di Roberto Diegi
I TETRADRAMMI FATTI CONIARE DA SETTIMIO SEVERO E DAI SUOI DISCENDENTI NELLE REGIONI SIRIANE, SONO MONETE CERTAMENTE RIPETITIVE MA DI GRANDE FASCINO.
Ho sempre ammirato – e ne ho anche scritto – la bellezza, specie nei ritratti, della monetazione bronzea delle zecche di Roma o di Lugdunum, ma non posso – non ci riesco – tacere della monetazione provinciale, che definirei per comodità “siriana”, che ci ha proposto nel tempo una serie monetale ricca di splendidi ritratti, spesso inconsueti: alludo ai numerosi tetradrammi coniati in Syria e regioni limitrofe, inizialmente in ancora buon argento, poi sempre più poveri di metallo pregiato, fino a ridursi a monete di bronzo o rame argentate superficialmente. Queste zecche di Syria e dintorni hanno coniato tetradrammi sin dai tempi di Augusto, indubbiamente stupendi per alto contenuto di fino, per rappresentazioni dei rovesci e per stile, ma abbastanza “banali’, perché in fin del conti il ritratto del sovrano di turno era rappresentato con le fattezze ben note, utilizzate dalle zecche centrali.
Ma con Settimio Severo e i suoi figli le cose sono cambiate e le zecche in questione hanno iniziato a coniare tetradrammi con una loro precisa personalità, anche se indubbiamente ripetitivi per il fatto che al rovescio è sempre proposta la tipologia dell’aquila ad ali aperte. Da qui un certo disinteresse dei collezionisti nei confronti di questa monetazione al quale disinteresse ha, a mio avviso, contribuito anche il fatto che le legende sono in lingua greca, oltretutto abbreviate. Ma, come sempre, una brevissima digressione storica si impone.
Settimio Severo, il fondatore della dinastia dei Severi, apparteneva a un’importante famiglia di Leptis Magna, della Provincia d’Africa, che si era alleata con una famiglia molto in vista della Siria romana grazie al suo matrimonio con Julia Domna. Con questo imperatore può dirsi iniziato il cosiddetto periodo del Principato di stampo militare. L’imperatore, non più contrastato dai residui delle antiche istituzioni della Repubblica romana, poteva disporre, quale padrone assoluto, dell’Impero in qualità di dominus. Alcune fonti, proprio in funzione di questo aggettivo dal significato molto importante per i romani, definiscono questo periodo come “Dominato”, da dominus appunto. Le origini provinciali influenzarono molto il suo modo di dirigere il nuovo Stato romano, a partire dalla riorganizzazione dell’esercito, con la creazione di tre nuove legioni quali la Legio I, II e III Parthica, l’aumento della paga del legionario, la riforma del cursus honorum nelle alte gerarchie militari a vantaggio degli equites. Riformò inoltre la guardia pretoriana, formata con componenti provinciali (in particolare provenienti dall’Illyricum), e concesse, sempre ai provinciali, il permesso di sposarsi durante il servizio militare, abitando con la propria famiglia fuori dalle fortezze legionarie. Non è un caso, infatti, che l’appoggio militare che l’imperatore ottenne dagli eserciti provinciali ne abbiano accresciuto notevolmente il potere ed abbiano determinato il conseguente scioglimento del pericoloso Corpo dei Pretoriani, sostituito da una Guardia imperiale composta da elementi non italici.
Si può pensare che queste origini “provinciali” abbiano anche influenzato la monetazione di aree lontane dall’Italia? Qui torniamo ai nostri tetradrammi di Settimio Severo e dei suoi figli.
Ho già accennato, all’inizio, alla massiccia produzione di pesanti tetradrammi in argento, iniziata da Settimio Severo a Laodicea ad Mare, Antiochia e Tyro e continuata in modo ancora più imponente da Caracalla e dai suoi successori che coniarono tetradrammi in moltissime delle città sotto influenza romana nel Medio Oriente. È vero che la produzione di tetradrammi d’argento orientali era già iniziata, come ho detto, con Augusto ed è continuata negli anni con molti altri imperatori, ma mai in modo così massiccio e sistematico come sotto i Severi.
Con il passare degli anni il titolo di fino, inizialmente abbastanza alto, si era andato sempre più svilendo, fino a che i tetradrammi si ridussero a un tondello di bronzo o rame argentato. Già Settimio Severo, come anticipato, aveva dato il via ad una forte produzione di questi tetradrammi, particolarmente in Syria, ma con il figlio Caracalla la loro coniazione diventò non solo più massiccia, si estese anche a numerosissime altre città: Antiochia, Tyro, Tripoli di Fenicia, Emisa, Laodicea, Carrhae, Berytus, Byblos, ecc. Ricordo che queste monete, destinate alla circolazione locale, pesavano circa 12-14 grammi ed erano caratterizzate dal ritratto dell’imperatore, peraltro assai variato da zecca a zecca, e dal rovescio, sempre uguale, dell’aquila ad ali spiegate con, tra le zampe, il marchio della città che le aveva coniate. Le legende sono ovviamente in lingua greca.
Ripeto: Settimio Severo iniziò la massiccia coniazione dei tetradrammi a Laodicea, in Syria appunto, e questa tradizione venne molto sviluppata dai figli Caracalla e Geta, particolarmente dal primo che fece produrre queste pesanti monete in moltissime cttà della Province orientali, con una incredibile varietà di ritratti, sempre molto vigorosi anche se forse a scapito del realismo al quale ci hanno abituato le coniazioni delle zecche centrali. È verissimo: al rovescio questi tetradrammi riproducono tutti la medesima tipologia dell’aquila ad ali spiegate e ciò continuerà sino alle ultime coniazioni di tetradrammi siriani. Ma, a mio parere ovviamente, è proprio questa apparente monotonia che fa di questa serie un unicum nella vastissima produzione monetale provinciale.
Proprio perché mi rendo conto che questi tetradrammi possono apparire tutti uguali a chi non è particolarmente attratto da questa serie, mi limito a proporre le fotografie di soli tre esemplari, rispettivamente di Settimio Severio, di Caracalla e di Geta. A giudizio di chi scrive, i tetradrammi coniati per Geta – pochi per evidenti motivi: è morto giovane – appaiono molto più curati ed eleganti nello stile dei moltissimi prodotti per Caracalla.
Fonti principali
Michael Grant, Gli Imperatori Romani, Newton & Company Editori, Roma 1984 [ristampa 2004].
Angiolo Forzoni, La Moneta nella Storia, vol. II, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 1995.
Henry Cohen, Description historique des monnaies frappèes sous l’Empire Romain, vol. IV, 1884.
Mattingly-Sydenham, Roman Imperial Coinage (R I.C.), vol. IV, parte I, Spink & Son, Londra 1936.
David R. Sear, Roman Coins and their values, vol. II, Ed. Spink, Londra 2002.
Roberto Diegi, Una sanguinosa guerra civile spesso dimenticata. L’affermazione della dinastia dei Severi, in «Panorama Numismatico», n. 205/2006.
Roberto Diegi, Il ritratto imperiale nelle zecche di Syria e Poenicia: i Severi, in «Panorama Numismatico», n. 163/2002.
Roberto Diegi, Schede monografiche sugli Imperatori Romani, in «Panorama Numismatico», nn. 234/2008 e 236/2009.
Articolo tratto da Panorama Numismatico nr. 300 – Novembre 2014