di Lorenzo Bellesia
I^ Parte
Nell’adunanza del 28 aprile 1859 della Regia Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Modena Celestino Cavedoni dava lettura di una memoria riguardante un ripostiglio venuto alla luce molti anni prima.
Nella state (sic) dell’anno 1841 un operaio, che lavorava in un predio parrocchiale della villa di Rosola, situata nella montagna modenese al di là del fiume Panaro, distante da Modena 23 miglia all’incirca, un bel giorno si avvenne a mettere allo scoperto un vasetto di terra cotta avente forma di boccale fornito del suo manico ed inverniciato a color verdognolo soltanto nella parte interna, situato frammezzo a due lastre del macigno naturale, entro il quale erano riposte 1300 e più piccole monete d’argento de’ bassi tempi assai ben conservate. Nacque tosto contesa fra l’operaio ed il parroco, padrone del fondo, per le ragioni che ciascuno di loro aver potesse sopra quel tesoretto; per lo che quelle monete (tranne alcune poche qua e là disperse) furono depositate presso il giusdicente di Montese; e poscia vennero trasmesse all’Intendenza dei Beni Camerali ed Ecclesiastici in Modena. Nel luglio del 1843 l’A. R. dell’Arciduca Francesco IV d’Austria-Este Duca di Modena ecc., ne fece acquisto per arricchirne l’insigne suo Museo delle medaglie.
Queste le circostanze del ritrovamento e del recupero del ripostiglio che ora è conservato presso il Medagliere estense di Modena. Attualmente Rosola è una frazione di Zocca, in provincia di Modena. Il castello, detto anticamente della Rosa, è stato a lungo conteso tra i Comuni di Bologna e Modena. Rosola infatti è tra le località montane occupate dai Bolognesi e restituite al dominio modenese a seguito della sentenza di papa Bonifacio VIII del 24 dicembre 1299. A Rosola è possibile osservare i resti di una torre di quel che un tempo era il castello. Non si quale fosse il luogo preciso del ritrovamento.
Ma diamo ancora la parola al Cavedoni.
Occupato come fui a lungo nel prediletto mio studio delle antiche monete greche e romane, andai sempre procrastinando lo studio di queste de’ bassi tempi. Ora finalmente, trovandomi avere un po’ d’agio e di tempo anche per esse, mi studierò di dare un accurato ragguaglio di tutte e singole le monete rinvenute insieme raccolte in quel ripostiglio; di che avrassi il vantaggio di conoscere quali monete avessero corso speciale nel paese nostro in sul declinare del secolo XIII e ne’ primi anni del susseguente; e tutt’insieme se ne deriverà qualche luce alle zecche di Modena, di Reggio e di Bologna, e benanche a quelle della lontana Serbia.
Per la precisione ecco la composizione del ripostiglio fatta, seguendo un ordine cronologico, dal Cavedoni:
1 Denaro imperiale assai logoro
3 Denari di Pavia di età enriciana
4 Denari di Lucca di età enriciana
73 Grossi di Modena
52 Grossi di Reggio
1042 Grossi di Bologna
8 Aquilini del Tirolo
10 Grossi veneziani
117 Grossi dei re di Rascia cioè della Serbia
La presenza di grossi veneziani a nome del doge Pietro Gradenigo (1289-1311) permette di datare il ripostiglio ai primi anni del Trecento.
Il ripostiglio doveva però essere ancora più consistente perché lo stesso Cavedoni ricordava come un sei o sette anni prima, a quel che mi si disse, n’erano state ritrovate altre, alla distanza di pochi passi, riposte entro un vaso assai più grande; le quali vennero trafugate dai contadini, e in gran parte andarono guaste. Il signore Scaglioni, orefice a Pavullo, mi scrisse di averne squaliato circa 136 once; e me ne trasmise alcune, ch’erano delle stesse città e tempi di quelle trovate a Rosola nel 1841. Poiché l’oncia modenese era pari a 28,371 grammi, 136 once equivalevano a circa 3,86 chilogrammi. Ipotizzando che il primo ritrovamento fosse composto come il secondo, se ne deduce che vi erano all’incirca altre 2.500 monete.
Il ripostiglio di Rosola è piuttosto conosciuto nella letteratura numismatica ma non è mai stato pubblicato integralmente. Fu utilizzato in particolare da Michele Chimienti per studiare la cronologia dei bolognini grossi di Bologna ed è stato confrontato con un altro importante ripostiglio contenente monete bolognesi, quello di via Luca Longhi a Ravenna. E’ ricordato anche per le monete veneziane ed è utile per chiarire la cronologia delle emissioni comunali di Modena.
Proprio per le emissioni modenesi mi sono interessato al ripostiglio ma poi, già che c’ero, ho fotografato tutte le monete a parte quelle bolognesi per la quale ho fatto una semplice selezione. Questa scelta, sicuramente non valida scientificamente, è comunque legata al fatto che i bolognini sono in numero molto elevato e non gestibile in queste pagine ma soprattutto al fatto che erano già stati studiati, come detto, da Michele Chimienti.
Ho perciò suddiviso lo studio di questo ripostiglio in più parti. Delle monete bolognesi darò di seguito un semplice cenno illustrando soltanto alcuni tipi.
Segue articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico n.250/aprile 2010