di Michelangelo Bonì e Davide Maria Gabriele
IL RITRATTO CONSERVATO AL MUSEO PEPOLI DI TRAPANI E LE ATTIVITÀ DEL SICILIANO REALE ISTITUTO D’INCORAGGIAMENTO DI ARTI E MANIFATTURE.
Recenti e nuove scoperte per completare il mosaico della sua attività medaglistico-incisoria
Ricostruire la vita di un uomo, un artista, un genio non è cosa semplice. Ancor meno quando la vita di quest’uomo è andata obliata, forse dolosamente dimenticata, per quasi due secoli. Ridargli dignità è un atto profondo, una vittoria senza eguali, ancor di più se con quest’uomo condividi i luoghi natii, le strade assolate, le facciate secche delle chiese, il mare che ancora continua a scontrarsi con gli scogli. Rendere omaggio ad un conterraneo è qualcosa di unico, quasi magico, che vi lega per sempre.
Per tal motivo questo lavoro, seppur breve, vuole essere un tributo a un vincolo ormai inscindibile che porta, quasi spasmodicamente, ad una continua ricerca di nuovi tasselli di luce.
Da quando il lavoro dedicato alla riscoperta della vita e delle opere di Michele Laudicina ha visto le stampe molto è cambiato: tanto che insistente è diventata la necessità di conoscere il contenuto e l’operato di questo fine medaglista ed incisore. Una simile necessità divulgativa ha portato quindi all’organizzazione, nell’ottobre del 2013, di una conferenza di presentazione presso la sala dello Scalone del Museo di Trapani, un magnifico museo regionale intitolato al conte Agostino Pepoli, fortemente voluta dalla dott.ssa Valeria Patrizia Livigni, allora direttrice del Museo, dalla dott.ssa Scandariato, dirigente dell’Istituto, e dalla prof.ssa Lina Novara, presidente dell’Associazione Amici del Museo Pepoli. Esperienza carica di significato, un debutto prorompente per gli studi numismatici nella bella cittadina siciliana, sempre più interessata ad arricchirsi culturalmente e a riscoprire un illustre concittadino anche attraverso nuovi slanci per gli studi numismatici-medaglistici. A raccontare la dimenticata vita dell’artista attraverso un appassionato viaggio fra le sue coniazioni è stato un giovane numismatico, figlio della stessa Trapani, il dottor Davide M. Gabriele coautore, insieme al dottor Michelangelo Bonì, dell’omonimo articolo vincitore del Concorso di studi sulle medaglie indetto dal forum Lamoneta.it, un articolo che è stato edito nell’VIII Quaderno di Studi dell’Associazione Culturale “Italia numismatica” (2013).
Nel corso della presentazione fu esposto il ritratto di Michele Laudicina conservato al Pepoli (fig. 1), sul quale, oggi a distanza di due anni, è doverosa qualche precisazione. L’esame diretto del dipinto, eseguito da Natale Carta a Malta, ha mostrato le sembianze di un ragazzo troppo giovane per l’età che il Laudicina senior avrebbe avuto all’epoca. Cosa che ci ha portato a ritenere che quello raffigurato nel quadro sia in realtà il sorriso del medaglista borbonico Laudicina junior, oggetto del nostro studio. Peraltro sono già state avviate ricerche tra le vecchie documentazioni del Museo e non sono da escludersi sviluppi sulla vicenda.
Ancora, importanti novità si registrano per ciò che concerne i premi ricevuti dal Laudicina junior. La mirabile abilità di costui non passava inosservata nemmeno ai suoi contemporanei: come riportato nella primitiva ricerca già pubblicata, durante i primi anni di formazione artistica, il nostro incisore trapanese studiava all’Accademia di nudo, diretta dal celebre Giuseppe Velasques, e proprio in un concorso indetto da tale accademia, vinse la medaglia d’oro risultando più bravo di molti virtuosi nell’arte di modellare il marmo. Nella Sicilia della prima metà dell’Ottocento le arti decorative vissero una nuova primavera, destando la particolare attenzione e il fervido apprezzamento di S.M. Ferdinando II, che era solito ricompensare gli artisti con medaglie d’oro e d’argento in occasione delle mostre periodiche organizzate dal Reale Istituto d’Incoraggiamento di Arti e Manifatture.
Il Reale Istituto, fondato il 9 novembre 1831 da Ferdinando II su modello del precedente di Napoli, che aveva avviato la consuetudine delle premiazioni periodiche per le migliori manifatture del Regno (1826), mirava a promuovere le attività legate all’agricoltura, al commercio e alle manifatture. L’organizzazione delle Esposizioni di belle arti, con modalità simili a quelle di altre città italiane, risultò uno dei cardini del sistema dell’arte del XIX secolo. L’istituto fu sottoposto alla Commissione di Pubblica Istruzione ed Educazione e dotato di una sorta di bollettino d’informazione intitolato «Novello Giornale del Reale Istituto d’Incoraggiamento». Negli anni 1834-1838 le «Effemeridi» di Palermo pubblicheranno i resoconti dei lavori a firma dell’abate Emmanuele Vaccaro, segretario del R. Istituto. Gli elenchi di belle arti e dei premi conferiti continuarono nella forma di opuscoli fino al periodo postunitario.
A titolo di esempio, per far risaltare la dedizione con la quale gli artisti/artigiani siciliani partecipavano alle mostre dell’Istituto, riportiamo i nomi e le motivazioni della premiazione del 1834: tenutasi come quella di Napoli il 30 maggio (giorno onomastico di Ferdinando II), fra le tante, furono conferite medaglie d’argento a Gioachino Bongiovanni di Caltagirone per le manifatture di terracotta, ad Alberto di Giorgio da Trapani (concittadino di Laudicina) per manifatture di coralli, agli argentieri Antonino Pampillonia e Giovanni Ficarrotta (o Fecarotta). Quest’ultimo fu insignito della medaglia d’argento anche nel 1836, «per diversi perfetti lavori in oro e argento a smalto e cesellatura», e nel 1846. Nel 1838 ottenne la medaglia d’oro. Nell’esposizione del 1836 fu premiata con medaglia d’argento anche Teresa Gargotta e Salinas (madre di Antonino) «per lavori di conchiglie indigene maestrevolmente eseguiti». Come possiamo notare dai lavori premiati, la lavorazione delle conchiglie, oltre a quella dei coralli, nella Sicilia di quei tempi, era maggiormente praticata, rispetto a quella delle pietre dure. Questo perché le conchiglie erano non solo un materiale economico e di facile reperibilità ma, soprattutto, perché la loro incisione non necessitava dell’utilizzo del banco con castelletto. Ancora, dall’esame degli annali del Regno delle Due Sicilie per l’anno 1835 si nota il nome di Michele Laudicina tra gli insigniti con medaglia di argento di prima classe per «l’incisione del rame», il medesimo premio che in quell’anno riceveranno incisori del calibro di Achille Arnaud e Vincenzo Catenacci.
Proseguendo nel percorso che ci ha portato a divulgare le novità inerenti la vita e le opere di Michele Laudicina, torniamo per un attimo indietro di due anni, alla notizia del rinvenimento, sfogliando le pagine del libro di Agostino Gallo sugli Incisori Siciliani (1838), della descrizione di una medaglia premio opera dell’artista trapanese. Coniazione, inoltre, riportata nel Ricciardi al numero 223 e nel D’Auria al numero 263 per il solo dritto. Questa la descrizione:
D/ FERDINANDUS II REGNI UTRIUSQUE SICILIAE ET HIERUSAL. REX.
Effige del re a destra. In basso le firme: F. Rega Dir., M. Laudicina Fec. e De Rosa M. P.
R/ Dentino a rilievo in giro. Campo liscio per incidere il nome del premiato, la motivazione e la data.
Diametro: 40 mm.
Sulla medaglia rimanevano alcuni dubbi. Primariamente sull’anno di coniazione: il Gallo, infatti, cita il 1859, attribuzione molto dubbia, dal momento che il Laudicina era già deceduto a quella data. In seconda istanza, mancando un’immagine risultava difficile immaginare il volto di Ferdinando II inciso al dritto. I lineamenti del sovrano (giovanile o no), inoltre, potevano indirizzare significativamente verso una corretta data di realizzazione: in sostanza, non avevamo indizi che ci potessero condurre a certezze sia sulla reale esistenza della medaglia, sia sulla data e sul materiale di realizzazione (bronzo? argento? oro?).
Ebbene, recentemente, sfogliando il catalogo d’asta n. 72 della Galleria d’Arte “Il Ponte” (Milano) del 1982, al lotto 380, abbiamo rinvenuto la medaglia premio del Laudicina, protagonista delle nostre indagini (fig. 2).
Possiamo notare l’immagine (purtroppo in bianco e nero) del conio (censito nelle bibliografie di settore, tuttavia mai raffigurato) corrispondente alla rappresentazione fatta da Agostino Gallo prima, dal Ricciardi e D’Auria poi. Per completezza informativa, riportiamo che il lotto è stato aggiudicato a 110.000 lire, più commissioni, aveva un grado di conservazione dichiarato pari al Fior di conio (FDC) e un diametro di 40,3 mm (identico alle descrizioni dei vari autori in diversi periodi). Il conio è in bronzo.
In sintesi, siamo in grado di affermare che la medaglia in oggetto è il frutto di un lavoro giovanile del Laudicina (si dimostra così l’erroneità delle affermazioni del Gallo per ciò che concerne la data citata, ovvero il 1859), questo è deducibile sia per il ritratto di Ferdinando II di Borbone con volto giovanile, sia per le firme che accompagnano il nome dell’autore trapanese: Rega e De Rosa.
Il conio del dritto appena descritto, raffigurante un ritratto inedito e dalla mirabile freschezza del sovrano Duo Siciliano, va ad integrare indiscutibilmente l’opera medaglistica del Laudicina che non si limita perciò alle sole coniazioni di carattere commemorativo su grande modulo, ma va ad abbracciare anche quelle per premiazione e merito, che hanno visto il nostro incisore, in un excursus progressivo, protagonista sia come premiato sia come autore dei premi stessi.
Bibliografia
C. Bajamonte, Appunti su uno scritto poco noto di Agostino Gallo, in «TeCLa. Rivista di temi di Critica e Letteratura artistica», Università degli Studi di Palermo, n. 3, Palermo 2011.
S. D’Auria, Il Medagliere. Avvenimenti al Regno delle Due Sicilie, già Regno di Napoli e Regno di Sicilia, 1735-1861, Editore Salvatore D’Auria, Quarto 2006.
Galleria d’Arte “Il Ponte”, catalogo n. 72, Quarta Asta Numismatica, Milano, 29 gennaio 1982.
A. Gallo, Notizie degli incisori siciliani, a cura di D. Malignaggi, Palermo 1994.
E. Ricciardi, Medaglie del Regno delle Due Sicilie, Napoli 1930.