Un ripostiglio di fiorini d’oro del XIII secolo
Venerdì 19 giugno alle ore 17.30, sarà presentato presso la villa granducale di Alberese il volume “Il Tesoro di Alberese. Un ripostiglio di fiorini d’oro del XIII secolo” che ha riscosso grande interesse al recente Salone Internazionale dell’Archeologia organizzato a Firenze lo scorso mese di febbraio.
Che la Maremma sia terra di tesori preziosi lo avevamo sempre saputo. Patrimonio di una terra unica che offre un variegato panorama di ricchezze naturalistiche, enogastronomiche, storiche e culturali. Che qualche tesoro fisicamente reale, non solo immaginato, riaffiori materialmente dal suo passato è però sempre un fatto straordinario. Perché, si legge nella presentazione al volume firmata dal Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, è come una finestra che si apre sul passato, raccontandone vicende storiche ed umane. Ed in questo caso, più di altri, il ritrovamento riveste particolare interesse per il luogo in cui è avvenuta la scoperta, oggi inserito all’interno di un Parco Naturale Regionale e di una Tenuta, quella di Alberese, dove si custodiscono preziose testimonianze della nostra storia e del lavoro dell’uomo. Nel momento in cui le monete sono emerse dal terreno, ed ancor più adesso che questo studio ne offre una completa comprensione, due realtà lontane nel tempo ma profondamente connesse sono entrate in contatto, riallacciando quel legame tra la tenuta di Alberese così com’è oggi e quell’epoca nella quale, con molta probabilità, essa affonda le sue radici.
Frutto di un lungo e paziente lavoro di ricerca il libro ripercorre la storia del tesoro di 76 fiorini d’oro del tempo di Dante, come scrissero i giornali dell’epoca, riportato alla luce nel 1932 a poca distanza dalla villa granducale. In quegli anni i lavori di bonifica e di messa a coltura di nuove terre avviati dall’Opera Nazionale Combattenti e dal Genio Civile stavano dando al territorio di Alberese quella forma, quell’immagine che si è preservata fino ai giorni nostri. E fu proprio una squadra di operai della tenuta a veder affiorare dal terreno, dopo secoli, quei piccoli tondelli di metallo prezioso. I documenti dell’epoca rintracciati negli archivi permettono di tessere un quadro ben preciso delle vicende e dei personaggi legati a questa scoperta, ricostruendo per certi aspetti ciò che potrebbe apparire quasi la trama di un romanzo: i braccianti provenienti dall’Amiata, il caposquadra che li sorvegliava, i Carabinieri che piantonarono il luogo, lo scoop del giornalista del Corriere della Sera e il Soprintendente che probabilmente sobbalzò sulla sedia quando dalle pagine del quotidiano apprese dell’avvenuta scoperta. Non vogliamo qui svelare tutti i colori di questa storia e dei suoi protagonisti, grazie ai quali il tesoro di fiorini d’oro è giunto fino ai giorni nostri, quando una nuova storia, quella del suo studio e della sua corretta comprensione, è iniziata.
I risultati di questo lavoro realizzato con preciso rigore scientifico permettono ora di aggiungere nuovi dati allo studio del fiorino di Firenze, moneta simbolo dell’Occidente medievale, e non solo. Lo studio del ripostiglio diventa anche l’occasione per un confronto con gli altri ritrovamenti noti, veramente un numero esiguo, e per delineare un quadro preciso di quanto noi conosciamo su questa monetazione e la storia della sua coniazione. Ancor più suggestive sono, infine, le ipotesi che legano questo tesoro alle vicende storiche dell’abbazia di Santa Maria dell’Alberese, meglio conosciuta come San Rabano. Tra le testimonianze legate alle vicende di mercanti, nobili e abati “del tempo di Dante” si cela la risposta della sua formazione e del suo occultamento.
Un’occasione, quella offerta da questo volume, per riappropriarsi di un altro tassello della nostra storia. Una finestra che permette di gettare lo sguardo verso due epoche fondamentali nello sviluppo di questo territorio: dal medioevo alle più recenti bonifiche e trasformazioni fondiarie. E, forse, un messaggio: questa ricchezza fatta di storia, di lavoro dell’uomo e di attività produttive che hanno dato forma al paesaggio di oggi, ci aiuta a meglio comprendere ed ammirare l’unicità e la bellezza di questo lembo di Maremma. Il vero “tesoro” di Alberese.
L’evento è organizzato dalla Tenuta di Alberese (Terre regionali Toscane) con la partecipazione della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, dell’Ente Parco della Maremma e del Comune di Grosseto. Ad illustrare il tesoro e la sua storia saranno gli autori Massimo De Benetti (curatore del volume) e Roberto Farinelli (docente di archeologia cristiana e medievale all’Università di Siena) e per l’occasione il volume sarà disponibile con uno sconto sul prezzo di copertina.
Venerdì 19 giugno 2015 – Ore. 17.30
Villa Granducale di Alberese (Grosseto) – mappa
Per informazioni:
tel. 329-2603794
agriturismo@alberese.com