CI SONO COLLEZIONISTI CHE HANNO FATTO EPOCA NON SOLO PER QUELLO CHE HANNO MESSO INSIEME MA ANCHE PER QUELLO CHE, CON I LORO SCRITTI, HANNO TRASMESSO AGLI ALTRI CHE CONDIVIDEVANO LA LORO STESSA PASSIONE.
Mi ricordo che tanti anni fa trovai ad un mercatino la ristampa di un piccolo manuale della famosa casa editrice Hoepli. Si intitolava Monete romane ed era firmato da Francesco Gnecchi. E’ stato il mio primo libro e da allora ho cominciato a collezionare. E come me, penso proprio che tanti altri collezionisti conoscono ed apprezzano questo libro.
Gnecchi era nato a Milano l’8 settembre 1847 in una famiglia molto agiata di industriali. Con il fratello Ercole aveva una grande passione, quella per la numismatica. Come noto, Francesco si dedicò alla raccolta delle monete romane, sia repubblicane che imperiali, mentre Ercole si dedicò a quelle italiane.
Si dice che per fare un grande collezionista occorrano tre fattori: tempo (le grandi rarità non si trovano subito…), denaro (le grandi rarità si devono pagare…) e cultura (le grandi rarità si devono riconoscere…). Ebbene sia Francesco che Ercole Gnecchi ebbero tempo, tanto denaro ed erano persone di grande cultura. Così le loro raccolte sono ancora oggi quasi leggendarie. Ercole vendette la sua raccolta di monete italiane all’asta in tre tornate nel 1902 e 1903 tramite la ditta L. & L. Hamburger di Francoforte in Germania. Un’altra vendita all’asta ci fu poi nel 1914 tramite Ratto ma questa volta con un catalogo anonimo. Francesco, invece, conservò la sua collezione fino alla morte avvenuta a Roma il 15 giugno 1919. Nel 1923 lo Stato acquisì la sua collezione che contava oltre 20.000 monete ed è attualmente conservata presso il Museo Nazionale Romano.
Un oscuro episodio macchiò gli ultimi anni della sua vita. Nel 1918 venne accusato di aver venduto materiale ad uso bellico al nemico austriaco ed incarcerato. Fu scagionato completamente soltanto dopo la sua morte. I due fratelli firmarono insieme, nel 1884, Le monete di Milano da Carlo Magno a Vittorio Emanuele II, nel 1887, Le monete dei Trivulzio, e nel 1889, il Saggio di bibliografia numismatica delle zecche italiane medievali e moderne, tutte opere oggi rarissime. Ricchissima di curiosità e notizie, ed ancora oggi di godibile lettura, è la Guida numismatica universale che i due fecero uscire nel 1886. Conteneva indicazioni, consigli ed indirizzi di musei e collezionisti di tutto il mondo. Ritengo la lettura di queste pagine ancora piacevolissima perché ha il sapore di un piccolo mondo antico. La Guida deve aver conosciuto un buon successo editoriale perché ne conosco ben quattro edizioni continuamente accresciute, l’ultima delle quali pubblicata nella famosa collana Hoepli.Ma l’opera per la quale Francesco Gnecchi è ancora oggi universalmente citato è Medaglioni romani, una magnifica impresa editoriale pubblicata nel 1912 in 3 volumi in folio e con 199 belle tavole. Erano e sono chiamati tradizionalmente medaglioni quei larghi moduli in tutti i metalli che non rientrano nella monetazione ordinaria romana dell’Impero. Questa definizione però è piuttosto vaga e l’argomento, ancora oggi, non è stato ancora ben definito. Per il bronzo, per esempio, l’elemento primo e discriminante è la mancanza delle lettere SC ma gli esemplari sia in oro che in argento sono tutti multipli delle comuni monete in circolazione.
Gnecchi fece una eccellente ricerca del materiale considerando l’epoca, i primi del Novecento, tra i principali musei d’Europa. Il risultato fu un libro veramente monumentale che oggi è ricercatissimo sul mercato antiquario ed il cui costo si aggira, secondo la conservazione e la rilegatura, dai 1.500 ai 2.500 euro.
Articolo tratto da Panorama Numismatico 224/dicembre 2007