di Roberto Diegi
Perché un mio articolo sui Valentiniani? L’occasione mi è stata fornita, del tutto involontariamente, da un signore che si chiama appunto Valentiniano. Parlerò, dunque, di quella dinastia (il termine è improprio ma rende l’idea) di imperatori del IV secolo d.C. che, nel bene e nel male, hanno lasciato una traccia importante nella storia.
Valentiniano I era nato nel 321 in Pannonia e aveva servito militarmente sia sotto Giuliano – che peraltro lo aveva esiliato a Tebe, in Egitto, a causa della sua fede cristiana – che Gioviano. Alla morte di quest’ultimo gli alti ufficiali dell’esercito proclamarono imperatore Valentiniano che aveva dimostrato in più occasioni di avere attitudine al comando. La proclamazione del nuovo imperatore avvenne a Nicea nel febbraio del 364.
Poco tempo dopo la sua elezione, Valentiniano conferì al fratello minore Valente il governo delle Province Orientali, mantenendo per sé il controllo dell’Occidente. Era iniziata di fatto la spartizione in due parti dell’Impero che avrebbe causato tanti problemi e confusione in quella che per secoli era stata la maggior potenza nel mondo allora conosciuto. Ma sia Valentiniano che il fratello Valente non erano preparati per i gravosi compiti legati alla loro altissima carica. Assai diversi tra loro per carattere erano oltretutto, anche se cristiani, divisi da differenti credenze: Valentiniano era fedele al credo niceno, mentre Valente era dichiaratamente ariano. Ma la diversità di orientamento religioso non provocò grossi problemi tra i due, anche per la lontananza fisica delle due parti dell’Impero governate da Valentiniano e Valente: pure l’esercito era stato diviso in due grandi armate, la prima con il comando supremo a Mediolanum, dove in un primo tempo si era stabilito anche Valentiniano, la seconda con il comando a Costantinopoli, dove risiedeva anche Valente.
Valentiniano I fu molto impegnato dalle invasioni dei barbari che premevano al confine renano: alla fine ebbe la meglio ma a prezzo della vita. Essendo di temperamento a dir poco “vivace”, non riuscì a sopportare l’atteggiamento arrogante di una ambasceria dei Quadi che si erano a lui presentati per chiedere la pace: ebbe un attacco collerico così violento da rimetterci la vita. Era il settembre del 375 e Valentiniano I aveva 54 anni. Il suo primogenito Graziano si trovò così, a soli 17 anni, a capo della parte occidentale dell’Impero.
Nella parte orientale, come ho anticipato, governava Valente, fratello minore di Valentiniano (era nato nel 328) che non diede certo prova di avere una grande personalità: elevò alle massime cariche dello Stato personaggi discutibili e sotto il suo regno le imposte e l’inflazione raggiunsero livelli mal sopportati dalla popolazione.
Così, a causa del malcontento, era salito al trono, anche con l’appoggio dei Visigoti d’oltre confine, tal Procopio, che però non regnò a lungo: circa un anno, essendo stato elevato al trono nel settembre del 365 e giustiziato nel maggio 366 per volere dell’imperatore legittimo.
Ma, accantonato Procopio, Valente dovette affrontare il grosso pericolo dei Goti, che premuti dalla bellicosa nazione degli Unni, avevano dovuto passare il Danubio per trovare asilo nel territorio dell’Impero, in un primo tempo accolti senza problemi dai governatori romani. I Goti finirono con il ribellarsi a quello che consideravano, non a torto, uno sfruttamento senza diritti. La battaglia decisiva avvenne nei pressi di Adrianopoli il 9 agosto del 378 e le armate di Valente subirono una pesante disfatta: lo stesso imperatore perse la vita nella battaglia e il suo corpo non fu più ritrovato.
È importante annotare che alla morte di Valentiniano I vi erano in pratica ben tre imperatori: Graziano, Valente e Valentiniano II, quest’ultimo di appena quattro anni e fratellastro di Graziano (era nato a Treviri nel 371).
Graziano, era stato eletto imperatore da una congiura di palazzo mirante a governare di fatto al posto dell’imperatore legittimo; egli fu però assai abile nello scongiurare una guerra civile: accettò apparentemente di buon grado l’elezione di Valentiniano II, relegandolo però in posizioni solo formalmente importanti, sorvegliandone anche l’educazione e isolando i capi della congiura, governando come se fosse – e di fatto lo era – l’unico imperatore.
Graziano era dotato di notevole cultura, a differenza del padre Valentiniano e dello zio Valente e, fuor di ogni dubbio, fu l’unico della dinastia a mostrare doti di abile politico. Uno dei primi atti del nuovo imperatore fu l’emanazione di un editto di tolleranza verso tutte le sette cristiane; Graziano era profondamente cristiano ma non ostile nei confronti delle varie “sette”, come invece lo erano stati Valentiniano e Valente.
Graziano, buon comandante, aveva già dimostrato la sua abilità ancora vivente lo zio Valente, sconfiggendo pesantemente Alamanni e Quadi e continuando anche dopo a controllare strettamente queste bellicose popolazioni. Graziano, consapevole di avere ormai consolidato il suo potere, si recò a Roma dalla sua abituale residenza di Treviri. Era il 376 e in Oriente governava ancora Valente, mentre Valentiniano II, in Illirico, deteneva solo formalmente il suo “potere di carta”.
Nel 379, ormai unico imperatore di fatto in Occidente, Graziano nominò Augusto per l’Oriente suo cugino Teodosio (il futuro imperatore Teodosio I). Nel 383, mentre stava preparando una nuova offensiva contro gli Alamanni, fu assassinato da un alto ufficiale fedele a un usurpatore, Magno Massimo, comandante delle armate romane in Britannia, proclamato imperatore dai suoi soldati scontenti del regime di Graziano. Essendo nato nel 359, egli aveva quindi solo 24 anni.
Valentiniano II d’altra parte, successore “ufficiale” di Graziano – era nato nel 371 ed era suo fratellastro – era troppo inesperto per poter far fronte ad avvenimenti che stavano sconvolgendo la stabilità dell’Impero e dovette fuggire davanti all’avanzata dei soldati di Magno Massimo. Nel maggio del 392 Valentiniano II fu trovato morto nella sua residenza di Vienna in Gallia, dove si era rifugiato fuggendo appunto da Magno Massimo.
La confusione in quegli anni era notevole e spesso si fa fatica a seguire il convulso alternarsi o affiancarsi di imperatori. Vale forse la pena di far un sintetico riassunto di chi sedeva sul trono che una volta era stato di Roma:
Valentiniano I |
imperatore in Occidente dal 364 al 375. |
Valente |
imperatore in Oriente dal 364 al 378. |
Graziano |
imperatore in Occidente dal 367 al 383 ma, di fatto, unico regnante su tutto l’Impero dopo la morte di Valentiniano I e Valente e sino al suo decesso. |
Valentiniano II |
imperatore in Occidente, ma solo formalmente, dal 375 al 392. |
Poiché, però, in questa rivista si tratta di numismatica, dalla storia passo a illustrare alcune belle monete dei Valentiniani.
Sulle monete d’oro, accanto al marchio di zecca, appare a un certo punto la sigla OB, che starebbe a significare obryzum cioè oro purissimo.
Sulle monete d’argento, come vedremo, compare invece spesso la sigla PS, che dovrebbe significare argentum posulatum, cioè purissimo. Secondo importanti studiosi l’apposizione di queste sigle sarebbe la conseguenza della rifusione delle monete pregiate di precedenti imperatori e si porrebbe come marchio di garanzia della bontà di aurei e argentei.
Fatta la doverosa precisazione in calce alla pagina precedente passo, ovviamente, a illustrare alcuni miliarensi e siliquae.
E dopo i miliarensi ecco alcune siliquae.
Se le monete in oro e argento dei Valentiniani appaiono a molti monotone e ripetitive (a eccezione forse di alcuni miliarensi), quando ci si deve occupare delle coniazioni bronzee ci si può sconfortare pensando a quale scadimento fosse arrivata questa monetazione a confronto della bellezza assoluta, ad esempio, di certi sesterzi dell’alto Impero. Ma se la riproduzione di solidi, miliarensi e siliquae era quasi “obbligata”, visto che ormai la produzione e la circolazione delle monete era in grandissima parte basata su questi nominali in metallo pregiato, per quanto riguarda le coniazioni bronzee o in rame mi sento quasi in obbligo di sorvolare limitando il mio discorrere alle sole monete in metallo prezioso.
Comunque mi sento in dovere di fornire almeno una immagine, solo una, di una moneta di Graziano coniata tra il 367 e il 375, ovviamente dopo Cristo. Le altre coniazioni in rame di questi imperatori sono più o meno simili.
Fonti principali
M. Grant, 1984 – Gli imperatori Romani, Newton & Compton Editori, Roma [ristampa 2004].
H. Cohen, 1892 – Description historique des Monnaies frappées sous l’Empire Romain, vol. VIII, Rollin & Feuardent, Parigi-Londra.
J.W.E. Pearce e altri, 1933 – Roman Imperial Coinage (RIC), vol. IX, Edizioni Spink & Son, Londra [ristampa 1968].
A. Forzoni, 1997 – La moneta nella Storia, vol. IV, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma.
G.G. Belloni, 1993 – La Moneta Romana, Carocci Editori, Roma [ristampa 2002].
F. Catalli, 2003 – Numismatica greca e romana, Libreria dello Stato, Roma.
C. Foss, 1990 – Roman Historical Coins, Seaby, Londra.
R. Diegi, Scheda n. 39 sui Valentiniani pubblicata su «Panorama Numismatico», n. 263, giugno 2011.
R. Diegi, 2005 – Felicium Temporum Reparatio, in «Cronaca Numismatica», n. 178, ottobre 2005.
R. Diegi, 2004 – Procopio e le sue monete, in «Monete Antiche», n. 16, luglio-agosto 2004.