A guardare le sei pagine di bibliografia riportata alla fine di questo volume non si può che rimanere sorpresi dall’interesse suscitato nel tempo e dalla qualità dei contributi dedicati alla zecca di Salerno. Di essa se ne sono occupati molti autori. Qui citeremo le monografie di Bellizia, uscita nel 1992, di Cagiati del 1925 e di Cappelli del 1972 ma vi sono altri autori che l’hanno trattata in opere più generali.
Tanto interesse è dovuto sicuramente al periodo di attività di questa zecca dell’Italia meridionale che si colloca nell’Alto Medioevo, epoca particolarmente studiata perché di passaggio dall’antichità all’età moderna nonché collocata geograficamente tra l’Oriente bizantino e l’Occidente carolingio prima e feudale poi. Nonostante una simile abbondanza, il giovane autore di questa monografia ha tentato di costruire un manuale della monetazione salernitana come mezzo di divulgazione.
Il primo capitolo è dedicato alla rassegna degli studi su quest’argomento. La prima citazione di una moneta salernitana risale addirittura al 1715 con l’opera di Antonio Vergara sulle monete del Regno di Napoli. Seguirono opere importanti che trattarono un po’ tutta la monetazione meridionale e che nel corso dell’Ottocento e del primo Novecento rinnovarono e adeguarono gli studi numismatici agli standard delle discipline storiche. Da allora, nel corso dei secoli, si sono cimentati sull’argomento alcuni dei migliori numismatici non solo italiani, soprattutto ci sono stati contributi sia da parte di collezionisti che di studiosi. Ricorderemo nomi come Cagiati, Prota, Sambon e, più recentemente, Philip Grierson e Lucia Travaini.
Questo libro non vuole essere un nuovo catalogo completo delle monete salernitane né una semplice introduzione come indicato dal titolo. Vuole invece essere anche una piattaforma per quei nuovi studi che dovranno sistemare definitivamente la cronologia di questa complessa monetazione.
Un ampio capitolo è dedicato agli aspetti artistici della monetazione salernitana con i suoi evidenti influssi della numismatica e simbologia religiosa bizantine visto che proprio le monete bizantine circolavano largamente nel Mezzogiorno. Vengono qui passati in rassegna alcuni ritratti, le suggestive rappresentazioni della città e degli animali.
Il successivo capitolo è dedicato alle tipologie monetarie nella Salerno longobarda e normanna con un’apertura dedicata alla circolazione nella regione prima dell’arrivo dei Normanni, circolazione che era fortemente influenzata dai vicini possedimenti bizantini che importavano moneta, soprattutto di rame, dalla madrepatria Bisanzio e dalla Sicilia grazie alla progressiva conquista araba dell’isola. Solidi e follis bizantini e tarì arabi divennero perciò punti di riferimento imprescindibili per la zecca di Salerno e le sue autorità monetarie. Vengono quindi esaminate le diverse problematiche di identificazione delle monete riportate nei documenti dell’epoca la cui individuazione con le monete “reali” non è sempre agevole.
Questo libro è di piacevole lettura. Per gli appassionati cultori della monetazione salernitana e dell’Italia meridionale in generale sarà l’occasione per un approfondimento di alcune interessanti tematiche mentre per i neofiti potrà essere un’ottima base per affrontare ben preparati una monetazione affascinante ma sicuramente ostica, non bella dal punto di vista estetico ma ricca di spunti per approfondire un periodo storico poco conosciuto.
È ovviamente da sperare che l’autore, dopo questa introduzione, voglia affrontare la redazione di un catalogo vero e proprio della monetazione salernitana che possa costituire il corpus assimilando i tanti contributi usciti negli ultimi anni.
Raffaele Iula
INTRODUZIONE ALLA NUMISMATICA SALERNITANA
Editrice Diana
Cassino 2016
pp. 112
17 x 24 cm
15 euro
Info: www.classicadiana.it
Tel. 0776 22 815