Negli ultimi anni la monetazione medievale italiana è stata attentamente studiata e forse non c’è settore che non possa vantare significativi passi in avanti. Un altro fondamentale contributo è questo di Giorgio Fusconi, esperto collezionista e studioso, già coautore, insieme a Crocicchio, del volume sulla zecca di Piacenza uscito qualche anno fa. L’argomento per di più è di estremo interesse perché riguarda la serie pontificia, uno dei settori più seguiti della monetazione italiana.
Il libro affronta, infatti, la produzione altomedievale dei pontefici romani, cioè i denari cosiddetti antiquiores, così chiamati nel Settecento ad indicare le monete più antiche tra quelle papali. Questa produzione inizia da Adriano I pontefice, a partire dal 772 (ma l’autore affronta, nella sua introduzione, anche il problema della monetazione precedente di impostazione bizantina riferibile ai pontefici Gregorio III e Zaccaria) per arrivare fin quasi all’anno Mille. Iniziato il nuovo millennio, infatti, la zecca di Roma si prenderà una lunghissima pausa durata oltre due secoli. Per questo motivo gli antiquiores possono essere studiati in modo a sé stante, quasi come fosse un gruppo omogeneo ed isolato rispetto a tutto il resto della produzione pontificia.
Si è detto che l’argomento è di estremo interesse, che necessitava da tempo di un’opera moderna ed aggiornata poiché l’unica monografia specifica sull’argomento era ancora quella di Domenico Promis, Monete dei romani pontefici avanti il Mille, pubblicata nel 1858. Questa monetazione inizia in un periodo assai complesso ed oscuro della storia italiana, quando il papato ancora non si era affermato e le ingerenze degli imperatori carolingi erano molto forti. Queste ingerenze e queste relazioni sono evidenti nelle stesse monete, dove al nome del pontefice da un lato viene contrapposto il nome dell’imperatore dall’altro.
Ci sono poi, spesso, problemi di cronologia con sequenze di pontefici ed imperatori con gli stessi nomi. A ciò si deve aggiungere la grande rarità di molti tipi e la quasi assoluta mancanza di ripostigli documentati e pubblicati che possano aiutare. A coronamento di questo va sottolineato l’annoso problema dei falsi che all’inizio del secolo scorso furono copiosamente prodotti per soddisfare le estenuanti ricerche dei collezionisti. Ancora, a distanza di più di un secolo, per certe monete non si è sicuri se siamo in presenza di pezzi autentici oppure di falsi mentre di alcune tipologie pubblicate a partire dal Settecento addirittura si sono perse le tracce.
Il lavoro fatto da Fusconi, un lavoro di catalogazione e censimento, una semplice rassegna, come egli la definisce nella sua premessa, colma sicuramente una lacuna e forma la base per nuovi approfondimenti.
Il libro, presentato da Alessia Rovelli, si apre con una introduzione storica e numismatica e continua con la scrupolosa analisi dei ritrovamenti contenenti antiquiores. Un intero e corposo capitolo è dedicato al problema dei falsi con segnalazione degli esemplari dubbi passati in importanti aste del passato. Gli esemplari falsi si trovano indicati anche in calce a ciascun pontefice. Per ogni pontefice troviamo la descrizione delle monete, i riferimenti bibliografici, la presenza nelle collezioni pubbliche più importanti e tutti i passaggi in asta a partire dalle prime organizzate nella seconda metà dell’Ottocento. Tutti gli esemplari sono illustrati con ingrandimenti in modo da apprezzarne maggiormente i particolari.
Diversi apparati e la bibliografia completano il volume.
Ripetiamo che il volume costituirà la base essenziale per nuovi lavori sull’argomento e quindi studiosi e collezionisti debbono essere grati a Giorgio Fusconi per aver riordinato un settore molto interessante e, per ragioni sia storiche che numismatiche, confuso.
Giorgio Fusconi
Gli antiquiores romani
Le monete coniate dalla zecca di Roma da Adriano I (772-795) a Benedetto VII (975-983)
Edizioni Varesi
Pavia 2012
21 x 29 cm, 339 pp.
70 euro
Per informazioni:
Numismatica Varesi, Pavia
Tel. 0382 570685
www.varesi.it