (CNI 5). Il loro diametro oscilla poi tra 14 e 15 millimetri. Molto diversa è invece l’emissione con la M col globetto centrale: il suo peso arriva a 0,99 grammi senza scendere mai sotto 0,91 ed il diametro è di 16 millimetri. Se fosse un denaro piccolo sarebbe molto diverso rispetto ai precedenti. Invano si cercherebbe un nominale del genere nella vicina Bologna, che era stata di riferimento per la produzione del grosso e del piccolo, né si trova a Reggio né a Parma.
E’ invece possibile che si tratti di un imperiale da 3 denari perché il peso ed il diametro rispetto al denaro potrebbero essere coerenti con questa definizione. Nel trattato di commercio del 1277 fra le città di Modena, Brescia, Cremona e Reggio erano già citati gl’imperiali di modenesi con l’espressione ad mutinensium, cioè pagato… ciascun denaro imperiale con tre denari modenesi2.
Un nuovo nominale come questo, assente, si è già detto, dalle vicine Bologna e Reggio, potrebbe essere stato giustificato se Modena fosse entrata in un’altra area monetaria come poteva essere quella mantovana. Tra le monete mantovane se ne trova una con al diritto un’aquila ad ali spiegate e la leggenda VIRGILIVS ed al rovescio una croce accantonata da rosette e la leggenda DE MANTVA. Questa moneta è di mistura, pesa intorno a 0,90 grammi ed ha un diametro di circa 18 millimetri, tutte caratteristiche coerenti con l’emissione modenese.
Rivedendo la cronologia delle emissioni medievali di Mantova, Saccocci3 ha attribuito questa moneta a Luigi Gonzaga (1328-1360) definendola quattrino o imperiale, perché il quattrino da quattro denari in area lombarda diventava un doppio mezzano e quindi la più gloriosa moneta di quella regione: l’imperiale.
Questo imperiale poteva perciò rappresentare un punto di congiunzione tra il sistema monetario mantovano e quello modenese durante la signoria del Bonacolsi.
Riassumendo, per le leggende la moneta sembrerebbe da attribuire alla Respublica mutinensis mentre per il nominale sembrerebbero decisamente più probabili gli anni della signoria di Rinaldo Bonacolsi.
Fin qui si è esaminata la moneta come se fosse pacifico il fatto che sia da attribuirsi a Modena. Ma se non lo fosse? Non è infatti da dimenticare che si tratta pur sempre di una emissione anonima, per di più di un nominale, come si è visto, insolito per la zecca di Modena.
Come poi si è già visto, anche la croce sarebbe un elemento del tutto nuovo per questa zecca ma la situazione è resa ancor più complicata dalla forma della lettera N di COMVNE di cui non si trovano altri esempi nella monetazione locale. In quella bolognese, invece, bisogna risalire ad un ducato battuto a nome di Martino V (1417-1431)4.
Una tipologia esattamente uguale a questa si trova per la zecca di Milano.
I tipi, la croce potenziata e la M gotica, sono identici al sesino di Giovanni Visconti5 (1349-1354) ma ricorrono spesso nella monetazione milanese. E’ significativo anche il confronto con il mezzo ambrosino d’oro con al diritto la M gotica in cornice ed al rovescio il busto di fronte di Sant’Ambrogio. Pur essendo ormai certa la sua datazione all’età di Luchino e Giovanni Visconti (1339-1349) o a Giovanni Visconti da solo (1349-1354), si tratta di una moneta anonima6. Con una attribuzione a Milano si troverebbe una analogia per il nominale: una moneta di mistura di Azzone Visconti7 (1329-1339) definita ottavo di soldo o da un denaro e mezzo pesa 0,92 grammi ed ha un diametro di 18 millimetri.
La M gotica si trova anche su un denaro di Massa Marittima, nell’Italia centrale, in provincia di Grosseto, la cui attività è attestata tra il 1317 ed il 13198. Nei tipi monetali noti di questa zecca si trova sempre il Santo locale ed in una in particolare, un picciolo, al diritto la M gotica è associata alla leggenda MASSANA CIVITAS9. Le parole COMVNE e CIVITAS sarebbero compatibili con un libero comune come era appunto Massa Marittima in quegli anni ma anche in questo caso non ci sono prove definitive e neppure si riscontrano pesi simili a quelli della moneta qui esaminata.
Come si è visto, alla fine rimangono dubbi ed incertezze anche se l’attribuzione a Modena, precisamente alla signoria del Bonacolsi, e la definizione di imperiale rimangono le più probabili in attesa che qualche ritrovamento non ne attesti l’ambito di circolazione.
Bibliografia
G. Baraldi, 1846 – Compendio storico della città e provincia di Modena dai tempi della romana Repubblica sino al MDCCXVI, Modena.
M. Chimienti, 2009 – Monete della zecca di Bologna, Bologna.
A. Crespellani, 1884 – La zecca di Modena nei periodi comunale ed estense, Modena.
C. Crippa, 1986 – Le monete di Milano dai Visconti agli Sforza dal 1329 al 1535, Milano.
MIR, Toscana – A. Montagano, Monete Italiane Regionali. Toscana, zecche minori, Pavia s.d.
F. Muntoni, 1972 – F. Muntoni, Le monete dei papi e degli Stati pontifici, vol. I, Roma.
A. Saccocci, 1996 – Le origini della zecca di Mantova e le prime monete dei Gonzaga, in Monete e medaglie di Mantova e dei Gonzaga dal XII al XIX secolo. La collezione della Banca Agricola Mantovana. I. Mantova nell’età dei Gonzaga. Una capitale d’Europa, Milano, pp. 127-154.
A. Saccocci, 1998 – La moneta a Modena dalle origini al 1598, in Le monete dello Stato estense. Due secoli di coniazione nella zecca di Modena 1598-1796, Bollettino di Numismatica, 30-31, gennaio dicembre, pp. 39-58.
Statuta, 1327 – Statuta civitatis Mutine anno 1327 reformata, Parma 1863.
Note
- A. Saccocci, 1998, p. 46.
- Statuta, 1327, p. LXXXIII. Gli imperiales mutinenses sono trattati da A. Saccocci, 1998, p. 43.
- A. Saccocci, 1996, p. 154.
- Chimienti, 2009, p. 142, n. 121. Questa forma di lettera era però già comparsa alla fine del Duecento. Facendo una brevissima ricerca, l’ho ritrovata, per esempio, su emissioni a nome di Clemente V (1305-1314) per Pont de Sorgues. Cfr. F. Muntoni, 1972, p. 25, nn. 1-2.
- C. Crippa, 1986, p. 44, n. 3.
- C. Crippa, 1986, p. 39.
- C. Crippa, 1986, p. 29, n. 5.
- MIR, Toscana, pp. 151-153.
- MIR, Toscana, p. 152, n. 335; CNI 7.
One Comment
Giambattista.Moreali
Sembra di leggere la cronaca quotidiana dei nostri giorni. Io non vedo che finisca.