“Farai le figure, in tale atto, il quale sia sufficiente a dimostrare quello che la figura ha nell’anima; altrimenti la tu a arte non sarà sufficiente.”
Leonardo da Vinci.
di Franco Saetti
Accompagnato dall’attuale proprietario, il principe polacco Adam Czartoryski, il celebre dipinto di Leonardo da Vinci “La Dama con l’ermellino” si trova in Italia da alcuni mesi; proveniente da Eoma e da Milano, il dipinto è ora esposto a Palazzo Pitti a Firenze.
L’opera di Leonardo ritrae, com’è noto, Cecilia Gallerani, amante del Duca di Milano Ludovico il Moro, al cui servizio egli lavorò per circa diciotto anni, a partire all’incirca dalla fine del 1482 fino al 1499, quando Milano fu occupata per la prima volta dall’esercito del re di Francia Luigi XII.
Nata nel 1473, molto attraente e dotata di un’educazione tale da non sfigurare nel raffinato ambiente di corte, la Gallerani “era bella come un fiore” nel 1489 quando la incontrò l’ambasciatore Trotti, che così la descrisse ad Ercole I d’Este; proprio allo stesso anno deve risalire l’inizio della sua relazione con il Duca di Milano. La Gallerani ebbe un grandissimo posto nella vita affettiva di Ludovico il Moro fino al 1491, quando Ludovico sposò Beatrice, figlia di Ercole I d’Este. Le nozze del Moro con Beatrice si svolsero il 16 gennaio del 1491, ma questo non significò l’immediato congedo per cecilia, che continuò per qualche tempo, essendo in attesa di un figlio, a vivere in un’ala del Castello Sforzesco.
Soltanto nel 1492 Cecilia abbandonò la corte milanese, sposando il conte Ludovico Carminati, noto anche come Bergamini, e la relazione con Ludovico terminò definitivamente. Le sue doti le avevano già assicurato un posto di primo piano nella buona società milanese del tempo indipendentemente dalla sua posizione di favorita del Duca e dalla sua appartenenza a una nobile famiglia; ella fu anche autrice di lettere in latino e di composizioni poetiche in italiano. Si assicurò rinomanza quasi leggendaria per la sapiente grazia con cui seppe favorire le arti, la musica, la filosofia e la letteratura (a lei Matteo Bandello dedicò due novelle, paragonandola alle grandi poetesse dell’antichità); non abbandonò la sua abitudine agli intrattenimenti intellettuali anche dopo il matrimonio e si fece sempre apprezzare per la sua bellezza e le sue doti fino alla morte, avvenuta nel 1536.
Non si conosce la data esatta di esecuzione del dipinto; è comunque molto probabile che sia stato eseguito nel 1490. Il ritratto, uno dei più belli di Leonardo, costituisce davvero una grandissima opera, la prima ad aver introdotto nella pittura “i moti dell’animo” in senso moderno.
Una importante amica di Cecilia Gallerani, incontrata senza dubbio ai tempi in cui era l’amante del Moro, era Isabella d’Este, sorella di Beatrice, moglie di Ludovico.
Nata nel 1474 ad Ercole I d’Este e da Leonora d’Aragona, Isabella era divenuta sposa nel 1490 di Francesco II Gonzaga, marchese di Mantova. Era una bella donna, di gusto fine e di squisite maniere, amante delle lettere e delle arti. Non molto alta, con una lieve tendenza alla pinguetuedine, che con l’avanzare degli anni divenne notevole, Isabella brillò sempre per grazia ed eleganza. Allieva intelligente di umanisti e letterati, era portata per inclinazione naturale allo studio e alla meditazione, ma era anche dotata di un carattere assai fermo, ambizioso, di grande attitudine alla politica. A Mantova ella aveva subito assunto un ruolo fondamentale, non solo per la sua posizione di marchesa, ma anche e soprattutto per la sua condotta intelligente, per le sue capacità politiche e le sue iniziative culturali. Amata dai suoi sudditi e ammirata dagli uomini più illustri del suo tempo, riuscì sempre a conservare un positivo equilibrio nei rapporti con il consorte e a portare e a diffondere il fascino compiaciuto della sua personalità con l’orgoglio di rappresentare ben più che una donna colta ed elegante.
In alcune occasione rimase sola al governo della città, la prima volta quando nel 1495 Francesco II fu nominato capitano generale delle truppe veneziane in guerra contro Carlo VIII e soprattutto quando, ai tempi della lega di Cambrai, il marito venne fatto prigioniero da veneziani.
In quei frangenti Isabella, a disposizione di tutti (lo farà sapere ai mantovani con un apposito bando perché vadano a chiederle udienza quando lo vogliano) e sempre a se stessa, fu capace di superare tutte le avversità, straordinariamente lucida e attenta a non commettere passi falsi, facendo fronte a ogni situazione, ben consapevole nel suo orgoglio di donna coi propri mezzi.
Segue articolo completo formato PDF, tratto da Panorama Numismatico n.126/marzo 1999