di Alberto Castellotti
LA CONIAZIONE PUÒ ESSERE DATATA AL 1670, IN OCCASIONE DEL MATRIMONIO TRA ANNA MARIA ALTIERI ED EGIDIO COLONNA.
Incominciamo con la scheda tecnico-descrittiva di questo magnifico e suggestivo esemplare:
Argento; s.d.; diametro mm 52; peso gr. 33,2 circa.Aspetto simile alle piastre pontificie coeve tranne che il peso, un po’ eccedente.
Al diritto, entro un cerchio di foglie di alloro sinistrorse sovrapposto a un sottile cerchio lineare, la leggenda ANNA DE ALTERYS COLVMNA PRINCIPISSA CARBONEANI. Nel campo, un grande stemma tripartito con volute laterali che reggono un baldacchino con festoni floreali, affiancato da due Arpie e sormontato da un’ampia corona principesca. Nella banda di sinistra, una colonna araldicamente riferita all’omonima famiglia romano-laziale; al centro le chiavi decussate sormontate da un padiglione, caratteristiche delle emissioni delle sedi vacanti pontificie e, a destra, lo stemma stellato della famiglia Altieri.
Nella cimasa, fuoriuscente dalla corona, un biscione visconteo con il saraceno nelle fauci, avvinghiato a una colonnina.
Al rovescio, una croce celtica (sic!) da cui si diparte la leggenda SOCIETA.S.IOANNIS DECOLLATI COLL SCIPIONIS. Nel campo, il martirio di san Giovanni Battista; a destra un carnefice, con una corta veste, nell’atto di brandire la spada con la quale ha decapitato (decollato) il santo, inginocchiato in atteggiamento orante, al centro. A sinistra, ad evocare il racconto evangelico, Salomè che regge un piatto sul quale è adagiato il capo mozzato del martire. In alto, un grande grappolo d’uva, simbolo, nella transustanziazione della liturgia cristiana, del sangue di Cristo versato per l’umana redenzione e, in questo caso, di quello del Battista, precursore del sacrificio di Gesù.
Notizie sulla famiglia dei Colonna sono note fin dal XII secolo. Essa possedeva, nel tessuto dell’Urbe, la zona di Trevi fino al mausoleo di Augusto, oltre ad alcuni feudi laziali. I suoi esponenti furono uomini d’arme e cardinali, uno dei quali, Oddone, divenne papa col nome di Martino V(1417-1431).
La famiglia Altieri, anch’essa romana, di nobile e antica origine, rappresentava quella classe media che fondava il proprio patrimonio sulla proprietà fondiaria e sull’allevamento degli ovini detenendo, nello stesso tempo, gli uffici capitolini: caporioni, tutori dell’ordine pubblico, maestri di spade, ecclesiastici. Un loro esponente, a cui seppur indirettamente allude la nostra medaglia, è il cardinale Emilio Bonaventura Altieri, divenuto papa col nome di Clemente X (1670-1676 ).
Le due Arpie, Aello e Ocipite, della mitologia greca, deità alate, personificazioni della bufera e spesso della morte violenta, erano raffigurate con testa, petto e braccia muliebri e corpo di uccello rapace o semplicemente come donne alate. La più frequente rappresentazione di queste creature fantastiche è quella che, nei rilievi sepolcrali greci, ne fa le portatrici di anime nell’oltretomba, con tratti meno malvagi di quelli citati sopra. Un riferimento numismatico che ci viene in mente è la loro presenza su una moneta dei Trivulzio per la zecca di Mesocco, con chiaro riferimento augurale all’immortalità della casata.
Questa elegante medaglia piastriforme fu battuta in qualche esemplare destinato agli invitati in occasione delle nozze di Anna Maria Altieri sotto l’egida della Società romana di San Giovanni Decollato, nel collegio urbano di Scipione, un capopopolo. Le nozze ebbero probabilmente luogo nel 1670; lo sposo era Egidio Colonna, terzo principe di Carbognano, un feudo in provincia di Viterbo. Non conosciamo la data di nascita della principessa, morta nel 1723, mentre ci risulta che il principe nacque nel 1650 (si sposò quindi ventenne) ma morì prematuramente all’età di trentasei anni. Ancora piu’ giovane, forse poco più che una bambina, era la sposa, che gli sopravvisse a lungo ma non sappiamo se si sia rimaritata.
La data presunta degli sponsali l’abbiamo desunta dalla presenza dello stemma di Sede vacante 1670 ed è possibile supporre che l’officiante sia stato proprio il camerlengo, il cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri, probabile parente, forse zio della sposa. Testimone alle nozze fu, verosimilmente, un componente della famiglia romana dei Visconti, imparentata con gli ultimi discendenti di quelli di Milano e partigiana dei Colonna, com’è lecito arguire dalla presenza e dalla collocazione del biscione nell’araldica del diritto.
La Confraternita di San Giovanni Decollato, detta anche della Buona Morte, ebbe origine nel 1244 a Firenze, città di cui San Giovanni Battista è il Patrono. Gli aderenti, ispirandosi alla settima opera di misercordia corporale, si dedicavano al seppellimento dei defunti, soprattutto quelli meno abbienti e, successivamente, ad assistere fino al momento del trapasso i condannati a morte assicurandone, dopo il supplizio, la cremazione delle teste mozzate e la inumazione delle loro spoglie mortali.
A Roma è nota una chiesa dedicata appunto a San Giovanni decollato, nel rione Ripa, nella via omonima detta anticamente Sancta Maria in Fovea (Fossa, in riferimento alle sepolture), sorta nel 1488 per concessione della Confraternita e ricostruita nel 1504.
Tra le varie facoltà della Confraternita, vi era anche quella di liberare, in occasione di grandi solennità o di fausti eventi, un condannato alla pena capitale (termine derivante dal latino caput, testa, riguardante, cioè, il supplizio della decapitazione). Uno di questi eventi liberatori, del quale era il graziato stesso ad essere l’arbitro, attraverso un macabro rituale di estrazione a sorte, accompagnò certamente il festoso evento delle nozze celebrato dalla nostra medaglia.
Articolo tratto da Panorama Numismatico nr.326 – Marzo 2017