Articoli su argomenti vari legati alla numismatica, alle monete e alle medaglie. Articoli di costume, usanze e curiosità numismatiche.
I falsi gulden e rubli di Napoleone
La falsificazione nella cartamoneta è vecchia quanto lo è la sua storia. I primi biglietti cinesi recavano impresse le terribili minacce della legge del Gran Khan, rivolte a chi avesse tentato di falsificarli (probabilmente perché qualcuno c’era già riuscito): i daler di Johan Palmstruch, le prime banconote europee, vennero falsificati dopo poco tempo dalla loro emissione, nonostante fossero dotati di ben dieci firme manoscritte e sigilli in ceralacca.
Scarica articolo completo Sulla falsificazione della cartamoneta a scopo politico tratto da Panorama Numismatico nr.109/giugno 1997. Articolo richiesto da una nostra lettrice.
Recentemente una curiosa notizia ha attratto la mia attenzione di numismatico impenitente. I fatti risalgono al maggio 2015 quando una ragazza si recò in un negozio di Reggio Emilia per comprare un iPhone. Al momento di pagare utilizzò dieci banconote da 20 euro che insospettirono il negoziante. Chiamata la polizia la ragazza venne denunciata per spaccio di banconote false. Niente di nuovo sotto il sole ma la novità riguarda la notizia apparsa recentemente (marzo 2017). Visto che le banconote erano falsificate in modo decisamente maldestro, tra l’altro avevano tutte lo stesso numero di serie, il difensore e il pubblico ministero hanno chiesto l’assoluzione. Il giudice è stato dello stesso parere quindi l’imputata è stata assolta perché l’approssimazione della contraffazione escludeva la responsabilità penale di chi spende le banconote. La cassazione ha infatti stabilito, con sentenza 23 agosto 2012 n. 33214 (Cass. Pen. Sez. V), che « …il falso grossolano non punibile è soltanto quello facilmente riconoscibile ictus oculi anche da persone del tutto sprovvedute, mentre non è tale quello che richiede una certa attenzione per il riconoscimento della falsificazione…» In poche parole, una falsificazione grossolana esclude la responsabilità penale di chi diffonde le banconote. Se una persona è talmente ingenua da accettare cartamoneta palesemente falsa sono fatti suoi.
Segue articolo completo Banconote troppo false in formato pdf tratto da Panorama Numismatico nr.328 – Maggio 2017
L’IMMAGINE DELLA FORTUNA COME VENNE RAPPRESENTATA SULLE MONETE DALL’ANTICHITà ALL’EPOCA RINASCIMENTALE.
La Fortuna nell’antichità
Nella mitologia greca l’archetipo di questa personificazione divina è rappresentato dalla Tyche (dall’etimologia: “accadere in sorte”), figlia di Oceano e di Tetide, una figura femminile drappeggiata e sovente turrita venerata come divinità civica delegata a proteggere dagli eventi negativi, il cui modello era la statua bronzea, ora perduta, opera dello scultore Eutychides. Nella mitologia romana, derivata da quella greca, la Fortuna prende maggiormente i connotati della dea degli esiti favorevoli nei casi della vita.
La sua origine sembra molto antica, addirittura precedente la fondazione dell’Urbe, anche se i Romani attribuivano l’istituzione del suo culto a Servio Tullio, fra i sette re il più favorito dalla Fortuna, il quale, con beneficio di inventario, le dedicò ben 26 templi, ciascuno con una diversa motivazione. La leggenda vuole che questa divinità lo amasse, benchè la sua natura fosse mortale, e che gli facesse periodicamente visita a domicilio entrando per uno stretto pertugio nella sua stanza.
Marco Tullio Cicerone, nel De Divinatione (XLI, 85-86), narra di un luogo sacro dove gli aruspici estraevano da una roccia, incise su legno di quercia, le sorti migliori, per ispirazione, della dea Fortuna e che proprio là fosse stato edificato un tempio, il primo di una lunga serie.
Scarica articolo completo in formato PDF I VARI VOLTI DELLA FORTUNA anteprima da Panorama Numismatico nr. 328 di Maggio 2017
Le isole Cook hanno emesso una moneta da 2 dollari 2016 in argento (15,57 g, 2.500 pezzi), con finitura in antico, decisamente particolare. Al dritto si trova la consueta figura della regina Elisabetta II, mentre sul rovescio è raffigurato, in modo dettagliato e in alto rilievo, un cratere da impatto, sul pezzo è anche inserito un autentico frammento del meteorite Tamdakht. La moneta ha inoltre la particolarità di avere un piccolo foro, che si protende verso l’esterno sull’altro lato, per rendere al meglio e accentuare l’effetto dell’impatto con la Terra. Il meteorite Tamdakht è caduto in Marocco, il 20 dicembre 2008, nei pressi di Ouarzazate, il suo nome deriva da un piccolo villaggio che si trova vicino al luogo dell’impatto. I frammenti sono stati ritrovati su una superficie di circa 25 chilometri quadrati, all’interno della quale sono stati trovati crateri d’impatto. L’inserimento di un frammento di meteorite in una moneta non è sicuramente una novità, da almeno una decina d’anni sono commercializzati pezzi di questo tipo; innovativo il modo in cui è stato raffigurato il cratere d’impatto.
Chi frequenta i mercatini dell’antiquariato può avere la fortuna di trovare qualcosa di interessante per coltivare la propria passione. Rovistando tra i volumi accatastati su un tavolo pieno di cianfrusaglie mi è capitato in mano un volumetto di color verde militare, in parte sbiadito, ma che ha subito catturato la mia attenzione. Sulla copertina si legge: GOVERNO DELLA CIRENAICA – UFFICIO STUDI (rapporti e monografie coloniali, serie 1a – N. 6 – agosto 1924) – Manualetto numismatico per la Cirenaica, Bengasi MCMXXIV. Silvio Ferri, nell’avvertenza iniziale, scrive: «Il presente libretto ha il modestissimo scopo di offrire ai numerosi dilettanti numismatici della Colonia un indirizzo e un aiuto; colla speranza che, aiutando ed incanalando attività finora indipendenti e disperse, ne possano ritrarre un qualche giovamento anche le Collezioni dello Stato; giacchè non è un mistero per nessuno che il regolamento, forse troppo draconiano, sugli oggetti archeologici ha fatto completamente sparire dal mercato le monete; ed è chiaro che il controllo non potrà tornare ad essere esercitato se non incoraggiando e in qualche modo legalizzando il raccogliere privato.» Il piccolo manuale, stampato a Roma dallo stabilimento tipografico Riccardo Garroni, ovviamente non aveva la pretesa di illustrare tutte le monete reperibili in Cirenaica ma, semplicemente, cercava di dare massima visibilità e diffusione alle monete greche locali. Le pagine di testo sono solamente quarantotto, alle quali sono aggiunte XXVIII tavole con disegni di 520 monete. Sono proprio queste tavole che hanno catturato la mia attenzione, in particolare i bei disegni dei nominali con l’immagine della pianta del silfio.