RARISSIMI NOMINALI DELLA MONETAZIONE RUSSA
di Giuseppe Carucci
Quando si parla di monete russe di grande calibro e in metallo pregiato una sola è la parola che viene in mente: rublo! Senza andare troppo indietro nel tempo, partendo dal 1700 troviamo un due rubli d’oro giù nel 1718 (precedentemente in oro si coniava il cervonetz e il doppio cervonetz, del peso di 3,5 e 6,9 grammi rispettivamente) e un rublo d’argento nel 1704, quindi durante il regno di Pietro il Grande.
E così fu fino alla caduta della dinastia Romanov avvenuta nel 1917. Le ultime monete d’oro da 5 e 10 rubli furono coniate nel 1911 mentre l’ultimo rublo d’argento è datato 1915. Ma anche dopo la caduta dello zarismo (questa parola nella sua traduzione più letterale, ma non la più esatta, vorrebbe dire “cesarismo”, poiché la parola zar, o czar, è l’equivalente russo-slava della parola “cesare”. Quindi lo zarismo è il regime a capo del quale c’è un cesare, ovvero un imperatore), il rublo rimase la valuta della Repubblica Sovietica Russa (1917-1923), dell’Unione Sovietica (19223-1992), ed è tuttora la valuta della Russia odierna, che si usa definire “democratica”, sopravvivendo quindi a grandi cataclismi storico-politici.
Il rublo tuttavia dovette combattere le sue brave battaglie per la propria sopravvivenza, per non farsi affiancare (per l’argento) e addirittura soppiantare (per l’oro) da altri nominali con nomi diversi.
Infatti sul finire del Setteceno e nell’Ottocento ci furono, da parte delle autorità monetarie e governative russe, intenzioni e profeti tesi alla coniazione di monete che avessero nomi diversi dal rublo, e ciò per diversi motivi. Parliamo di monete che si chiama efimki e rusi.
Con la parola efimki, che al singolare da efimok, venivano chiamati in Russia i talleri europei, soprattutto degli stati tedeschi i quali avevano con la Russia degli zar rapporti economici e politici molto stretti ance per ragioni dinastiche. Basti pensare al fatto che le mogli di tutti figli zar erano principesse tedesche e che quindi i loro figli maggiori, destinati di volta in volta alla successione, non solo avevano sangue tedesco ma prendevano in moglie sempre nobildonne tedesche. L’ultimo zar, Nicola II, e l’ultimo Kaiser, Guglielmo II erano cugini e nel loro epistolario di chiamavano affettuosamente Niki e Willy, salvo poi a scannarsi e a far scannare i loro popoli durante la Prima Guerra Mondiale. Ma tornando alla moneta, per i motivi storici brevemente esposti, si capisce come i talleri tedeschi fossero presenti in Russia in buona quantità ed erano conosciuti dalla popolazione. Nel 1798, nel terzo anno di regno di Paolo I, la zecca di San Pietroburgo coniò una moneta, denominata efimok, corrispondente come dimensioni, titolo d’argento e peso sia al tallero sia a quella che sarebbe stata una moneta da un rublo una moneta di valore superiore che corrispondesse al tallero.
Segue l’articolo completo in formato PDF, tratto da Panorama Numismatico 173/Aprile 2003