di Giuseppe Carucci
NELLA UNIONE SOVIETICA GIÀ COSTITUITA FURONO EMESSE MONETE D’ORO CHE SAPEVANO ANCORA DI ANCIENT RÉGIME E CHE, ANACRONISTICAMENTE, VENNERO RICONIATE A PARTIRE DAL 1975.
Con tutti gli zar di Russia furono coniate monete d’oro destinate alla normale circolazione. Esse ebbero il nome di cervonetz, rubli e rusi, anche se questi ultimi rimasero a livello di prove e progetti con data 1895.
Sembrò che l’era delle monete auree destinate alla regolare circolazione potesse rivivere anche dopo la caduta della monarchia russa, ma non fu così. Ad ogni modo, nel 1923, ad Unione Sovietica già costituita, oltre alla nuove monete d’argento da 10, 15, 20, 50 copechi e rublo, si decise di coniare una moneta d’oro con il nome di “cervonetz”, corrispondente a 10 rubli. Si era in un periodo storico di grandi cambiamenti, molti basati su utopie ideologiche ugualmente grandi. Tutto ciò che sapeva di vecchio regime veniva guardato con sospetto e, quando si dovette decidere che nome dare alle nuove banconote sovietiche, si optò per il termine di cervonetz, nome di alcune monete d’oro dei primi imperatori del Settecento, corrispondente allora al ducato, quindi del peso di 3,50 grammi circa.
Fu così deciso di emettere banconote da 1, 3, 5, 10 e 25 cervontzi. La figura 1 riporta una banconota del 1922 del valore di 3 cervontzi. Contestualmente si decise anche di coniare una moneta d’oro con questo nome del valore di 1 cervonetz. Il termine rublo fu lasciato per i pezzi d’argento coniati negli anni 1921-‘22-‘24.
L’Uniove Sovietica fu fondata il 22 dicembre 1922 dalla Repubblica Socialista Sovietica Federativa Russa, dalla Repubblica Sovietica d’Ucraina, dalla Repubblica Sovietica di Bielorussia e dalla Federazione Socialista Sovietica Transcaucasica. Qui è evidente una prima stranezza di questa moneta poiché al diritto figura lo stemma della Repubblica Federativa russa (fig. 2) e non dell’Unione Sovietica, come era normale che fosse. Ad ogni modo, la moneta fu coniata dalla zecca di Pietrogrado negli anni 1923 e 1924, anche se sulla moneta compare solo il primo anno di conio.
Dunque, il diritto presenta falce e martello su cartella e ai due lati spighe di grano; in basso l’acronimo RSSFR, e scritta circolare PROLETARI DI TUTTI I PAESI UNITEVI. Al rovescio, in alto, l’indicazione del valore, un cervonetz, in basso, sul lato sinistro, l’anno 1923, al centro la figura del seminatore derivata, come quella della banconota alla figura 1, dalla scultura del seminatore (fig. 3), opera dello scultore monumentalista Ivan Shadr (fig. 4). Costui, il cui vero cognome era Ivanov, era andato nel 1910 a Parigi per studio e i suoi maestri francesi lo avevano mandato poi a perfezionarsi a Roma, presso l’Istituto delle Belle Arti. Dopo due anni, nel 1912, Shadr-Ivanov fece ritorno a Mosca. Completiamo la descrizione del rovescio dicendo che alle spalle del contadino-seminatore al quale, rispetto alla scultura, furono aggiunte le gambe, si notano l’aratro, il sole nascente e fabbriche.
Autore dei vari coni fu Anton Vasiutinski, medaglista capo della zecca di Pietrogrado, autore di molte monete tra cui anche il rublo d’argento del 1913 per i 300 anni della dinastia Romanov.
Tuttavia il cervonetz aureo, che aveva le stesse caratteristiche del 10 rubli anteguerra (peso 8,60 grammi, diametro 22,60 mm, spessore 1,70 mm, titolo oro 900) non fu coniato tanto per la circolazione interna, quanto per pagamenti con l’estero. La moneta, coniata complessivamente in 2.751.000 esemplari, non incontrò tuttavia il favore dei creditori esteri, probabilmente per la presenza della simbologia sovietica, quindi si decise di rifondere la quantità coniata, a parte quel poco che era già uscito dalla zecca, e con l’oro ricavato furono coniati, negli anni 1925 e 1927, pezzi da 5 e 10 rubli con l’immagine di Nicola II e con date 1898 e 1911. Risultato: dette monete risultarono all’estero ben gradite e si ebbe l’assurdo che il governo sovietico acquistava merci estere necessarie per il paese pagando con monete recanti immagini dell’inviso regime zarista da poco rovesciato.
Nel 1925 il governo sovietico riprese l’idea di coniare il cervonetz d’oro, già con lo stemma dell’Unione Sovietica, e destinarlo alla circolazione interna. La zecca di Leningrado (nel 1924 Pietrogrado aveva cambiato nome) approntò alcuni esemplari di prova, sia in oro che in rame. Ad oggi risultano sopravvissuti cinque esemplari in oro, conservati in due musei russi, e uno solo in rame. Proprio questo esemplare in rame, parte della collezione Bykovski, riportato alla figura 5, in un’asta moscovita del 12 aprile 2008, è stato battuto per la cifra record di cinque milioni di rubli, corrispondenti oggi a 83 mila euro circa. Nello stesso 1925 si rinunciò alla coniazione di serie di questa moneta.
In tempi più recenti il cervonetz del tipo “seminatore” è stato riconiato, a partire dal 1975 e fino al 1982 ma, stranamente, della tipologia del 1923 a nome della Repubblica Sovietica Russa, mentre sarebbe stato più logico riconiare il tipo del 1925, quello a nome dell’Unione Sovietica. La coniazione fu effettuata nelle zecche di Leningrado e Mosca e la moneta illustrata alla figura 6 riporta la data 1976.
Che stato attribuire a queste coniazioni? La domanda è legittima poiché, oltretutto, una unità monetaria con il nome di cervonetz non esisteva più già dal 1947. In secondo luogo le monete, come le banconote, potevano essere emesse soltanto a nome dello stato unitario, quale era l’Unione Sovietica, e non a nome di una delle repubbliche componenti l’Unione.
Nel 2001 il Dipartimento per le relazioni estere della Banca centrale di Russia emise questo comunicato: «Su decisione del Consiglio direttoriale della Banca di Russia del 5 marzo 2001, il cervonetz d’oro degli anni 1975-1982 è da considerarsi mezzo di pagamento legittimo, al pari delle nuove monete emesse a partire da 1° gennaio 1998…». Poiché nel 2001 l’Unione Sovietica non esisteva già da dieci anni, la Repubblica Federativa Russa, erede della Repubblica Sovietica Russa, poteva legittimare, come mezzo di pagamento, una moneta emessa con simbolica di quest’ultima, e fin qui ci siamo. Ma nessuno è mai andato a fare un acquisto pagando in moneta d’oro, la quale ogni giorno cambiava il suo controvalore in rubli in dipendenza delle oscillazioni del valore dell’oro. In seguito, al cervonetz d’oro fu attribuito lo status di “moneta da investimento”.
Dopo il 1982 il cervonetz non è stato più coniato e la sua storia di moneta mai entrata concretamente nella regolare circolazione monetaria è durata esattamente cinquantanove anni. Attualmente i riconi del cervonetz degli anni 1975-1982 hanno, sul mercato russo, quotazioni intorno ai 290/300 euro (ad eccezione dei millesimi 1981 e 1982 per la zecca di Leningrado, che possono arrivare anche a mille euro) mentre il vero cervonetz, quello del 1923, quota intorno ai 2.500 euro.