PAGINE DI STORIA DEL MESSICO ATTRAVERSO LE EMISSIONI MONETARIE.
Il Messico vanta un primato che pensiamo nessun paese potrà mai eguagliare, quello di aver giustiziato due imperatori a 43 anni di distanza l’uno dall’altro, il primo nel 1824, il secondo nel 1867.
Il caso certo più noto di imperatore messo a morte è quello dello zar Nicola II di Russia ucciso insieme a tutta la sua famiglia a Ekaterinburg il 16 luglio del 1918 dai bolscevichi. Altri non ce ne vengono alla mente. Dei due imperatori messicani fucilati, il più noto è certamente il secondo, Massimiliano d’Asburgo, fratello minore dell’imperatore Francesco Giuseppe, cui il Carducci dedicò una famosa ode, mentre Augustin de Iturbide viene citato al più in qualche riga, se non semplicemente in una nota a piè di pagina, sui manuali liceali di storia. Può capitare così che qualcuno si imbatta in una moneta messicana con una testa nuda di profilo circondata dalla scritta “AUGUSTINUS DEI PROVIDENTIA”, senza sapere chi sia il personaggio effigiato. Sebbene abbia regnato per due anni soltanto, questo sovrano emise una serie completa di monete in rame, argento e oro la cui quantità non è nota, ma probabilmente ammonta in tutto a qualche milione di pezzi.
Al servizio degli spagnoli, poi eroe dell’indipendenza messicana fino al trono imperiale… e al plotone d’esecuzione
Il nobile Augustin de Iturbide, nato nel 1783, era ufficiale sotto gli spagnoli e partecipò alla repressione dei primi moti indipendentisti intorno al 1815. In seguito passò dalla parte degli insorti, alla cui testa entrò come liberatore a Città del Messico nel 1821, da dove annunciò l’indipendenza del paese. Di lì a poco se ne proclamò imperatore con l’appoggio dei latifondisti, anche se lanciò un programma dai toni populisti.
La sua monetazione reca le date del 1821, 1822 e 1823 e comprende:
– due divisionali in bronzo da 1/8 e 1/4 di real, coniati dalla zecca di Nueva Vizcaya;
– quatto pezzi in argento da 1/2, 1, 2 e 8 reales (uno scudo) coniati nella zecca di Città del Messico;
– due pezzi in oro da 4 e 8 scudi, pure della zecca di Città del Messico.
I divisionali minori mostrano al recto uno stemma coronato con il valore e, al verso, l’indicazione della zecca. Quelli in argento con titolo 903/1000, recano al recto la testa nuda a destra del sovrano, come detto, con la scritta “AUGUSTINUS DEI PROVIDENTIA”, il millesimo e il simbolo della zecca (M°). Al verso, il simbolo del Messico indipendente, l’aquila che sovrasta un cactus, la scritta “IMPERATOR CONSTITUT.”, il valore e la sigla J.M. per lo zecchiere Joaquin Davila Madrid. Del pezzo maggiore in argento esistono due tipi principali che si differenziano per il disegno dell’aquila, modificato così da renderla più aggressiva e rapace, mentre almeno 5 varianti sono presenti per quanto riguarda la scritta “PROV.”, in luogo di “PROVIDENTIA”, al recto, e la posizione della sigla dello zecchiere al verso.
I due pezzi in oro con titolo 835/1000, mostrano al recto la consueta testa nuda volta a destra e, al verso, l’aquila sul cactus, che nei 4 scudi e in uno dei due tipi degli 8 scudi risulta chiusa in un ovale. Dal punto di vista commerciale segnaliamo che sono abbastanza comuni e poco costosi i pezzi da 1/8 di real, 1/2 real e 2 reales, mentre occorrono da 200 a 500 euro, a seconda dello stato di conservazione, per il real e gli 8 reales; assai di rado compaiono invece sul mercato i pezzi in oro, per cui non sapremmo darne una valutazione; riteniamo si tratti comunque di cifre alla portata di pochi collezionisti soltanto.
Durante il regno di Iturbide vide anche la luce la prima moneta cartacea messicana. Si tratta di banconote da 1, 2, 10 pesos emesse nel 1823 per far fronte alla grave carenza di argento e oro in cui si dibatteva Augustin durante gli ultimi mesi del suo precario governo. Stampate su una sola faccia su carta di buona qualità, recano la scritta “L’IMPERO MESSICANO promette di pagare la quantità di UN PESO MESSICANO, in base al decreto del 20 Dicembre 1822”. Il pezzo reca la numerazione a mano, nel nostro caso di 5 cifre, il che starebbe ad indicare una emissione abbastanza limitata. Poco dopo essere salito al trono, Augustin si trovò a fronteggiare una serie di rivolte dei suoi stessi generali che senza troppe difficoltà lo spodestarono costringendolo ad un precipitoso esilio.
Segue: articolo completo in formato pdf tratto da Panorama Numismatico nr.285, Giugno 2013