di Roberto Diegi
Servius Sulpicius Galba
Marcus Salvius Otho
Aulus Vitellius
Titus Flavius Vespasianus
L’anno 69 d.C. è comunemente chiamato l’anno dei quattro imperatori, perché in dodici mesi Roma vide alternarsi sul trono, in dura contrapposizione tra loro, i quattro di cui sopra, finchè Vespasiano sconfisse l’ultimo dei pretendenti, Vitellio, dando origine alla dinastia Flavia.
Galba
Il primo imperatore fu Servius Sulpicius Galba, nato nell’anno 3 d.C., di rango patrizio: figlio di Gaio Sulpicio Galba e di Mummia Acaica fu tenuto in grande considerazione da Augusto, Tiberio, Caligola e Claudio. Il suo personale cursus honorum era di tutto rispetto: governatore della Aquitania, console (nel 33), comandante militare della Germania Superiore, proconsole in Africa (nel 45) ed infine governatore della Hispania Tarraconensis.
Rivestiva quest’ultima carica quando, morto suicida Nerone, il Senato di Roma lo acclamò imperatore; la mossa aveva avuto l’appoggio del potente prefetto del pretorio Ninfidio Sabino che aveva allettato i pretoriani con importanti promesse perché venissero meno alla fedeltà giurata a Nerone.
Era il giugno dell’anno 68.
Si è detto e ripetuto di Galba che fu un ottimo comandante militare e governatore, ma che non era adatto a governare l’impero. Il fresco imperatore, certamente non un buon politico, commise una serie di impopolari errori in campo finanziario che danneggiarono un po’ tutti e che in breve tempo gli valsero l’ostilità dei sudditi che arrivarono persino a rimpiangere Nerone.
Una commissione di trenta cavalieri incaricata di recuperare allo stato i donativi fatti da Nerone, non portò ad altro risultato che incrementare gli atti giudiziari e le delazioni. Effetti concreti non ve ne furono perché Galba fu ucciso prima che se ne potessero vedere, ma certamente questa iniziativa gli alienò moltissime simpatie presso tutti i ceti.
Anche nell’ambiente militare Galba, che pure era un soldato, non diede prova di sensibilità politica. Rifiutò di mantenere le promesse fatte a suo nome dal prefetto del pretorio Ninfidio Sabino, sostituendolo anzi con un uomo di sua fiducia, Cornelio Lacone; molti ufficiali fedeli a Sabino furoro sostituiti con altri e lo stesso Sabino venne giustiziato con l’accusa di aver fomentato una ribellione contro Galba. Furono molti i processi per alto tradimento intentati da Galba contro presunti o effettivi ribelli.
Il malcontento si fece presto strada tra i soldati, che si ritenevano traditi nelle loro aspettative, ma anche tra la popolazione di Roma colpita da inasprimenti nelle imposte e, conseguentemente, da un tenore di vita troppo rigido rispetto a quello cui era abituata.
La limitazione delle spese, in ogni campo, voluta dall’imperatore, per rinsanguare le finanze dello stato, ebbe anche effetti pesantemente negativi sulla economia di Roma: blocco dei lavori pubblici, divieto di feste e spettacoli, licenziamento di dipendenti pubblici, abolizione delle pensioni istituite da Nerone a favore dei senatori in disagiate condizioni economiche, ecc.
Lo stile di vita più che spartano che Galba, da buon soldato, aveva scelto per sé non andava ovviamente bene alla popolazione di Roma. La città in pochi mesi ripiombò nel grigiore che aveva contraddistinto gli anni più bui di Tiberio.
Risultato della confusa e vessatoria politica di Galba fu la ribellione delle legioni di stanza in Germania che, nel gennaio del 69, elessero imperatore il loro comandante Aulo Vitellio. Galba probabilmente non conosceva ancora le notizie dalla Germania quando decise di adottare un figlio per dare una impressione di continuità dinastica e di stabilità politica: la scelta cadde su Lucio Calpurnio Pisone Liciniano, un giovane di nobilissima ascendenza patrizia.
Ma questa iniziativa contrariò moltissimo Marco Salvio Otho che aveva sempre sostenuto Galba e che sperava di essere da lui adottato. La grande delusione induse Otho ad organizzare una congiura contro l’imperatore. Le guardie pretoriane, all’insaputa del loro comandante Lacone, il 15 gennaio del 69 assassinarono sia Galba che Pisone, acclamando Otho nuovo imperatore. Il Senato, pur già a conoscenza del fatto che le legioni in Germania avevano eletto imperatore Aulo Vitellio, avallò solennemente la nomina di Otho.
Galba non fece nulla di particolare sotto il profilo monetario, limitandosi a coniare, come del resto fecero gli altri contendenti, praticamente le stesse tipologie che erano state di Nerone, con gli stessi pesi, ma con molto minore fantasia di questi. Si conoscono aurei, denari, sesterzi, dupondi, assi. Ma il suo regno era durato solo pochi mesi ed è quindi impossibile dire se con il tempo la sua produzione si sarebbe elevata ad un maggior livello artistico. Questo discorso vale, ovviamente, anche per Otho e Vitellio.
Resta il fatto che le coniazioni di Galba sono tutte abbastanza rare, cosa ovvia, dato il brevissimo periodo di tempo durante il quale avevano potuto essere prodotte. Le zecche furono Lugdunum (ma presto chiusa), Narbona, Tarraco e soprattutto Roma. In provincia si distinse la zecca di Alessandria d’Egitto con una abbondante, anche se esteticamente abbastanza brutta, produzione di tetradrammi in mistura.
Segue: articolo completo in formato pdftratto da Panorama Numismatico nr.225/gennaio 2008