La banconota simbolo dell’identità nazionale
È stato pubblicato da M.M. Straziota il libro La globalizzazione, crimine contro l’umanità, libera circolazione di beni, persone e virus, edito da Bastogilibri di Roma. Il testo vuole analizzare i pro e i contro di un certo tipo di globalizzazione senza regole che ha causato negli ultimi tempi più danni che vantaggi.
Rileviamo un interessante capitolo intitolato Denaro elettronico o contante? che fa riferimento alla importante presenza delle banconote nelle transazioni poiché esse, oltre ad essere un sistema di pagamento, rappresentano un fattore di identità culturale e sociale di un popolo e di una nazione. La totale abolizione del denaro contante, propugnata da alcuni governi scandinavi, rappresenterebbe la cancellazione della propria identità nazionale. Leggiamo da questo capitolo alcune interessanti osservazioni.
Denaro elettronico o contante?
I latini assieme ai greci inventarono un sistema monetario avanzatissimo di cui ancor oggi usufruiamo. La famosa frase «pecunia, si uti scis, ancilla est; si nescis domina», che significa: “se sai usare il denaro è il tuo servo; se non lo sai usare ti è padrone”, è significativa nell’avvertire, fino ai giorni nostri, di porre grande attenzione nella gestione di questo bene.
Un problema sottovalutato dagli utenti delle carte di pagamento, ma non certo dalle banche ed istituti di emissione di tali strumenti, è quello della differenza e degli svantaggi rispetto al contante. Le carte di credito hanno avuto una esplosione dalla seconda metà del Novecento fino ad ora. Ma, ad un esame attento, possiamo meglio definire questi due sistemi di pagamento.
Il denaro contante ha un vantaggio intrinseco: è al portatore. Sostanzialmente è già un bene che ha un costo per lo Stato, per qualsiasi banca centrale o ente del tesoro, con un “costo di produzione” che oscilla tra l’1 ed il 5% circa. Infatti, la fabbricazione delle banconote o del denaro monetato ha un costo di per sé che l’emittente deve sostenere (produzione, distribuzione, ritiro, gestione e smaltimento). Inoltre, essendo emessa da una banca centrale, è sempre gravata da un debito pubblico che poi inesorabilmente va restituito.
È pur vero, come alcuni economisti rilevano, che il biglietto o la banconota al governo costa mediamente meno di un decimo del suo valore facciale ma è anche vero che una volta emessa la banconota stessa può essere data in pagamento per beni e servizi dello Stato, ritornando allo stesso emittente. Tutto ciò a beneficio del governo ed anche del paese. Inoltre, come già rilevato precedentemente, se la banconota allo stato che la emette ha un costo in più del facciale, al cittadino costa solo l’intrinseco e cioè il valore facciale. Paradossalmente l’utente ha un vantaggio in più dello Stato.
Ci sono altri aspetti rilevanti. Una volta che lo Stato emette contante sia sotto forma di denaro fisico che denaro elettronico, emette titoli a cui è obbligato e di cui deve rendere conto creando sì dal nulla ma trasferendo valore di cui è responsabile. Il privato, usando o tesaurizzando il contante, in tutte le sue forme (cash, depositi, depositi vincolati, ecc.) possiede ricchezza riconosciuta ufficialmente e quindi in suo totale possesso, come se fosse oro, argento o qualsiasi altro bene. Al contrario la carta di credito, che è sempre stata presentata con vantaggi enormi per il fruitore, quali comodità di gestione, di pagamenti su internet, facilitazioni e dilazioni, presenta un teorico svantaggio e cioè che il denaro è virtualmente in possesso degli Enti che ne gestiscono il flusso e le giacenze, applicando commissioni che spesso variano “unilateralmente” e sempre a loro vantaggio, rimanendo sempre in loro possesso.
Immaginiamo che accidentalmente la carta si smagnetizzi oppure, come talvolta è già avvenuto, che i bancomat siano in una emergenza senza contanti, magari in un week end o un ponte festivo, ed il soggetto carta-dipendente non può più prelevare nella sua area un minimo importo per le sue esigenze. Il soggetto non è più nelle condizioni di usufruire della propria disponibilità finanziaria.
Inoltre, nelle carte di credito esiste un pericolo reale che è emerso proprio nel paese che l’ha creato: l’America. È stato denunciato da organi di supervisione economica che l’uso eccessivo ed abitudinario della carta di credito, se non per transazioni considerate inevitabili, ha portato ad un super indebitamento di milioni di americani che non riescono più ad onorare i loro debiti, derivanti spesso anche da acquisti futili. Perdere il controllo dei conti nell’uso della carta di credito è il problema più grave che i consumatori hanno riscontrato. Ciò ha portato, sempre secondo l’indagine americana, a pignoramenti, creazione di povertà, divorzi, licenziamenti dai posti di lavoro, fallimenti.
Gli Enti di emissione e le Banche hanno trovato ulteriori vantaggi nel proporre le carte di credito: diminuzione del personale bancario a discapito dell’occupazione, per contro gli utenti riescono con difficoltà, talvolta, a contattare dal vivo gli sportelli bancari. Oltre a ciò, le Banche hanno così aumentato i loro introiti introducendo commissioni sulle transazioni elettroniche.
Nel 2020 recentissime notizie dalla Finlandia, paese che sostanzialmente vive di sola moneta elettronica (come quasi tutti i Paesi Scandinavi), è stato lanciato un allarme da cui risulta un indebitamento pro capite a livelli record con seria impossibilità di onorare le transazioni dei cittadini.
Decisamente più intelligente è stata l’innovazione della carta di debito ricaricabile, che offre gli stessi servizi di pagamento di quelle di credito, ma con il limite del plafond. Vogliamo segnalare ciò che accade nell’avanzatissima e tecnologica Inghilterra dove l’opinione pubblica è stata richiamata con preoccupazione (forse enfatizzata dalla regina Elisabetta che rischiava di non vedersi più effigiata sulle banconote) sul problema che gli inglesi non usano più le banconote, creando una situazione di annullamento della identità del Paese; poiché la banconota rappresenta, tra l’altro, anche un simbolo dell’identità di un Paese.
Al contrario, la carta di credito rappresenta sempre più, nella sua anonima fattura, proprio l’espressione della globalizzazione: essa pretende utenti privi di identità territoriale. Inoltre, possono usare la stessa carta tutti i cittadini del mondo non come sentimento di fratellanza bensì come appiattimento ideologico asservito ai voleri ed alle direttive delle autorità emittenti e dei governi. Ricordiamo che i dati delle carte di credito sono un bene commerciale e commerciabile (vendita sottobanco di dati sensibili alle multinazionali).
La banconota è un fattore di identità di una nazione, di un popolo, di una società che si aggrega attorno a ideali comuni ed intenti condivisi.
La realizzazione della banconota e della moneta viene fatta con molta accuratezza e precisione, dove la falsificazione, attraverso elaboratissimi e sofisticatissimi sistemi anticontraffazione, risulta improbabile o difficilissima. È un concentrato di tecnologia ed arte, eseguita da eccezionali artisti dell’incisione che devono coniugare l’estetica ad un manufatto resistente, rappresentativo ed importante.
La banconota è un titolo ma è anche un bene di cui il fruitore è in pieno possesso ed è nella sua piena disponibilità assoluta e che non è più in potere dell’emittente.
In linea di principio non si è contrari alle utilissime carte di credito ma ne segnaliamo un uso eccessivo e spropositato che penalizza il pubblico, a favore di banche e di entità sovranazionali privatistiche. Nelle immagini abbiamo alcuni esempi.
M.M. Straziota
La globalizzazione, crimine contro l’umanità. Libera circolazione di persone, beni e virus
BastogiLibri, Roma 2022
pp. 128
12 euro
brossura
Info: strass52@libero.it
Il libro è disponibile su Amazon e sui principali siti online.