di Gionata Barbieri – da Panorama Numismatico nr.258 / gennaio 2011
IL FENOMENO DELLA FALSIFICAZIONE DEL MONETATO FU LARGAMENTE DIFFUSO: ECCO DEGLI OGGETTIVI RISCONTRI DIMOSTRATIVI.
In molte opere inerenti la monetazione catalano-aragonese napoletana (alcune delle quali riportate in bibliografia) spesso si fa riferimento alla presenza nel circolante monetario di una cospicua quantità di falsi, tipicamente imitante il nominale più basso ma anche il più diffuso tra le masse popolari, ossia il cavallo.
Il cavallo fu coniato per la prima volta nel 1472, con ordine inviato alla Regia Camera il 16 febbraio da parte di Ferdinando I (o Ferrante, regnabat 1458-1494), ma il successo e la fama della moneta, già riscossi quasi subito dopo la sua coniazione, portarono a tentativi di falsificazione sia nei territori del regno napoletano che nelle aree confinanti.
Sicuramente il nominale cavallo fu istituito con l’intenzione di conseguire “equità” e “giustizia” (da cui la legenda EQVITAS REGNI), una sorta di garanzia data dalla moneta stessa, quasi di rame puro, che rendeva difficoltosa la frode da parte delle autorità addette alle coniazioni e da parte dello Stato, come invece avveniva per esempio con il biglione, ufficialmente contenente una certa quantità di fino, variabile secondo le epoche, ma che in concreto era spessissimo ben al di sotto di questo margine prefissato, sia in senso assoluto che mediato sull’intera serie monetale prodotta. Complessivamente frodi di questo tipo si riversavano e gravavano sulle spalle del popolo minuto, principale fruitore della moneta “vile”, ossia quella che era quasi priva o totalmente mancante di metallo prezioso (argento) nella mistura componente la moneta. Gli stessi regnanti erano solitamente consapevoli e conniventi dei fenomeni legati alla truffa dell’intrinseco componente la moneta spicciola, e blandi o assenti erano i provvedimenti in materia poiché la minusvalenza del fino effettivo, rispetto a quello dichiarato, produceva un arricchimento notevole delle casse reali, facilmente immaginabile riflettendo in proporzione alla mole delle coniazioni.
Agli ottimi propositi di Ferrante d’Aragona, però, non seguirono i fatti, almeno da un certo punto in poi, ossia subito dopo un iniziale successo del cavallo. Infatti già dalle stesse zecche del regno napoletano cominciarono a fuoriuscire numerosi cavalli ben al di sotto del peso medio (anche se talvolta si ravvisa l’esistenza di pesi che lo eccedono) e corrispondente a circa 1,78 grammi, a volte mal coniati e deturpati della regolarità che li caratterizzò nei primi tempi. Il fenomeno divenne massiccio e copioso con i sovrani successivi, fino a parte del regno di Federico (regnabat 1496-1501), direi di proporzioni spaventose nel travagliato periodo di guerra tra l’occupante e pretendente francese Carlo VIII ed il legittimo sovrano Ferrandino (periodo 1495-1496). Uno scenario di circolazione basato su di una moneta sempre più svilita, ribattuta, deturpata nell’estetica e nella forma, poteva essere ad hoc per lo smistamento di esemplari falsi, in quanto non agevolmente riconoscibili.
Si è quindi di frequente discusso di questi falsi storici ma nella pratica pochissimi sono gli esemplari che effettivamente sono stati riconosciuti come tali. In tal sede allora propongo all’attenzione degli studiosi e dei collezionisti di moneta catalano-aragonese napoletana due esemplari, uno fotografato ed apparso in vendita in una nota casa d’asta europea, l’altro molto simile, di cui non dispongo di immagini ma per il quale mi è possibile dare una descrizione dettagliata.
Il primo (fig. 1) sin dalla vendita è stato descritto come “cavallo di stile diverso dal solito”, quindi l’esperienza della casa d’asta aveva portato giustamente ad individuare subito qualche stranezza in esso. Effettivamente l’anomalia c’era e consisteva nel fatto che la moneta rappresenta appunto un falso d’epoca. Il tipo presenta al dritto il busto coronato di Ferdinando I verso destra, con legenda solo parzialmente leggibile per la bassa conservazione: […]N[…] REX. Il volto del sovrano è deforme, poco curato nei dettagli o addirittura quasi abbozzato nella capigliatura. Al rovescio vi è un cavallo andante verso destra, appesantito, goffo, anti-estetico rispetto agli slanciati cavalli delle monete originali. Il corpo è tozzo, così come le zampe, la criniera è composta di una successione di piccole figure poligonali, ed anche la mandibola è estremamente abbozzata. La coda addirittura ha spessore vuoto (cioè la figura non è piena) ed è arricciata. Sopra il cavallo si riscontra una rosetta sbavata ed all’esergo sempre tra rosette dello stesso tipo la T, che simula l’iniziale del maestro della regia zecca Gian Carlo Tramontano. La legenda intelligibile è […]VITAS REG[…] di fattura un po’ incerta ed indecisa.
Ho avuto il piacere di osservare l’altra moneta, di cui come già scritto non posseggo immagini, per concessione di un collezionista svizzero incontrato ad una nota manifestazione numismatica. La moneta è sia per raffigurazione al dritto che per il rovescio, molto simile a quella descritta in precedenza, altrettanto priva di grazia nelle forme, ma soprattutto recante al dritto legenda FERTIRRANDVS (sic!) REX, cioè una forma mista e modificata di FERDINANDVS e FERRANDVS, evidente sintomo di indecisione del falsario nell’esecuzione della legenda e testimone, con la moneta di Fig. 1, di una produzione di questa tipologia di falsi in una fase successiva al 1488, anno dell’investitura della carica di maestro di zecca da parte del Tramontano.
Il peso del primo pezzo mi è ignoto, il secondo invece si attesta a 0,69 grammi.
Auspico che questo breve articolo porti la comunità numismatica a proporre nuovi esempi di falsi cavalli, i quali certamente hanno pesantemente contaminato il flusso monetario corrente all’epoca.
Bibliografia essenziale
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One Comment
cordiano
Vuol dire che se incontro un “cavallo” pongo attenzione al nitrito. Grazie delle informazioni, interessanti e curiose. Saluti. cordiano