di Lorenzo Bellesia – da Panorama Numismatico nr.248/Febbraio 2010
SONO ELENCATE TUTTE LE VARIANTI DEL TESTONE DI PAPA ALESSANDRO VII CON L’ASSEGNAZIONE DEL GRADO DI RARITA’.
La monetazione romana di Alessandro VII, pontefice dal 1655 al 1667, non è molto ricca ma è estremamente curata sotto il profilo tecnico ed artistico. Una caratteristica importante è la quasi totale mancanza di millesimi e di anni di pontificato. Che si sia trattato di una scelta consapevole lo si deduce dal fatto che del predecessore di Alessandro, Innocenzo X, quasi tutte le monete sono datate mentre per quelle di Alessandro l’unica moneta è un giulio del primo anno di pontificato. E’ evidente che dopo l’emissione di questo giulio sia stato stabilito che in futuro nessuna moneta avrebbe dovuto essere datata. L’indicazione del millesimo tornerà già col successore Clemente IX mentre l’indicazione dell’anno di pontificato tornerà con Clemente X.
Un’altra caratteristica interessante è che non ci sono monete con ritratto ed anche questa sembra essere stata una precisa scelta perché nella divisione tra monete e medaglie alle prime è riservato il solo stemma mentre il ritratto spetta alle seconde. Divisione netta anche per i millesimi e gli anni di pontificato che sono riservati quasi esclusivamente alle medaglie ed è probabile che questa divisione sia stata voluta proprio dal pontefice. Infatti Miselli1 lo definisce un medaglista in pectore infatti una grande quantità di medaglie prodotte durante il suo pntificato erano state da lui accuratamente discusse ed alle volte anche personalmente abbozzate. A questo proposito, famoso è rimasto lo speciale rapporto che intratteneva con Gian Lorenzo Bernini ma, anche se in minore misura, non mancava di suggerimenti e rilievi pure per tutti gli altri artisti dell’epoca.
Nella zecca di Roma furono coniate monete in oro da 4 scudi, detti dobloni, doppie e scudi, in argento piastre, testoni, giuli, grossi e mezzi grossi. Le monete in rame a nome di Alessandro VII furono invece coniate a Gubbio.
Del testone fu coniata una sola tipologia con lo stemma al diritto ed al rovescio una mano destra che esce dalle nubi con una bilancia tra le dita e la leggenda NEC CITRA NEC VLTRA. Questa frase è tratta dalle Satire di Orazio e significa né al di qua né al là alludendo alla bilancia che è in perfetto equilibrio2. Il fatto che la mano esca dalle nubi vuole alludere all’imparzialità della giustizia divina. Del resto già nella medaglia emessa per celebrare l’elezione di Alessandro VII viene evidenziato che la giustizia e la pace saranno il fine principale della sua azione di governo. In questa medaglia le personificazioni della giustizia e della pace si abbracciano e la scena è sottolineata dalla leggenda IVSTITIA ET PAX OSCVLATAE SVNT3.
Scopo di questo articolo è di illustrare tutte le varianti note del testone di Alessandro VII meglio di quanto non abbiano fatto sia il CNI che il Muntoni.
Il CNI infatti si limita a descrivere nove varianti mentre il Muntoni ne descrive cinque con la solita tecnica ad incastri di descrizioni e di foto che spesso non è facile seguire. Si tenterà inoltre di determinare una successione cronologica delle emissioni basandosi sui pochi documenti pubblicati e sui legami di conio individuati4.
Per quanto riguarda i documenti, occorre rifarsi al Martinori5 che riporta due saggi di testoni: il 1 settembre 1655 e l’8 maggio 1660. Uno spartiacque nella serie inoltre è la presenza al rovescio dell’armetta della ditta Martelli ed Ubertini che prese l’appalto della zecca nel 1660 tenendola fino al 16656. E’ quindi probabile che la serie debba partire da quei testoni che non hanno l’armetta presentando invece una stella a sei punte che con ogni probabilità è da ritenere un segno di zecca e non un banale ornamento trovandosi anche nelle piastre sia di Alessandro VII sia di Innocenzo X7.
E’ da ritenere che il primo tipo di testone emesso sia quello con lo stemma grande e semiovale così descritto:
D/ ALEX · VII · PONT · MAX ·
Stemma sormontato da tiara e chiave decussate
R/ (dal basso a sinistra) NEC CITRA NEC VLTRA
Mano destra uscente dalle nubi con una bilancia tra il pollice e l’indice, sotto, nel giro, stella
1 – CNI 17; Muntoni 11
Numismatica Ars Classica, 28 e 29 ottobre 1999, lotto 274 (g 9,61)
Che questo sia il primo testone ad essere stato emesso lo dimostra un legame di conio: il diritto infatti è stato utilizzato anche per battere i dobloni che furono saggiati in Castel Sant’Angelo il 6 settembre 16558. Quindi questo tipo dovrebbe essere stato saggiato pochi giorni prima, cioè il 1 settembre. E’ estremamente raro e già nella successiva emissione fu sostituito con uno stemma ovale ornato da conchiglia in alto e sormontato da chiavi cui furono aggiunti i cordoni. Questo stemma ovale si trova a sua volta in due tipi, uno con le chiavi visibili e un altro con le chiavi coperte per metà dallo stemma.
Note
- W. Miselli, Il Papato dal 1605 al 1669 attraverso le medaglie, Pavia s.d., p. 442.
- M. Traina, Il linguaggio delle monete, Sesto Fiorentino 2006, p. 281.
- W. Miselli, Il Papato cit., pp. 443-445; A. Modesti, La medaglia “annuale” dei Romani Pontefici, vol. I, Roma 2007, p. 204.
- E’ comunque da tener presente che gli incisori della zecca papale in questo periodo operarono con estrema precisione ed è obiettivamente difficile individuare i diversi coni se non tramite evidenti differenze.
- E. Martinori, Annali della zecca di Roma, Sede Vacante 1644-Clemente IX, Roma 1919, p. 60.
- E. Martinori, Annali cit., p. 67.
- E. Martinori, Annali cit., p. 65.
- E. Martinori, Annali cit., p. 58
2 Comments
Alessandro
Articolo fatto molto bene e decisamente interessante
101962
Sempre un piacere leggere Bellesia.
Concordo che la stella a sei punte in esergo al rovescio, altro non possa essere che un’armetta.