di Gianni Graziosi
Il primo gennaio 2002 è una data storica che ha rappresentato un cambiamento epocale per il Vecchio Continente: l’euro è entrato ufficialmente in vigore. Le monete destinate alla normale circolazione presentano un lato uguale per tutti (rovescio), mentre l’altro cambia da Paese a Paese. Questa soluzione, nella sua semplicità, ben caratterizza le due anime dell’Unione europea: unica entità sopranazionale formata, però, da singoli Stati che tengono molto alla loro autonomia, all’identità storica, culturale e linguistica. I paesi che inizialmente adottarono la moneta unica furono dodici: Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna. La Danimarca, il Regno Unito e la Svezia pur essendo membri dell’Unione, non aderirono e non hanno ancora aderito, con motivazioni diverse, alla moneta unica. Oggi gli Stati membri dell’Ue con l’ingresso, nel 2004, di Cipro, dell’Estonia, della Lettonia, della Lituania, di Malta, della Polonia, della Repubblica Ceca, della Slovacchia, della Slovenia, dell’Ungheria e, nel 2007, della Bulgaria e della Romania, sono diventati 27: la Croazia è in via di adesione. All’aumento del numero di Paesi che fanno parte dell’Unione europea non ha corrisposto un parallelo aumento dei paesi che coniano moneta in euro, poiché non sono state raggiunte le condizioni previste per l’adozione concreta della divisa europea. Solamente altri 5 stati membri dell’Unione, rispetto al 2002, possono emettere euro nazionali, ossia: Slovenia (2007, primo paese dell’ex blocco sovietico), Malta (2008), Cipro (2008), Slovacchia (2009) ed Estonia (2011, primo paese dell’ex Unione Sovietica). La Lettonia adotterà la moneta unica dal primo gennaio 2014.
Anche il Principato di Monaco, la Repubblica di San Marino e lo Stato della Città del Vaticano, pur non facendo formalmente parte dell’Unione europea, hanno sottoscritto trattati con paesi membri della Ue e possono emettere monete in euro con proprie facce nazionali. Dopo un lungo negoziato è stato siglato un accordo, tra il capo del governo di Andorra e il commissario europeo per gli affari economici e monetari, che permetterà al Principato di Andorra di emettere proprie monete in euro a partire dal primo gennaio 2014. In questo modo le nazioni che possono coniare monete in euro saliranno in totale a 21. A questo punto si può ricordare che le monete in circolazione hanno un potere liberatorio stabilito per legge (art. 11 Regolamento n. 974-98), il quale decreta che, ad eccezione dell’autorità emittente, nessuno è obbligato ad accettare più di 50 monete metalliche in un singolo pagamento, a prescindere dal valore del tondello. Per quanto riguarda le banconote, invece, il potere liberatorio è illimitato.
Oltre all’emissione di monete destinate alla circolazione, di tipo ordinario o di tipo commemorativo, gli Stati membri possono emettere monete da collezione. In particolare queste monete hanno corso legale solamente nello Stato membro emittente la cui identità deve essere facilmente e chiaramente riconoscibile sulla coniazione. Per differenziarsi agevolmente da quelle destinate alla normale circolazione, le monete da collezione devono rispettare vari criteri (regolamento Ue n. 651/2912 del 4 luglio 2012): il loro valore nominale deve essere diverso da quello delle monete destinate alla circolazione; le loro immagini non devono essere simili alle facce comuni delle monete destinate alla circolazione e, se la loro immagine è simile a quella figurante su una faccia nazionale delle monete destinate alla circolazione, il loro aspetto complessivo deve comunque poter essere agevolmente distinto; il loro colore, diametro e peso devono essere significativamente diversi dalle monete destinate alla circolazione, quanto meno per due delle tre predette caratteristiche; non devono avere una godronatura o “fiore spagnolo”. Le monete da collezione possono essere immesse sul mercato a un valore uguale o superiore al loro valore nominale. Le emissioni di monete da collezione sono computate nel volume di conio da sottoporre all’approvazione della Banca centrale europea su base complessiva. Gli Stati membri devono adottare tutte le misure per scoraggiare l’uso delle monete da collezione come strumento di pagamento.
Tutto questo ha portato a una grande diversificazione e un notevole aumento delle emissioni da collezione sia per quanto riguarda il valore nominale che per il metallo impiegato. Esistono, solo per fare qualche esempio, monete da collezione da 5 e 10 euro in rame dell’Austria, da 2,5 e 7,5 euro in lega di rame e nichel del Portogallo, pezzi bimetallici da 3 euro della Slovenia, da 1,5 euro della Francia e del Portogallo, da 2,5 euro del Portogallo, da 25 euro dell’Austria; in questo ultimo caso il tondello centrale in niobio, grazie ad una tecnica particolare di produzione, può apparire variamente colorato. Ed ancora pezzi in argento da 8 euro del Portogallo, da 12 della Spagna e dell’Estonia, da 15 dell’Irlanda e della Francia, da 25 del Lussemburgo, da 30 della Spagna. Per non dimenticare le monete in oro da 0,25 euro (un quarto di euro, non è un refuso) del Portogallo, da 12,5 del Belgio, da 5 della Francia, da 100 (Austria, Finlandia, Germania, Slovacchia, Città del Vaticano) e da 200 (Spagna, Città del Vaticano), da 400 euro della Spagna, da 200, 250, 500, 1.000 fino al pezzo da 5.000 euro della Francia (1.000 g il peso). Naturalmente non potevano mancare monete colorate emesse, per esempio, dall’Irlanda, dall’Estonia, dal Belgio, dalla Francia, dalla Finlandia.
L’euro è moneta ufficiale anche nei dipartimenti e nelle collettività d’oltremare francesi come nelle isole Mayotte (Oceano Indiano) e Saint-Pierre e Miquelon (Oceano Atlantico a sud di Terranova), nell’isola Riunione (Oceano Indiano), in Guadalupa, in Martinica a Saint-Barthelemy (isole delle Antille), a Saint Martin (isola dei Caraibi), in Guyana francese (America meridionale). La decisione è comprensibile visto che continuare a utilizzare il franco francese aveva poco senso. Anche a Ceuta e Melilla, città autonome spagnole situate in nord Africa, l’euro è la valuta corrente. Pure il Montenegro, l’ultima delle ex repubbliche jugoslave ad aver ottenuto l’indipendenza (dal 3 giugno 2006), ed il Kosovo, ex provincia autonoma della Serbia (autoproclamato Stato indipendente, 17 febbraio 2008, status giuridico riconosciuto solamente da una parte dei paesi dell’Organizzazione delle Nazioni Unite), puntano all’adesione alla Ue e pertanto i due governi hanno deciso di adottare unilateralmente l’euro come moneta nazionale. La scelta è stata giustificata dal fatto che già prima dell’indipendenza usavano, come valuta corrente, il marco tedesco. A differenza di Monaco, San Marino, Città del Vaticano e Andorra, sia il Montenegro che il Kosovo non hanno firmato accordi con la Banca centrale europea e quindi non possono emettere proprie monete. L’Unione europea tollera questo uso irregolare dell’euro senza approvarlo ufficialmente.
Il caso più curioso riguarda comunque il Regno Unito. I britannici possiedono due basi militari a Cipro, Akrotiri e Dhekelia, dove fino al 2007 era utilizzata la sterlina cipriota. Dal 2008, con l’ingresso di Cipro nell’euro, hanno coerentemente deciso di utilizzare la nuova divisa. In questo modo, anche se il Regno Unito, pur appartenendo alla Ue, resta fedele alla tradizionale sterlina, in questi due piccoli territori britannici l’euro ha fatto breccia.
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