Questo contributo giaceva da tempo in un cassetto. La remora a consegnarlo alle stampe derivava dalle perplessità, espresse in più occasioni da un gruppo di amici di esimio spessore numismatico, interessati allo stesso problema, sulla legittimità di diffonderlo finché non fosse esperita ogni ricerca tesa ad individuare e a documentare iconograficamente in modo esaustivo, ovunque fosse possibile, tutte le monete coniate di questa pertinenza.
Lo stesso gruppo di amici, proponendosi il non facile compito, sono sempre sul piede di partenza ma i loro… campi di maggio non sono ancora sfociati in campagne operative. Ho credulo quindi opportuno dar voce alle notizie e al materiale in mio possesso, che presumono, quanto meno, di portare ordine, a beneficio del collezionismo, in un campo di indagine fin qui oggetto di equivoci e di vuoti nei testi canonici, che, pur restando fondamentali per i repertori, sono passibili di verifiche attualizzate e di modifiche, specie relative alle attribuzioni, in base ai nuovi elementi emersi. Nessuna pretesa, dunque. di completezza (ammesso che la completezza sia raggiungibile in campo numismatico specie per tempi lontani); soltanto l’intento di inquadrare la materia con l’apporto di diverse monete inedite, stimolando ulteriore ricerca su un aspetto così affascinante della monetazione felsinea.
I Bentivoglio riformatori – Il complesso inquadramento monetale del XV secolo – Le monete dei Riformatori
Il Corpus definisce impropriamente dei “Bentivoglio Conservatori”, riferendole al periodo 1446 – 1506, le monete con stemma del casato ma senza il nome di Giovanni II. La magistratura, il cui nome originario è “Riformatori dello stato di libertà”, formata da 16 membri e già esistente prima di Sante a partire dal 1392 (Alidosi: ” Li riformatori dello stato di libertà della città di Bologna”, Bologna, 1614), verrà ampliata a 21 membri sotto Giovanni, che la presidierà a vita per concessione di Paolo Il nel 1466. Questa vera e propria riforma attribuì al Bentivoglio anche il doppio voto.
Per la elezione dei Riformatori, che continuarono a essere chiamati i Sedici anche quando furono ventuno, considerando i cinque in più come sovrannumerari, era necessario il beneplacito di entrambe le somme magistrature: il Reggimento e il Legato. La carica era a vita, con facoltà di trasmettere il mandato ai primogeniti legittimi o naturali purché non minori di trent’anni. E’ evidente che si formò una vera e propria serrata di uomini e di famiglie.
In proposito è interessante confrontare le famiglie dei Sedici della designazione del 1447 di Nicolò V (è l’anno degli accordi con Sante) con quelle dei ventuno dell’anno 1500: ben undici sono le stesse, nonostante siano passati più di cinquant’anni. I nomi nuovi dipesero evidentemente dalla mancanza di figli primogeniti ultratrentenni dei prescelti nel 1447 e quindi la carica è passata ad altre famiglie.
Questo l’elenco dei Sedici del 1447 (dal Sorbelli): Gozzadini, Malvezzi, Caccialupi, Maresotti, Grati, Caccianemici, Castelli, Poeti, Bianchi, Del Purgo, Dalla Volta, Sanuti, Ranuzzi, Guidoni, Dalle Armi, Bianchetti, Ariosti, Rossi (in realtà risultano 18, senza contare i Bentivoglio).
Segue: articolo completo in formato PDF da Panorama Numismatico nr.134 / ottobre 1999. Articolo dall’archivio di Panorama Numismatico richiesto da un ns. lettore.