La medaglia dedicata al Millenario della Chiesa di Santa Maria nell’Abbazia di San Nilo a Grottaferrata, realizzata dall’artista Loredana Pancotto, rappresenta un’opera di grande importanza e un elemento fondamentale a chiusura del ciclo di celebrazioni dedicate alla ricorrenza. Coniata da OMEA Officine meccaniche e artistiche, è stata presentata a Grottaferrata il 10 dicembre scorso alla presenza dell’egumeno dell’abbazia padre Francesco De Feo, del sindaco di Grottaderrata Mirko Di Bernardo e di varie personalità del settore.
L’abbazia di Grottaferrata venne fondata nel 1004 da san Nilo da Rossano e dai monaci greci suoi discepoli su di un possedimento avuto in dono dal conte Gregorio di Tuscolo dove, secondo la tradizione, la Madonna apparve al santo. Egli non poté veder compiuta la sua opera poiché morì a Tusculum poco dopo, il 26 settembre 1004, e la salma fu deposta nell’oratorio della erigenda badia. I lavori vennero terminati per volere di san Bartolomeo, discepolo e agiografo di san Nilo, e la consacrazione avvenne nel 1024. L’abbazia ha conservato il rito bizantino greco e la tradizione monastica orientale ed è sede della Chiesa bizantina cattolica in Italia. Il 26 settembre 1937, con la bolla Pervetustum Cryptaeferratae di papa Pio XI, l’abbazia fu elevata a monastero esarchico, ossia immediatamente dipendente dalla Santa Sede e dunque non soggetta al vescovo locale.
La chiesa cattedrale di Santa Maria, consacrata il 17 dicembre 1024 da papa Giovanni XIX, è stata più volte trasformata, in particolare tra XV e XVII secolo quando vi operarono alcuni dei più importanti artisti dell’epoca.

Domenichino, Costruzione dell’abbazia di Grottaferrata, affresco, Grottaferrata, Cappella dei Santi Fondatori, Chiesa di Santa Maria.
Di notevole rilievo è il ciclo di affreschi di Domenico Zampieri, detto il Domenichino, eseguiti tra il 1608 e il 1610 nella cappella annessa alla chiesa abbaziale dedicata ai Santi Fondatori su incarico del cardinale Odoardo Farnese (oggi Cappella Farnese).
Nel 1754 nuovamente la chiesa fu trasformata con un rivestimento di stucco in stile barocco che ha ricoperto i dipinti murali ed inglobato le colonne romane nei pilastri. Un restauro di ripristino venne intrapreso tra 1902 e 1930 riportando alla luce la struttura romanica.
La medaglia è stata realizzata in bronzo e in argento ha un diametro di 65 mm e un peso di circa 85 grammi. Al dritto, sotto l’iscrizione dell’intitolazione, rappresenta la scena tratta dagli affreschi di Domenichino nella Cappella Farnese con san Bartolomeo che, inforcando gli occhiali, osserva il progetto che uno dei costruttori della chiesa gli sottopone.
Il rovescio presenta gli stemmi del Monastero Esarchico e della Città di Grottaferrata circondati dalla celebre definizione che papa Leone XIII volle dare del prestigioso sito religioso criptense: «Una gemma orientale incastonata nella tiara pontificia». Sotto l’ornamento cosmatesco ispirato al pavimento marmoreo della chiesa, sono raffigurate le chiavi di San Pietro a ricordare come, tuttora, l’Abbazia dipenda direttamente dal Papa.
Loredana Pancotto, a proposito della lunga elaborazione che ha portato al progetto finale della medaglia, dice di aver posto l’accento sulla presenza e persistenza del cenobio criptense nella vita sociale, religiosa e artistica dell’Italia lungo i secoli: «alla fine ho proposto un dettaglio dell’affresco della Cappella Farnese con la Costruzione dell’abbazia in cui si vede san Nilo che osserva il progetto dell’edificio in costruzione e dove, nel viso dell’architetto, è stata individuata l’effigie di Annibale Carracci». Domenichino, infatti, si avvalse della collaborazione del maestro bolognese che lo presentò al cardinal Farnese e gli fornì i disegni per due degli evangelisti raffigurati nei pennacchi della cupola.
«Sul rovescio – continua Pancotto – ho voluto proporre invece una porzione del pavimento cosmatesco che è ancora oggi conservato nella chiesa di Santa Maria, proprio per indicare la continuità della vita dell’Abbazia e la sua evoluzione nei secoli, e due chiavi incrociate che simboleggiano l’edificazione di una nuova chiesa».
La compresenza di elementi antichi e nuovi, d’altronde, è parte della stessa vicenda artistica e storica dell’abbazia: oltre alle opere d’arte altomedievali ancora presenti, la Biblioteca del complesso basiliano costituisce una preziosa testimonianza della tradizione del monachesimo bizantino in Italia dove, al primo nucleo di testi già posseduti dal fondatore san Nilo e dai suoi compagni, si sono aggiunti quelli dovuti alla intensa attività dei copisti criptensi durata fino alla metà del XX secolo e quelli entrati in seguito a scambi con altri monasteri dell’Italia meridionale, a donazioni ed acquisti.
Inoltre il progetto iconografico della Cappella Farnese venne elaborato da Domenichino con l’aiuto dei monaci basiliani, perché unisse le Storie dei Santi Fondatori a quello della celebrazione della Vergine, quale patrona della chiesa e ispiratrice dell’abbazia e della sua edificazione. A sottolineare la continuità con il passato, nella scena della Costruzione dell’abbazia, l’artista raffigura un rilievo romano tuttora conservato nel museo abbaziale.
La medaglia di Loredana Pancotto, valorizzando un patrimonio tanto prezioso di storia, arte e religiosità, accompagna con grande ingegno e sensibilità il transito dell’abbazia nel nuovo millennio.