Ferrara
Come si è visto in precedenza, fu la grida21 dell’11 giugno 1475 ad autorizzare l’emissione di due nuove monete d’argento, cioè grossoni, che vagliono grossiti trì luno da quattrini XI luno, et diamanti, che vagliono grossiti dui luno da quattrini XI luno li quali grossoni, et diamanti sono alla liga del trono d’arzento veneziano, et proporzionati al peso del dicto trono. Il grossetto da 11 quattrini, cioè un soldo e 5 quattrini, con un quattrino del valore di 2 denari, era stato coniato già a partire dal 1471 e quindi le due nuove monete andavano ad aumentare il numero di nominali argentei: il grossone valeva 5 soldi e mezzo ed il diamante 3 soldi e 8 denari. Il ducato d’oro nel 1475 e fino al 1482 valeva 57 soldi22. Certamente i Ferraresi, che, come i Mantovani, avevano come riferimento la monetazione della Serenissima, ben conoscevano il bussolotto mantovano e probabilmente ne apprezzavano il successo sul mercato monetario.
Nella città estense il grossone (fig. 7) ed il diamante, oltre ad avere la stessa lega della lira, erano proporzionati nel peso e bastano pochi calcoli per verificare come il grossone rappresentasse il 60% del valore della lira mentre il diamante il 40%. I Ferraresi non coniarono direttamente la lira tron né la sua metà, il marcello, né il soldino, probabilmente per non entrare in concorrenza con Venezia mentre coniarono i valori mancanti nel sistema monetario della Serenissima. Il grossone soprattutto ebbe una grande fortuna e fu battuto sicuramente per molti anni, probabilmente anche dopo la morte del duca avvenuta nel 150523.
Il numero dei nuovi nominali argentei poi si arricchirà anche con la moneta da 2 grossoni o idra (fig. 8) emessa nel dicembre del 1492. Il cronista Caleffini nel dicembre di quell’anno infatti scriveva24 che fu fatto grida per parte del duca Hercole, che se avesse a spendere certe monete sue nove per dodici bolognini l’una; da un lato de le quale era la testa sua ducale, et dal altro lato più bisse insieme atachate. Poiché l’idra era una moneta da 2 grossoni, si evince che lo stesso grossone era aumentato al valore nominale di 6 bolognini. In tal modo le monete fin qui elencate nel 1492 erano così allineate:
Moneta | Zecca | Valore | Peso | Lega |
Idra | Ferrara | 12 bolognini | g 7,82 | 948 |
Lira tron | Venezia | 10 bolognini | g 6,52 | 948 |
Grossone | Ferrara | 6 bolognini | g 3,91 | 948 |
Marcello | Venezia | 5 bolognini | g 3,26 | 948 |
Diamante | Ferrara | 4 bolognini | g 2,61 | 948 |
Soldino | Venezia | mezzo bolognino | g 0,326 | 948 |
Mentre a Mantova, il termine bussolotto rimase in uso fino alla metà del Cinquecento, a partire dagli inizi del secolo a Ferrara e nelle altre zecche estensi, Reggio Emilia e Modena, il termine grossone fu sostituito da quello di testone. In una tariffa27 ferrarese del 12 dicembre 1521 i quarti ferraresi, milanesi, mantuani e zenovesi sono tariffati per 16 soldi e 3 denari mentre li testoni ferraresi mantuani vecchi iulii seu testoni papali vecchii testoni modonesi e regiani vechii sono valutati 6 soldi e mezzo, il che significa che 4 quarti equivalevano a 10 testoni. Nella stessa tariffa i fiorini larghi italiani, cioè i ducati, erano tariffati 3 lire e 7 soldi, cioè 2 soldi in più di 4 quarti e 10 testoni come sopra evidenziato.
Con data 1 e 4 febbraio 1526 fu pubblicata una nuova tariffa28 a Ferrara che quotava tutte le monete in circolazione ma i vecchi rapporti di valore ora risultano un poco sfilacciati. Li testoni ferraresi, mantuani vechi, julii seu testoni papali vecchi battuti in Roma, testoni modonesi, e regiani vecchi de bon argento, e peso venivano valutati 6 soldi e 10 denari mentre li quarti ferraresi, milanesi, mantuani, e genoesi de bon argento, e peso venivano valutati 17 soldi. Tra i due tipi di monete viene confermato praticamente il rapporto di valore di 2 e mezzo a uno anche se 6 soldi e 10 denari per due e mezzo è uguale a 17 soldi ed un denaro mentre il quarto veniva valutato soltanto 17 soldi. Probabilmente questo denaro in più era dovuto soltanto ad una questione di rotti nella valutazione delle monete e non all’intenzione di valutare più il testone rispetto al quarto. Infatti le idre, e julii seu testoni doppii papali e mantuani de bon argento erano valutati esattamente il doppio dei testoni, cioè 13 soldi e 8 denari.
Al contrario, il rapporto tra il ducato d’oro ed il quarto segnava una leggera rivalutazione del primo rispetto al secondo. Infatti 17 soldi per 4 è uguale a 3 lire e 8 soldi ma li fiorini larghi milanesi, fiorentini, genoesi, del Reame di Napoli, senesi, luchesi, portugalesi, ferraresi, bolognesi, mantuani, vecchi rodiani, turchi et de Urbino de bon oro, e peso erano tariffati a 2 soldi in più, cioè 3 lire e 10 soldi.
Ad un certo punto, a Cinquecento inoltrato, il testone si allineò quasi allo scudo d’oro, di valore sensibilmente diverso al ducato che ormai si coniava pochissimo ed era anzi incettato e fuso. Un proclama29 ferrarese del 5 maggio 1543 riporta li testoni30 ferraresi, modonesi, risani, papali, julij battuti in Roma vecchi, e delle stampe vecchie, che siano de bono argento al prezzo di 7 soldi mentre li scudi d’oro de qualunque cunio, che siano de bono oro, et peso, sono valutati 3 lire e 11 soldi, cioè appena un soldo in più di 10 testoni. I quarti invece sono prezzati 17 soldi e 10 denari.
Nella tariffa31 ferrarese del 14 gennaio 1558 i testoni ferraresi, modonesi, regiani, e mantovani delli Marchesi erano valutati 7 soldi, quindi un quarto avrebbe dovuto valere esattamente 17 soldi e mezzo ma la tariffa valuta li quarti ferraresi passati, mantuani delli marchesi, milanesi delli duchi, ben 2 soldi in più, cioè 19 soldi e mezzo. Quest’ultimo valore moltiplicato per quattro è uguale a 3 lire e 18 soldi, esattamente il valore assegnato a tutti li altri fiorini de bon oro, e peso, tuttavia la stessa tariffa menziona dei ducati ferraresi nuovi da 4 lire.
Come già si è visto nella tariffa mantovana del 24 dicembre 1543, le stesse descrizioni indicano queste monete come retaggi di un mondo ormai finito: si parla infatti di quarti ferraresi passati, di monete mantovane delli marchesi quando già nel 1530 Federico Gonzaga aveva ottenuto il titolo di duca di Mantova. Erano nate nel frattempo nuove monete d’argento sostanzialmente diverse, il mezzo scudo ed il quarto rapportate alla nuova moneta d’oro, lo scudo. La splendida età del Rinascimento era finita anche in numismatica.
Modena
La già tariffa32 ferrarese che porta la data del 1 e 4 febbraio 1526 menzionava, tra l’altro, i testoni modonesi. Il testone è sicuramente la moneta a nome di Ercole I che il CNI33 definisce mezzo testone con al diritto la testa del duca rivolta a sinistra ed al rovescio Ercole col leone nemeo (fig. 9). Il Crespellani34 ricorda delle monete da 6 soldi previste nel capitolato del 1498 e dei testoni e delle monete da 5 soldi previsti in quello del 150135. Credo che quella da 6 soldi ed il testone siano la stessa moneta36 mentre il 5 soldi è quella che il CNI37 chiama ancora mezzo testone ma con Ercole ed Anteo al diritto ed al rovescio San Geminiano seduto di fronte.
Morto il duca Ercole, il suo successore Alfonso I il 17 ottobre 1506 concesse38 alla città di fare stampare lie li ducati, et cusi li testoni che habiano da un lato la testa nostra, et da laltro la imagine del Santo vostro, sicomo habbiamo concesso alla comunita nostra de Regio. Questo testone è la moneta chiamata dal CNI39 paolo o giulio (fig. 10).