La documentazione dei ripostigli rinvenuti intatti è sempre importantissima per la ricerca numismatica, non soltanto per le singole monete in essi contenute, quanto piuttosto per le molte considerazioni che si possono fare riguardo a datazioni e ambito di circolazione. Negli ultimi anni la ricerca numismatica italiana si sta muovendo molto in tal senso mettendo a disposizione degli studiosi ripostigli di cui non si ricordava praticamente nulla, come è il caso di quello che è ottimamente descritto nel libro che presentiamo ora.
L’11 maggio 1932, durante lavori di bonifica nella tenuta Alberese (Grosseto), venne alla luce un ripostiglio di 76 fiorini d’oro che furono poi depositati presso il Regio Museo Archeologico di Firenze. Apparentemente, quindi, il ripostiglio non sarebbe di grande interesse perché composto da un solo tipo di moneta. In realtà, come noto, i fiorini portano dei segni che li fanno ricondurre all’anno di coniazione però, per i primi decenni di emissione, conosciamo i simboli dalle monete ma non sappiamo ordinarli cronologicamente con precisione. Diversamente, a partire dell’inizio del XIV secolo e fino al termine della Repubblica nel 1533, grazie al cosiddetto Fiorinaio o Libro della zecca, un registro relativo al personale della zecca e ai simboli utilizzati per contrassegnare le monete, è possibile risalire al periodo di emissione: l’attività della zecca di Firenze era organizzata per semestri per cui possiamo individuare, incrociando i simboli sulle monete con i dati del fiorinaio, le emissioni fiorentine anno per anno. Tuttavia il fiorino fu battuto a partire dal 1252 per cui, per oltre mezzo secolo di produzione, non conosciamo la successione dei simboli.
Questo ripostiglio risulta quindi di grande importanza poiché è databile a poco prima il 1303, contenendo ben 76 fiorini tutti con simboli di zecca di cui non si conosce la datazione e che verosimilmente furono battuti nei primi cinquant’anni di produzione del fiorino. Ripostigli del genere si contano sulle dita di una mano e possono aiutare nell’ordinare cronologicamente le emissioni.
Il libro però non si limita soltanto ad una descrizione delle monete e alla loro datazione. Vengono approfondite tutte le tematiche inerenti la storia e l’evoluzione stilistica del fiorino dal momento della sua rivoluzionaria apparizione sul mercato medievale, per cui questo libro diventa un vero punto di riferimento per lo studio del fiorino.
In appendice viene descritto un altro ripostiglio venuto in luce nelle vicinanze del primo il 24 marzo 1933. Si tratta di 36 denari lucchesi databili alla seconda metà del XII secolo di cui la metà fu riconsegnata agli scopritori poiché si decise di non procedere al loro acquisto, dato il loro scarso interesse. I 18 esemplari rimasti in custodia al Museo di Firenze sono analizzati e descritti alla luce delle più recenti attribuzioni.
Il libro è curatissimo dal punto di vista grafico, con la copertina cartonata e interamente a colori. Tutte le monete sono illustrate con ingrandimenti. Numeroso anche il materiale iconografico di corredo. Un plauso va anche alla Numismatica Picena che ha sponsorizzato questa pubblicazione.
IL TESORO DI ALBERESE
UN RIPOSTIGLIO DI FIORINI D’ORO DEL XIII SECOLO
a cura di M. De Benetti
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
Numismatica Picena 2015
pp. 206
21 x 30 cm
s.i.p.